DI WALTER GALASSO
PARLI DI UN ANGELO E SPUNTANO I RICCIOLI
Imperversa un uggioso caldo in una porzione del Bel Paese, nella morsa d’uno scirocco appiccicoso. Chiara, universitaria e pendolare -‘Casa – Facoltà’, andata e ritorno, quasi ogni giorno-, sale a bordo d’un ‘REGIONALE’. Si sistema nel vagone 7. Lei è in una Stimmung rosa, al contrario d’una sciura, Jasmine, in mood polemico, che ha da ridire sul convoglio -quasi come una trinariciuta giacobina possa maledire una dittatura in un leviatano delle banane- e sparla con una passeggera, Teresa, che si è incautamente seduta vicino a lei.
Abrégé del mugugno: mezzo da 4 in pagella, sta a un omologo straniero -quello su cui ella ha goduto lo scorso weekend, quando è andata a Parigi per comprare un profumo che si trova solo alle pendici della Tour Eiffel- come bigiotteria a gioiello, è robaccia, accia davvero, da trentesimo mondo, l’aria condizionata -posto che ci sia- sciopera come i perdigiorno tutelati da qualche sindacato bravo solo a urlare bau bau. “Senta, scusi, controllore, buonuomo, la può accendere, c’è un caldo boia e si fa la sauna”, e lui, facendo spallucce e dissimulando quanto e come in basso gli stiano girando, “è già azionata, signora”, urbano, noblesse oblige, educatissimo come si confà a uno statale modello, e nella privacy dei pensieri ‘ma vaff…’.
Comma 2 -dopo la pars destruens non guasta la construens-: come mai molti tollerano ‘sto schifo?, evidentemente si sono abituati a pensare che il lusso lavori altrove, urge una class action, magari un esposto all’ONU, piuttosto che un civettuolo sit-in e un flash mob davanti a Palazzo Chigi, con sbandieratori e majorettes al servizio del cahier de doléances, in una kermesse, virale nella Rete prima ancora di accadere ontologicamente nella realtà, da spedire alla CNN, per darle una eco inter…Terry comincia a temere di aver sbagliato posto. Emigrare, mettendosi a distanza di sicurezza da ‘sta…? Uhm, ormai è tardi, le sembra che stia male cambiare sedile in un work in progress della sua routine, pazienza se sciropparsi la vicina potrà cagionarle stress, lei è una viaggiatrice pia, a chi la molesta porge l’altra guancia. E dire che suo marito, Gino, la reputa spesso una santippe. Con una come questa si sarebbe dovuto sposare, altro che! Avrebbe divorziato prima del viaggio di nozze, durante il primo taglio della wedding cake.
Chiara, seduta a 3 m e 27 cm dall’incazzata viaggiatrice -calcolando la distanza dal piede sinistro della prima a quello destro della seconda-, non può non averne sentito le inviperite esternazioni, che sono entrate nelle sue orecchie quasi al 100% dei decibel, ma le ha ascoltate poco e niente. Quello sfogo nella parte razionale del suo udito quasi non s’è fatto notare, avendo qualcosa in comune con quel che, a Isola Liri, capita alla signora Gina, la quale, residente nelle adiacenze della bella e famosa cascata, ha più volte dichiarato ch’ella ormai non ci fa più caso. Jasmine, sclerando, è sbottata in critiche che, sebbene al vetriolo, sono arrivate (alle orecchie della ventenne) ovattate, come segnali remoti e privi di sufficiente contenuto semantico. Vicine e lontanissime al tempo stesso, separate da una distanza ideale molto più netta del décalage anagrafico fra l’adulta signora e la donzella senza una ruga una. C’è un perché, che non c’entra con la differenza di mentalità, né con altri argomenti parimenti mattoni. La seconda in questi giorni è al settimo cielo, perché quel birichino di Cupido…
Si è messa con un principe azzurro, Gianni P., un fusto con glamour, un trendy figo, che le piace assai. Campione, per giunta, pure nelle gerarchie dello Stato. Il tipo, infatti, è un astro nascente del Palazzo, un enfant prodige della politica, assurto recentemente a una notevole poltrona. Enfant relativamente, si intende. L’uomo, infatti, ha 34 anni. Il think tank di storiche amiche di Chiara, quando lei gliene ha parlato, facendo vedere ai loro occhi sei sue foto e presentandone a grandi linee l’identità sociale, ha avallato la scelta ma con un caveat. A livello di estetica hanno esibito un pollice dritto, come in autostop, ma il thumb s’è capovolto, e le loro mani parevano una fila di stalattiti nella grotta della Zinzulusa, in riferimento alla sua data di nascita. Le