DI WALTER GALASSO
In data odierna, alle ore 06:42, ricevo su un mio indirizzo di posta elettronica, come abbonato, un giornalistico ‘Buongiorno! Dal Messaggero’ [Notizie, approfondimenti e opinioni: il punto delle 7,30]. Leggo così sull’e-mail, prima che sul ‘Messaggero Digital’, ‘La misura delle parole, il rilancio del Paese’, l’editoriale d’insediamento del nuovo direttore, il Prof. Alessandro Barbano, poliedrico intellettuale, docente universitario, saggista e firma nel gotha del giornalismo italiano, con un eccellente curriculum professionale.
Dopo aver comunicato il pathos provato rientrando “nello storico palazzo di via del Tritone”, “un’emozione che mette i brividi”, pone un accento su Roma, “città cruciale nel cammino della civiltà”… “punto cardinale della storia umana”. E allude alla meravigliosa complessità di ‘raccontare’ questo orgoglio del nostro pianeta, “poiché la difficoltà di tenere insieme tanta ricchezza induce spesso a ridurla a una semplificazione infedele”. “Promuovere Roma per quanto vale, e per ciò a cui aspira, sarà la prima preoccupazione di questo giornale”. Nel mio animo di uomo innamoratissimo dell’Urbe, come ho già sottolineato nelle terzine dantesche che rappresentano la ‘prima pietra’ di questo sito, ogni volta che leggo lodi rivolte a questa splendida città, sentita dal mio cuore e dalla mia mente anche come Heimat, mi emoziono profondamente. Credo di essere in universale compagnia, perché questa metropoli, ricchissima di eterogenea Cultura e Storia, è amata e rispettata a ogni latitudine e longitudine. Il direttore, che la celebra all’inizio, non lontano dall’incipit, avverte l’esigenza di un bis in prossimità dell’explicit, pubblicando “scrivo dal cuore della Capitale, in un punto di osservazione straordinario”.
L’articolo merita il dovuto approfondimento. In questa sede vogliamo fare un focus su una particolare esperienza dell’autore, precedente la sua ascesa al ‘timone’ del prestigioso giornale: l’intervista rilasciata a un allievo del Liceo Scientifico Statale “Cosimo De Giorgi”, in quel di Lecce. Per lui un Istituto speciale: ne è un ex studente. Per chiunque il ritorno, a molti anni di distanza, in una propria scuola è un evento molto bello e commovente. Lì, davanti al ragazzo onorato di essere compagno, sia pur indirettamente, di un famoso intellettuale, e di poter interloquire, in un colloquio vis-à-vis, con lui, il dottor Barbano sembra, mutatis mutandis, un leone che interagisca con un suo cucciolo. Forte, un glorioso ‘cursus honorum’ come criniera, e al tempo stesso dolce, alla mano, attento a regalare, a quel giovane studioso, la tenerezza d’una prosa divulgativa, aneddoti come quelli che si possano confidare due amici, l’idem sentire di chi è un collega a distanza cronologica, egli essendo stato fra quei banchi quando il ragazzo era una poetica possibilità, non ancora reale, dell’universo. Il docente tiene un’importante lezione teoretica, ‘Giornalista tra responsabilità e dubbio’, enuncia concetti densi e scientifici, ma li abbina con ricordi semplicissimi e preferisce schiacciare gradatamente il pedale della teoresi, iniziando il dialogo in modo più amicale e personale. Tanto calore privato nelle sue rimembranze, in questo edificante amarcord, in questo ritorno nel periodo in cui, nella sua Lecce, era un ragazzo di belle speranze. È lo stesso intervistatore, Vincenzo Vergallo, a presentare l’intervento dell’illustre ospite come ‘un tuffo nel passato’. Precisa “un po’”, ma il protagonista rettifica “Tornare qui è una grande emozione, perché sono passati esattamente cinquant’anni”. Un po’? Molto di più. Il dottor Barbano parla e, con occhi stracolmi di lirico affetto, osserva l’altro con uno slancio -del suo sguardo e della sua mente- che sembra il simbolico e plastico decollo verso un suo amato passato. E ha la magnanimità di dirglielo, di confessargli che parlare con chi è dove lui è stato insuffla nel suo animo commossa gioia, “una grandissima emozione”. La chiacchierata prosegue su binari che diventano viepiù intensi su un piano concettuale. Un’allusione al Sessantotto, “stagione molto particolare della scuola e della democrazia italiana”. Il giovane Alessandro è entrato in quel liceo quando i suoi fuochi già non avevano più le alte lingue che hanno contrassegnato la fase più topica di quella Rivoluzione, ma ne erano ancora ben presenti i fumi a posteriori. Un’idea fondamentale nell’interpretazione di tutta la carica palingenetica di quella svolta -una coupure senza precedenti-: quel Movimento ha posto in essere, con un’inedita confutazione di un tradizionale e inveterato principio d’autorità, un’avanguardia ‘straniante’. Prima di allora era inconcepibile che un discente potesse permettersi il ribelle lusso di reputare opinabile una delibera da