CROWDFUNDING PER ARTISTI EMERGENTI, VICINI A UN LEONE DI MICHELANGELO [Comune: Capranica Prenestina (Roma)]

DI WALTER GALASSO

Avatar wp_16251317

   Fra i capolavori di Jonathan Swift conta pure un’opera sui generis, non narrativa o saggistica, fatta di rispetto e affetto per persone con pochi soldi in tasca e buone idee nella testa, gagliarde e dignitose nella volontà -dovere verso se stesse, diritto dal punto di vista altrui- di spiccare il volo nel firmamento del business. Il problema è dannatamente semplice. Un soggetto vuole debuttare in un’attività commerciale, diventare imprenditore, magari mettere al mondo un’azienda senza precedenti nella storia mercantile e industriale, avendo talento da vendere, tanta buona volontà, brama di lavorare con stacanovismo. Abbonda di fertile intelligenza, ha un patrimonio di ottime idee, ma il varo dell’avventura abbisogna di quattrini, che scarseggiano nel suo portafogli. Un prestito? Scatta un’odiosa contraddizione, un circolo vizioso che divora l’umanistica logica: si eroga un credito se lei o lui possa dare una garanzia. Aut aut: o fideiussione o continui a sognare ricchezza nel letargico stand-by denominato ‘disoccupazione’. Prima che aspirante sardanapalo questo tapino tipo sociale è aspirante mutuatario. Come fare per dirimere l’impasse? Ci ha pensato il grande autore, andando incontro a talenti scalognati con lo stanziamento di capitali a beneficio di chi, nell’impetrare un finanziamento, non avesse la copertura di una mallevadoria. Rampolla da un’iniziativa dello scrittore la nascita dei cosiddetti ‘Irish loan fund’, i fondi di prestito irlandesi -che avrebbero avuto una solenne sede istituzionale in una bellissima costruzione motte-and-bailey, il Castello di Dublino-.

JONATHAN SWIFT,  RITRATTO DI CHARLES JERVAS,  OLIO SU TELA,  1718 CIRCA,  NATIONAL PORTRAIT GALLERY,  LONDON

   Microcredito dal basso verso un ‘alto’ inteso come l’etica di spendersi, almeno in un minimo sindacale di solidarietà, per aiutare il prossimo in difficoltà. Chi sta su capisce che deve darsi da fare in welfare, altrimenti qualche delfino, mentre il paperone naviga a bordo del suo yacht da duemila e una notte, fra le onde può apostrofarlo con ‘st…upido stuck-up!’ -è un animale bilingue, anche trilingue, quando non si trattiene dal dire qualche ruvida parolaccia…-. Il cosiddetto Crowdfunding, crowd come folla e funding come finanziamento/i, deriva dal suddetto beau geste. E strada facendo, ovviamente, migliora in un ampliamento e in un’amplificazione della sua essenza. Ad aver bisogno di un aiuto collettivo, da parte di un’organizzazione in cui ognuno metta un po’ e l’olistica somma diventi una ‘cornucopia’, è tanto l’aspirante esercente quanto, per non fare che un esempio di possibile analogia, la gioventù che vuole decollare in qualche branca della cultura. Chi sia all’inizio d’una carriera, mani e piedi legati nella dura gavetta, sconosciuto ai più, fragile nella sua reputazione ancora acerba, agli albori, incipiente, ha bisogno non solo di schei ma anche, e talvolta soprattutto, di stare idealmente accanto a chi ce l’ha fatta, è già un qualcuno, e può, con la sua mera e sinergica vicinanza, proteggerlo in una nobile amicizia.
Ragazze e ragazzi alle prime armi nella loro attività artistica meritano un supporto economico e un sodale appoggio culturale di qualche affermato professionista, magari un’eccellenza a livello nazionale e internazionale. Don Davide Martinelli si adopera, in quel di Capranica Prenestina, per dar loro l’uno e l’altro.

FACEBOOK,  DAVIDE MARTINELLI (DON)

   Il suo animo filantropico pianifica la Stagione concertistica 2024-2025, nella Cappella Musicale inerente al rinascimentale Tempio della Maddalena -Città Metropolitana di Roma-, sulla base d’una generosa iniziativa, appunto, di Crowdfunding -il numero degli eventi sarà direttamente proporzionale ai soldi ricevuti-. Sprona potenziali donatori a diventare bellamente protagonisti d’una raccolta fondi -tramite ‘eppela.com’- che spesino le performance e il lancio di promettenti artisti, galvanizzati dalla possibilità di condividere il palcoscenico con colleghi di chiara fama, a partire dal direttore d’orchestra Alfonso Todisco. ‘Dar Voce ai nuovi talenti che altrimenti non potrebbero esprimersi’ è slogan, dettame, canone, mantra, wellerismo, motto, dovere della società, carineria di abbienti galantuomini, emulazione del grande autore di ‘Gulliver’s Travels’.
   Una o un giovane -o anche una persona con qualche anno in più- che ami l’arte, abbia talento e ambisca al successo, merita auguri ‘fratelli’ del tifo che un ultrà in curva fa per la squadra del cuore. Deve calamitare lodi, incoraggiamento, applausi, amicizia, e, se possibile, un attestato di stima a guisa di banconote. È, a suo modo, un’eroina o un eroe, grandi o normali che siano le sue chances, e somiglia a un re della foresta. Come la pièce de résistance fra le opere d’arte che splendono sotto il pregiato Cupolino (by la Scuola del Bramante) della chiesa nel borgo prenestino: un Leone reggistemma, capolavoro scultoreo, in marmo bianco, all’interno della navata. Una meraviglia attribuita a un nome che fa venire i brividi: Michelangelo Buonarroti.

LEONE REGGISTEMMA,  ATTRIBUITO A MICHELANGELO BUONARROTI

   Un leone che può simboleggiare, fra l’altro, ognuna e ognuno di loro, donne e uomini che s’innamorano perdutamente dell’Arte, e spendono il fior fiore delle loro energie per diventare vincenti soggetti di verbi come ‘suonare’, ‘scrivere’, ‘dipingere’, ‘scolpire’… ‘creare’. La gavetta è una corvée, può durare molto, forse mentre chi sia meno bravo di loro trionfi per una raccomandazione, ma non mollino mai, e mai si amareggino, magari supportati dall’ammirazione insita in un premio chiamato ‘Crowdfunding’ -un versamento a cui chiunque e in qualsiasi momento si può dedicare, offrendo alle loro aspirazioni un edificante regalo-. Se l’insuccesso tardi a sparire, e minacci la serenità del morale, pensino a quel leone, a Michelangelo, e si rituffino in un ottimistico, maestoso, solare sorriso.

Walter Galasso