assennate borghesi, infatti, hanno reputato quasi 3 lustri di differenza un neo. Non grave, eh!, in amor tutto è concesso, al cuor non si comanda, ma, al netto di questa attenuante generica, cara Chiara, forse uno stallone meno adulto è più stracult. La romantica eroina, registrato il ‘nì’, ha abbozzato, anche perché lei, psiche dem e illuministica, si batterebbe a duello con una bulla per difendere la libertà di pensiero di chi la pensa in modo diametralmente opposto, però, capatosta, ha ordinato al suo cervello di aprire in sé un tunnel per consentire alla riserva, entrata dall’orecchio sinistro, di percorrere il traforo e uscire, senza allignare, da quello destro. Morale della fiaba: non solo sta ancora insieme al signor assessore, non solo hanno già avuto un rapporto completo -e non protetto, perché lei, in una strategia contraccettiva naturale, ha fatto calcoli relativi al ciclo mestruale, seguendo il metodo del calendario (Ogino-Knaus)-, ma ogni dì la coppia è più coesa rispetto al giorno precedente.
Lui, in un momento d’intimità in un’alcova insolita -all’insegna dello slogan ‘O famo strano’-, ha giurato che le dona non dedizione: di più. ‘Ammore’ eterno, lei e soltanto lei nel suo cuore, fedele come l’edera, eccetera eccetera. Chiara, e ne ha ben donde, è in brodo di giuggiole.
Non fa testo un irrilevante neo nell’acquiescenza del suo cappato cavaliere. Ieri l’altro è stato il genetliaco della verde girl, e (non ‘ma’, perché il divo aveva un improcrastinabile impegno di lavoro) la sua virile metà s’è collegata con la festa da remoto. Un milione di scuse dal giovane, ma la sua dulcinea l’ha rassicurato, no problem, ché un assente giustificatissimo non porta pene. Ci sta, si sa che un mandarino in carriera è oberato d’impegni in corvé di serie A. Tra l’altro l’assessore le ha proposto e promesso di festeggiare, loro soltanto, due cuori e una suite executive, una specie di compleanno bis, sabato prossimo, in un bellissimo posto, un vero eldorado, di cui le preciserà il nome solo poco prima di accompagnarla lì, per giocare alla suspense, così come il brillante giovane, che ha già da tempo comprato un regalo da mille e una notte, e lì glielo darà, vuole mantenere il più assoluto riserbo sull’entità del gadget, per far lievitare ulteriormente l’effetto sorpresa. L’ eroe le ha proposto questa ‘road map’, chiedendole retoricamente se fosse di suo gradimento, e lei ha esultato, un sì fatto non di parole ma di salti di gioia, prima ancora che la squisita domanda finisse.
Abbondano, dunque, i motivi onde la ragazza -che nell’amare il suo uomo lo crede er mejo fico der bigonzo, il sosia di un angelo, per giunta in una Giunta- adesso può essere felice. Di uno non è consapevole: lei è stata splendida nel chiudere un occhio sull’assenza del vip macho alla sua festa e lui, ricambiando a modo suo il beau geste, ha deciso, dicendole una bugia a fin di bene, di aggiungere oggi, alla preannunciata sorpresa del fine settimana, un colpo di scena che sta a quella come un ottimo hors-d’oeuvre alle successive pietanze in un pantagruelico banchetto. Il poetico mandrillo, che ieri sera, per depistarla, le ha parlato della sua necessità di stare l’indomani a Roma, adesso, mentre la sua bella è ignara nel settimo vagone, sale a bordo, nella prima carrozza. Perfettamente al corrente di questo viaggio della sua principessa, ha qualche ora di tempo libero e vuole fra un po’ materializzarsi al suo cospetto, wow!, e donarle non solo un ghiotto, ameno choc, un’altra prova provata di quanto l’adori, ma anche il regalo di cui sopra [un diamante atto a farle strabuzzare gli occhi cerulei]. Il tutto davanti a molti amici della fidanzata, il che, se tanto gli dà tanto, aumenterà la sua gioia per il bellissimo imprevisto -lei sta parlando, estatica trasognata e apologetica, del suo putto superman, a un’amica che l’asseconda, e fra un po’ nella scena l’angelo comparirà con i suoi riccioli-. Una pianificazione così minuziosa ed efficiente che pure una persona che non lo conosca affatto, vedendolo per la prima volta e coinvolta nel quiz ‘secondo te questo sconosciuto è un pittore, un politico, un disoccupato o un sacerdote senza clergyman?’, a botta sicura, di getto, senza irre orre, direbbe ‘la seconda, e mo sgancia il premio’.
