DI WALTER GALASSO
In un faccia a faccia, vicino a un palazzo ammorbato da una superfetazione detta ‘pugno in un occhio’, un cozzo ad alta tensione fra due uomini calamita l’attenzione di tot passanti. Mario, maschio alfa nel duo, residente nell’ecomostro -abita proprio nella casa aggiunta malamente, come attico-, sta martellando di domande Gianni, allontanando da lui -che versava in un mezzo alloppiamento prima del rendez-vous- la noia, ma anche il valore ‘serenità’. Un interrogatorio che bullizza quel poveruomo, e siccome è da un pezzo che l’aggressore vessa l’aggredito con questi punti interrogativi, è uno stalker. Un attrito sorprendente, alla luce del background in cui questo rapporto affonda le radici.
Si conoscono da anni, anche se non ricordano con esattezza quale sia il dì in cui si sono visti per la prima volta, quello a cui risale la loro conversazione numero 1.
Certo gli è presente la scena di questo esordio: si trovavano con le rispettive fidanzate in un negozio di telefonia, facevano la fila e Gianni, in un pissi pissi con la sua metà, le disse che stava rischiando, per aspettare il suo turno, di saltare un appuntamento con una libraia, che gli aveva telefonato poche ore prima per comunicargli che il testo da lui ordinato era arrivato e poteva ritirarlo. Mario, davanti a loro, teneva in mano il ticket di coda, il ‘numeretto’, un piccolo foglio -minuscolo, a un dipresso un trentesimo rispetto a un A4- su cui era stampata la cifra corrispondente al suo posto in quella uggiosa processione: 26, laddove chi in quel momento stava già parlando con un’addetta alle vendite aveva il 13 e Gianni il 27. Mà origliò involontariamente le parole di Già -il quale non stava alludendo a chissà quale problema, in fondo dover procrastinare l’acquisto di un libro non è un dramma, però il ragazzo pareva dolersene-: in un moto di generoso altruismo si girò verso di lui e gli disse che era disposto a farlo passare avanti, anche perché non aveva fretta.
Nessun do ut des, una carineria davvero filantropica, al suo autore nemmeno un campione di maligna dietrologia avrebbe potuto attribuire un segreto tornaconto, una subdola arrière-pensée dietro la parvenza d’una cortesia: era gentile e desideroso di aiutare quel collega di attesa.
Non a caso il suo soprannome è ‘Er Compagnone’. Nel suo rione passa per l’estroverso per antonomasia. Secondo solo a sé nell’amicarsi 999 seleniti sulla Luna e dopo pochi secondi dallo sbarco; nel dare il cinque al prossimo, entrando subito in empatia con uno sconosciuto; nel tirare fuori dai guai un conoscente, anche con mosse del cavallo fatte aumm aumm e dovute al suo savoir-faire; nel far ridere la comitiva, magari improvvisando una spassosa supercazzola o raccontando bene una barzelletta. Sentirebbe un feeling pure con un E.T. se, putacaso, lo incontrasse nello strettissimo Vicolo dei Vascellari. Ci sa fare, tant’è che a livello professionale è molto quotato. Abbondano locali e aziende che sperano di assumerlo come PR: tutti pazzi per Il Compagnone.
Fu un’ennesima prova di affabilità, dunque, il favore a Gianni, beau geste cui seguì un commosso ‘Grazie’: si diede il la a un simpatico colloquio e, siccome da cosa nasce cosa, una perfetta estraneità si trasformò, nel giro di una mezz’ora, in un principio di conoscenza, poi sviluppatasi in un’amicizia scria scria.
Una situazione paradossale si configurò nello sviluppo di quella circostanza: Gianni, per parlare con il longanime compagno di fila, abdicò comunque all’incontro con la commessa della libreria. Il bla bla con Mario, sorto per la disponibilità di questo ad abbreviare il suo countdown verso l’abboccamento con il front office, poi aveva impedito la realizzazione dello scopo per cui era albeggiato, nel senso che i due guaglioni e le rispettive ragazze, dopo aver attaccato bottone, erano rimasti insieme in un’appendice di quel cicaleccio, e il bookshop nel frattempo aveva abbassato le sue saracinesche.
Entrambi, quella sera con la propria girlfriend, hanno poi cambiato dulcinea. Questo sorprendente dato -due ‘sfidanzamenti’ che nessuno aveva previsto- dà a fortiori risalto al fatto che l’embrionale amicizia fra i due ragazzi, invece, è viepiù cresciuta, in un climax di parziale pathos. A partire da quell’episodio l’amalgama è lievitato gradatamente, sfociando in un idem sentire, come le acque di un fiume, correndo sopra un irregolare alveo e dando spettacolo in meandri disegnati dalla Natura, giungono dentro il mare, dopo un confine a guisa di triangolare delta. I due hanno spesso mangiato insieme, si sono rivelati segreti, hanno giocato a carte 14 volte, su un tavolo scacchiera del giardino di Piazza Cairoli, a Roma. Entrati a far parte della stessa comitiva, gli è capitato sovente di trascorrere il sabato sera sotto il tetto di un pub trendy. Un anno fa hanno pure condiviso una vacanza in un campeggio, noleggiando una sorta di folcloristico wigwam, una conica tenda ricoperta di stuoie e ispirata a un modulo abitativo inventato da Indiani d’America. Quanto alle festività di Natale e Pasqua, si sono scambiati sempre, con affettuosa solerzia, gli auguri, non è mai accaduto che si siano dimenticati di fare una call o mandare una garbata e-mail, con un’emoticon raggiante.
Un pomeriggio Mario, litigando con un cugino, Ugo -che il giorno prima aveva beccato la sua lei a pomiciare con un altro, prendendo con filosofia lo sgarro, ché è un fan della nonviolenza-, lo ha accusato d’essere uno scorbutico lupo solitario, che non se la fa con nessuno. Dopo il j’accuse Er Compagnone s’è vantato di avere molti amici e fra questi uno, Gianni, che per lui è come un fratello.
E perché ora lo stesso Mario, in una raffica di insulti e ‘?’, sta torturando Già, gliene dice di ogni e lo sottopone a un mix fra il questionario, l’interrogazione scolastica e un terzo grado? Gelosia, il suo elettrico tarlo. L’Otello, caduto dalle stelle d’un idillio alle stalle d’odio doc, sospetta corna. La sua donna ieri è sparita per 120 minuti, e l’imputato deve dire hic et nunc se in relazione a quelle due ore abbia un alibi, altrimenti il ‘brother’ rischia di fare la fine di Abele.
Walter Galasso