parte di una proffa o un prof. L’attuale libertà di pensiero fra le mura di un’aula scolastica scaturisce, come il flusso di un fiume rampolla dall’alta fonte, da quell’engagement. Da quelle ragazze e quei ragazzi, che oggigiorno vediamo in tante icastiche fotografie in bianco e nero, che hanno voluto ribellarsi allo status quo, inaugurando una nuova, avveniristica era nella dimensione didattica e pedagogica. Il direttore, dopo questa sottolineatura, effettuata con obiettività au-dessus de la mêlée, lungi dall’esserne un detrattore o un aficionado, con rispettosa commozione cita un docente di materie letterarie. Un professore speciale, Glauco Capone: un faro, “un riferimento straordinario dal punto di vista del sapere e anche umano”. Un ‘Maestro’ che ha segnato la sua evoluzione e ha costituito ‘un bastone’, su cui egli ha fatto assegnamento nel suo anelito a crescere continuamente, nella sua articolata e scientifica formazione. Il direttore spezza un’etica lancia in favore non solo di questa guida, così importante nella sua cultura e nel suo cuore, ma dell’intera categoria di quel personaggio. Ogni docente di scuola superiore ha un compito topico, delicato, oltremodo rilevante. Segue, dall’alto del suo ruolo e della sua maggiore esperienza, l’ampliamento e l’amplificazione di personalità in fieri. Ragazze e ragazzi che potenzialmente possono in futuro rivestire tanti ruoli, spesso tra loro in antitesi. A quell’età una o un teen-ager ha da recitare a maggior ragione il mantra ‘Conosci te stesso’, fondamentale per chiunque. Una persona di mille anni ha diciotto motivi per spronarsi a esplorare meglio la propria personalità, una diciottenne ne ha come minimo mille. E un docente è di grande aiuto in questa Mission. Prova provata ne è il fatto che il direttore attribuisce al citato Maestro un fulgido valore non solo in genere, ma anche nella sua carriera giornalistica.
In questo momento il Prof. Barbano incarna, con l’interlocutore, il ruolo che quello studioso ha avuto con lui. Qual Maestro di un aspirante giornalista alle prime armi estrinseca una dote che in un educatore vale moltissimo: elargisce coraggio e lo fa sentire importante. Prima, dopo aver ricordato che volle recarsi precipitevolissimevolmente in una redazione il giorno stesso in cui ultimò i nevralgici esami di maturità, gli confida che pure lui, oggigiorno un big, ha fatto la gavetta. Il suo primo articolo riguardava il Camping di Frassanito, a Otranto. Vi andò con il motorino… Il dono maggiore albeggia ed è elargito verso il finale. Non vogliamo spoilerare tutte le importanti idee che il Prof. Barbano ha comunicato prima della chiusa, esortando lettrici e lettori a guardare il video. Dedichiamo la parte finale di questa pubblicazione alle gentili lodi che il protagonista dell’intervista in oggetto fa al giovane deuteragonista. Il leone accarezza il leoncino, introduce discretamente nel suo animo un lievito di autostima. Sicuramente il dottor Alessandro Barbano augura al ragazzo tante altre soddisfazioni, però, comunque vada il suo futuro, grazie alla cordialità di questo giornalista potrà sempre vantarsi di aver intervistato, ricevendone stima, il direttore de ‘Il Messaggero’.
Walter Galasso
Video emozionante. Molto. Grazie Walter Galasso per avercelo regalato e tanti complimenti per come le sue parole, attraverso questo articolo così toccante, riescono a toccare profondamente le corde del cuore, a risvegliare memorie e a dare dignità, nobilitandolo, al ruolo del docente. Grazie!
Il suo articolo è bellissimo, voglio ringraziarla per aver avuto l’opportunità di leggere tanta bellezza e passione in così poche righe. Voglio ringraziarla perché, stamattina,leggendola,v mi sono riscoperta alunna prendendo appunti, annotando le parole che non conosco per andarle a cercare sul vocabolario e perché quello che scrive dei professori delle scuole superiori è giusto. Sono pochi ma quelli che intravedono “una poetica possibilità dell’universo” in ogni ragazzo fanno la fortuna degli allievi.
Il suo articolo è bellissimo, voglio ringraziarla per aver avuto l’opportunità di leggere tanta bellezza e passione in così poche righe. Voglio ringraziarla perché, stamattina,leggendola,v mi sono riscoperta alunna prendendo appunti, annotando le parole che non conosco per andarle a cercare sul vocabolario e perché quello che scrive dei professori delle scuole superiori è giusto. Sono pochi ma quelli che intravedono “una poetica possibilità dell’universo” in ogni ragazzo fanno la fortuna degli allievi.
Grazie, Walter Galasso , da insegnante di lunga data e di passione ancora vivace,non posso che essere lusingata delle sue parole.
Grazie, Walter Galasso , da insegnante di lunga data e di passione ancora vivace,non posso che essere lusingata dalle sue parole.