‘YAWNS’, ‘BLACK BELT’ DI TASTIERE QWERTY E L”ANTICA’ BIC DI UNA BRUNA TRENDY
Nella temporalità di questa parte del mondo trionfa il mattino, che ha sicuramente l’oro in bocca, ma per il momento lo nasconde dietro qualche dente. Sul treno regionale, corridore nell’Italia centrale, si moltiplicano negative emoticon sul volto di eterogenei viaggiatori, mentre ai lati dei convogli il paesaggio, qua e là ammantato d’una malandrina nebbia, par che faccia pendant con quei simboli di stand-by del brio. Forse non tutti hanno dormito benone, qualcuno ha fatto le ore piccole per divertirsi in qualche pub, mentre qualche secchione s’è tuffato stoicamente in uno studio erogato al chiaro di luna, agli antipodi dei crapuloni by night, ma idem il risultato a posteriori: borse sotto gli occhi. Alcuni soggetti, per raggiungere a piedi la stazione partendo da un’abitazione ubicata a qualche chilometro dallo scalo, hanno dovuto effettuare una vera e propria maratona, con un’andatura spedita che può aver spossato la muscolatura. È chiaro che, una volta arrivati sul mezzo pubblico, questa fatica è venuta a galla. Molti si appisolano, altri, in un minor grado di rincoglionimento, non saltano in braccio a Morfeo ma si deconcentrano e spalancano la bocca in quella mimica grotta che gli inglesi definiscono -in una specie di azzeccata onomatopea- ‘yawn’.
Fa eccezione, nel popolo di questo viaggio, Gianni. Prima di mettersi alla ricerca della sua bella ha da inviare un’articolata e-mail, a un alto papavero del Potere regionale. Non gli occorrerà molto, però ‘non molto’ è comunque più di ‘niente’. Il giovane sta scrivendo su un personal computer con una spettacolare velocità: da taluni amici -aficionados, id est leccaculo- è stato definito cintura nera di dattilografia. Evidentemente costoro associano una combattente energia a dita che pigiano parole su una tastiera QWERTY. E l’avversario? Chi può essere, in questa favolosa captatio benevolentiae, l’antagonista di un uomo che sappia zappare su un notebook ad alta velocità? Una plausibile risposta: un soggetto lillipuziano, mezzo alieno che, quando quel politico lavora su quei tasti come un musicista suoni su un piano -similitudine legittima-, tenti di sabotarne l’operato intellettuale. Alcuni, affetti più che da invidia da piaggeria, virus cento volte peggiore, hanno chiesto all’Ass. come faccia a essere così rapido quando redige un testo sul suo PC -uno gli ha addirittura domandato se sia utile tagliarsi spesso le unghie per pestare con più efficacia quei quadratini alfanumerici-, ma l’asso, con l’aria di chi sveli un incredibile segreto, ha risposto: “La radice di molte forme di velocità, di questa come di tante altre, è nell’atteggiamento mentale. Chi procede come una testuggine deve imputare la propria lentezza soprattutto ai freni che partono dal suo cervello”. Discorsi un po’ complicati, e infatti se li facesse in un comizio elettorale -situazione in cui è l’oratore a dover più leccare-, non farebbe proseliti lungo questo crinale argomentativo, perché i soggetti che lo circondano se non siano postulanti non vogliono assimilare teoremi astrusi per diventare migliori. O si può fare il salto di qualità con un trucco facile facile, oppure, se l’evoluzione costi troppa sofferenza teoretica, allora meglio restare somari, goffi dattilografi, operativi con un dito alla volta.
È primavera, l’estate alle porte bussa sulle coscienze come un’ospite attesissima dai proprietari di quei pensieri. Oggi, però, il clima non è dei migliori. All’arrivo della stella diana, mentre in qualche pollaio urbano un gallo spaccone si è prodotto nel rito del suo squillante ‘chicchirichì’ -famoso e suggestivo, capeggia da millenni la hit parade dei versi animaleschi-, dal cielo è caduta una sorprendente pioggia, fitta e poco rumorosa, tanto che qualcuno, uscito di casa senza verificare che tempo fuori facesse, si è trovato, una volta evaso dal portone del suo palazzo, sotto l’acqua e senza ombrello. La temperatura, però, resta mite, quantunque ‘sta cappa di umidità e il nero di nuvole aggressive impediscano a molti di gustarsi al cento per cento questi 24 gradi.
In un vagone non lungi dalla motrice, il terzo, si è sistemata una donna bruna, Sally. Pendolare, ma di serie A, su e giù con mezzo privato. È la prima volta, da due anni, che viaggia su un treno regionale. Ha dovuto, obtorto collo, perché quando prima è andata, come al solito, a prendere la sua berlina, l’ha trovata, quasi scioccata, con le gomme a terra. Anni 44, portati benissimo. Davvero una bella donna. Il suo look, pur non essendo connotato da peculiarità stupefacenti, indurrebbe a fiumi di parole uno di quegli scrittori che, adorando descrizioni circostanziate, dipingono per molte pagine la mise di un personaggio, in una performance della precisione. Inforca una scura montatura di occhiali da vista, al suo collo è appesa una collana complicata e rococò, il suo abbigliamento è per lo più antracite, ma si tira dietro un trequarti rosso, in un abbinamento incentrato su una vistosa antitesi.
Questa passeggera ha un’aria assorta, sta vergando centinaia di parole su fogli stropicciati, usando una bic a punta fine. Qualcuno si potrebbe sorprendere e la potrebbe definire ‘antica’: pare che, atteso il larghissimo uso di computer, l’utilizzo della scrittura manuale in corsivo stia calando sui continenti del pianeta Terra, sicché possiamo includere questa cittadina nella pleiade di coraggiosi sostenitori di abitudini classiche. Caspita!, è davvero affascinante e piena di sex appeal nei nervosi andamenti del suo polso, il bianco di quelle pagine viene gradatamente riempito dalla sua penna con un brio che potrebbe affascinare e incantare qualche spettatore. Questa lavoratrice è innegabilmente chic nelle movenze del suo impegno, e il fatto che stia masticando una caramella, forse alla menta piperita, non ne ridimensiona lo charme. Se si chieda a dieci persone che la vedano e non la conoscano quale professione secondo loro ella svolge -sondaggio simile all’indovinello di cui sopra-, è probabile che otto rispondano ‘professoressa’. Sembra proprio una docente, ha il physique du rȏle per aprire un registro e segnare voti, interrogare e programmare compiti scritti.
Il suo nome, nella mente di chi la percepisca per la prima volta, è uno strano mistero -ci sono, infatti, anche i misteri assolutamente normali…-, perché, pur lei mai impassibile, è impossibile immaginare come si possa chiamare, non dà l’idea di una Anna o una Federica o una Giulia, men che meno d’una Sally, nome non molto diffuso, a parte l’arte di Vasco. Rispetto a sei anni fa le sue rughe sono diminuite, e allora o si è fatta un lifting, magari recandosi all’estero, in una clinica lontanissima dalla sua cerchia, nella quale un chirurgo plastico possa averle sottratto qualche anno all’insaputa di tutti, oppure lei costituisce un caso eccezionale. Al netto di qualche fisiologico segno del tempo, però, costei è proprio una bella donna, tant’è che nel suo pensiero più proibito e narciso un dì ha pensato che se facesse, quasi nuda, un burlesque su un social vietato ai minori di 21 anni, farebbe ma… ravigliare un sacco di fan.
STRANO SPEGNIMENTO DI UN FOCOLARE DOMESTICO
Sposata, un dito d’una mano è attorniato da una fede. Una sua allieva -sì, Sally è davvero docente, in un liceo, e forse i pneumatici della sua auto sono stati pugnalati da qualche discente col dente avvelenato-, una peste, squinzia che bazzica in un centro sociale, dopo averne subito una punizione vissuta come un sopruso, ha scritto un vindice biglietto al vetriolo per farle un dispetto. Avendo espiato l’inflitta punizione, una sospensione di due giorni -Sally, qual Pm che chieda al giudice, come congrua pena, ‘eternità in galera’, l’aveva spedita, con rito abbreviato, dal preside, che però, il solito sanculotto, nella condanna fu di manica larga-, dopo una decina di giorni ha messo di straforo la missiva nella bag -lasciata sulla cattedra- della ‘fascista’ megera. Ha sfruttato la prima occasione utile: l’insegnante fuori, a parlottare con l’aitante collega di educazione fisica. L’incipit dell’insolente epistola, anonima e ‘molotov’, recitava, più acida d’uno yogurt che quando lo mangi non fai l’amore con il sapore: “Proffa dei miei anfibi, togliti quella fede, pegno d’amor farlocco, emblema d’un matrimonio d’interesse con quel cesso”. È meglio occultare con un omissis il resto dell’operetta. A parte il suo personale risentimento, la signora se la prese anche perché le avevano toccato il suo consorte, lo avevano equiparato al sanitario meno elegante dei bagni, povero Mario.
Lo ama ancora, come quando erano fidanzati, e lo rispetta, chi tocca lui tocca lei, per restargli fedele ha respinto le avances di tanti spasimanti, dovute al suo fascino niente male. Il loro binomio vuol dire, nell’esistenza della docente, che la sua personalità non procede più lungo una linea retta, diretta verso una gioia ad maiora, ma cammina lungo una circonferenza, cioè gestisce i valori che già possiede e non cerca altre mete. Poi, certo, non ne è succube, non lo enfatizza con sciocca adulazione, osannandolo come una schiava del passato trapiantata, mediante una macchina del tempo, nella democrazia del presente e divenuta, mutatis mutandis, apparentemente libera ma sostanzialmente ancora in catene. No, lei a tanto non arriva. Però quel grande timoniere delle sue emozioni le piace.
Magari, anche se nessuno può testimoniarlo perché ci sono solo loro due nella privacy del loro talamo, hanno pure momenti erotici libertini, insospettabili aperture a giochi proibiti. Se e quando ciò accada, si tratta di peccati tenuti sotto controllo e che nulla addizionano e niente tolgono a una sostanziale venerazione della sua metà, che ella ama soprattutto per motivi meramente sentimentali, certa pure, in un adynaton doc, che ne potrebbe subire un tradimento solo se il Sole decidesse di andare a tramontare sotto la suola delle sue scarpe preferite. Poi, se di nascosto lui le metta le corna clamorosamente, allora vuol dire che, accanto ai grandi segreti che la Filosofia si prefigge di svelare, esiste anche una zona d’ombra attinente, nella Storia della Conoscenza, alla Verità di questi coniugi.
I colleghi non sono all’oscuro di questo suo buon legame, e sanno che se vogliono entrare nelle grazie di questa Penelope devono alternare veri dialoghi -in cui si parli del più e del meno o di argomenti didattici o di tematiche di alto respiro- con falsi abboccamenti in cui Lui sia citato e sportivamente riverito. Due di loro, Gianni e Stefano, salgono sul mezzo -in una stazione che dista una trentina di chilometri da quella in cui tutti e tre scenderanno-. Quando la vedono restano di stucco, “Sally, e che ci fai tu qui, in mezzo a noi comuni pendolari?”. Lei narra la disavventura del vandalismo, che le costerà chissà quanto nell’officina d’un gommista, mentre i colleghi si siedono vicino.
Iniziando a chiacchierare, dopo fuffa e battute, trash ma non troppo, Lo chiamano in causa: “Dove ti porterà questa estate Mario? Avete già programmato una bella vacanza?”. La manager dell’insegnamento accantona i suoi ferri del mestiere, penna compresa, e si rilassa, rispondendo alla domanda oziosa con allusioni a certi usi e costumi della coppia di cui la sua femminilità fa parte. Il treno viene a sapere che Sally rifugge dalla calca quando sulla parte del pianeta che la riguarda impera Summer, anzi solo ad agosto, ché i suoi impegni di fatto le vietano le ferie fino alla prima metà di luglio -e qui ci scappa una larvata polemica verso il modo in cui lo Stato tratta i professori-. Proprio ad abbondare, l’estate comincia a baciarla quando inizia il solleone, cioè nella seconda metà di July. Allora, dopo qualche sporadico blitz su qualche spiaggia, il Mario, conoscendo la sua voglia di attingere la tintarella in una maniera riservata, si reca nel circolo nautico dove possiede un’imbarcazione da diporto, né lode né infamia ma magari tutti, e le fa trascorrere su questo piccolo yacht, come ogni anno, momenti di rilassante pacchia.
Prende così il via una leggera conversazione, la donna continua a raccontare dettagli di questi suoi piaceri coniugali, i due colleghi le tengono bordone, e tutto fila liscio. A un certo punto Stefano fa pure una battuta osé, dicendole che ha visto che lei su Facebook ha messo una fotografia assai pudica. Perché, cara Sally, quando sei sulla barca non ti fai scattare da Mario, mentre la tua bellezza è in bikini, una foto ad alta risoluzione, e poi la metti sul social network, tanto vedere e non toccare non è peccato, e, che lui sappia, non hanno ancora inventato la maniera di toccare a distanza, con le postmoderne protesi à gogo che offre la Rete. Lei sta allo scherzo, e gli risponde che ha già fatto la monella: nella foto che lui reputa casta, generata addirittura da un fotografo di professione, non è in costume ma, in fondo, indossa una gonna non poi lunghissima, e quindi… La professoressa, insomma, recita la parte della tipa che, pur ammiccando con malizia a universi di slanci sexy, neanche per sogno è disposta a passare dal livello di un erotismo superficiale a qualcosa di più.
Ah, moderna e integerrima, sensuale e serissima, non appesantisce l’atmosfera barricandosi in un tabù sessuale e, al tempo stesso, concede ai suoi colleghi solo una mezza licenza di prendere certi argomenti: una tipa davvero equilibrata e completa, di sicuro divertente ma innanzitutto devota al suo Mario. E poi lei è bravissima, in questi cicalecci, a voltare pagina, dopo un’overdose di allusioni birichine, e a passare da riferimenti pruriginosi a tutt’altra direzione. Serietà significa anche non far durare troppo certi strappi alla norma, altrimenti rischi di non saperli più rammendare. Quest’oggi, dunque, dopo qualche minuto di audacia, dedicata a quella controversa immagine, vira verso tematiche agli antipodi della lussuria, come la sua soddisfazione per aver fatto inserire, da una ditta specializzata, un camino al centro del suo salone, design stupefacente, e del resto l’ha scelto Mario, e quando il sabato sera invitano gli amici, tutti a dire che è davvero un’ottima soluzione architettonica. Questa scenografica casetta di fuoco è stata inserita circa tredici mesi fa nella casa tutta, e l’inverno scorso, quando hanno cominciato a usarla, hanno scoperto che al suo valore estetico si somma anche una discreta valenza funzionale. Pensate, amici miei, abbiamo spento il termosifone, tanto era il calore che emanava da quel falò. E descrive così bene quelle fiamme che a Stefano e Gianni par quasi di averle davanti. Eh, si vede che questa donna è colta, le sue parole sono vivide, rendono bene l’idea e…
Che succede?, si chiedono i due. L’idea di quel focolare si spegne ex abrupto, l’oratrice, in preda a un subitaneo turbamento, smette di cantare quelle scene domestiche, e allegoricamente pare quasi che quel rogo si annulli, azzerato da qualche gavettone lanciato addosso da qualcuno. Mah, forse la collega sta avendo un leggero disturbo intestinale, dovuto alle oscillazioni di questo treno, anche perché lei non gli è abituata, e questa chiave di lettura pare avallata anche dall’irruzione sul suo volto d’un vago pallore, almeno alla coppia di professori pare di scorgere questo fenomeno, che, appunto, secondo loro è un possibile sintomo di nausea.
Gli uomini sono completamente fuori strada, il loro intuito sta prendendo un granchio. Il motivo dell’atteggiamento della donna è un altro: l’Assessore, il boyfriend di Chiara, il politico rampante, la cintura nera di tastiera QWERTY, quello che in mezzo ai tanti sbadigli, che si spalancano in questi vagoni come le saracinesche dei negozi si alzano all’ora di apertura, si produce in un plateale lavoro sul suo PC. Lui, abbastanza importante, quasi un vip, oggi eccezionalmente è su questo mezzo pubblico, forse è proprio la prima volta che sta viaggiando per il suo tramite: un miracolo laico, un evento sui generis e imprevedibile, ed è per questo, direbbe un comico con battute banali nel repertorio, che stamani è piovuto. Il big ha interrotto il suo indefesso pigia pigia sul laptop, avendo ultimato e inviato il messaggio di posta elettronica, e ha cominciato a cercare la sua Chiara, e sta passeggiando nel convoglio per trovarla, e ora si trova proprio all’altezza dei tre docenti. A Sally, quando s’è accorta di lui, tre attimi e mezzo fa, per poco non è venuto un colpo, e il suo animo è sprofondato in uno spaesato imbarazzo, tanto da ghiacciare il rio delle sue parole sul caminetto, impedendogli di continuare a scorrere ameno. Mai avrebbe potuto immaginare un politico di grido che sale su un “R”. I suoi occhi nei propri: brrr, che ansia a 240 volt!, uno choc very traumatico! Da due anni e cinque mesi lei e l’Assessore sono amanti, la sua parte ninfomane, non appagata dal moscio Mario, ha lanciato un SOS, accettando la sua corte, al pezzo grosso, 10 anni di differenza hanno fatto un baffo al loro eros, primo bacio in un parcheggio e poi tanto sesso, e della loro relazione, segretissima, nessuno è al corrente. L’adultera non ha ancora imparato a restare calma ogniqualvolta si incontrano in mezzo ad altre persone, pur essendo facile far finta di niente: un blocco psicologico, frutto probabilmente del suo senso di colpa, la inibisce, impedendole di comportarsi con souplesse e sommando alla sua mise un’invisibile coda di paglia.
Lei è diventata bianca in volto. E lui, lo sleale mandrillo? Bianchissimo. Restando esterrefatto nel vederla -sa che si sposta sempre con la sua Giulietta Alfa-, ‘sto maschio alfa, Giano bifronte, fidanzato ufficiale d’una dea acqua e sapone con 14 anni in meno, amante clandestino d’una madame ancora piacente, con 10 in più, adesso suda freddo, nell’incubo d’ogni gallo della Checca che stia con due a ognuna tacendo dell’altra, dentro uno stressante ambaradan di bugie: l’incontro fra lei e lei. La sua ‘signora Lia’, lì muta e prigioniera della sua ipocrisia, è il problema minore, se lui farà finta di niente lei di più, avendo maggiormente interesse a non uscire allo scoperto. Ma se, per qualche motivo, qui ed ora Chiaretta compare all’improvviso, gli fa le feste e la gelosia di Sally viene a galla e perde la trebisonda? Il casanova con una fava (avvelenata) fa fuori due piccioni, Amore 1 e Amore 2, e lui, traditore sì, è tuttavia legatissimo a tutte. Deve scendere quanto prima da questo inferno su rotaie, darà la gemma nel fine settimana, transeat se senza sorprese col botto, e così potrà continuare a metter corna a entrambe, a entrambe dichiarando un amor perduto ed esclusivo, in un’ebbrezza ormonale e binaria. Guai se la fresca signorina e la signora affascinante -cognata, sia detto per inciso, d’un sottosegretario (fratello di Mario) che può molto giovare alla sua carriera- vengono a sapere l’una dell’altra, succede un patatrac in un triangolo, della lussuria, che assai gli piace. Perderebbe, va da sé, ambedue. Lui spera tanto di no. Se proprio è sfigato (e Chiara ora appare), pur ben sapendo che a un ottimate rampante non sarà poi difficile aprire un portone dopo la chiusura di due porte, si sentirà male. Non malissimo, ché gli rimarrebbe la voluttuosa storia con Loredana, coetanea, una stuzzicante pasionaria del suo stesso partito, la partner più engagée dell’harem.
Walter Galasso
Che struttura incredibile questo testo! E il tratto veloce, ironico, pungente con cui sono ritratti i passeggeri del treno fa della lettura del racconto una corsa a perdifiato in un mondo di varia umanità in cui tutti possiamo trovare qualcosa che ci appartiene. Nel bene e nel male.
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