DI WALTER GALASSO
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La Gazzetta di Massa Carrara
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La Voce Apuana
3
Città della Spezia
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Giornalemio.it
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Pontremoli, perla della Lunigiana, regione storica che profuma di Dante. Se, in un gioco molto serio, si chiedesse a qualche forestiero, dopo aver pronunciato il nome del Comune toscano -nella provincia di Massa-Carrara-, di dire, senza bugie da naso di Pinocchio, il primo pensiero albeggiato nella sua mente dopo l’input datole dall’udito, probabilmente risponderebbe ‘Premio Bancarella’. Quello che, nel 1953, è stato assegnato a Ernest Hemingway per il capolavoro ‘The Old Man and the Sea’, un anno prima del suo Premio Nobel per la Letteratura. Bis, questa volta giocando alla tecnica psicanalitica dell”associazione libera’ con uno del posto, poniamo il signor Geminiano. Un profeta, intento a prevedere la sua risposta due secondi prima che il pontremolese apra bocca, non ha dubbi: quell’uomo sta sì per citare, pure lui, il noto e prestigioso Premio, ma insieme al Ponte della Cresa. Quindi e per esempio: uno scrittore, dopo la sua apoteosi nella difficile tenzone, alza al cielo, beandosi del successo, l’artistica ceramica avuta con la palma della medaglia d’oro. Geminiano sicuramente tributerà questo omaggio a quel mitico bridge, che per lui e tutti i suoi concittadini è un campanilistico simbolo, e forse qualcuno arriva a pensare che in esso sia cristallizzato il Genius Loci di questo importante e suggestivo territorio.
Ne sono al corrente anche i protagonisti del ‘Teatro nelle Foglie’.
Un’impegnata e ibrida compagnia, drammaturgica e circense al tempo stesso. Le artiste e i colleghi di questo teatro circo, persone che in esso hanno racchiuso “comicità e poesia”, come recita un segmento dell’incipit della presentazione, hanno voluto che il medievale Ponte fosse un fulcro cardinale della location del loro Festival ‘La Luna e il Falò. Una kermesse palesemente permeata di rispetto per la letteratura. Questa Società Cooperativa -il quartier generale amministrativo è ubicato in quel di Gragnola (Massa Carrara)- ha voluto sottolineare sul suo internettiano biglietto da visita che la loro arte è un circo contemporaneo inclusivo, nel suo élan teatrale, dell’anelito a portare sul palcoscenico ‘la poesia di una favola’. E la poesia e la favola di Marta Elena Nicolas e Matteo si manifesta già nella situazione originale, green e un po’ en plein air, del loro chapiteau vagamente retrò.
Un microcosmo itinerante, mosso dalla lirica voglia di interagire bellamente con l’ambiente. Il suddetto Festival, atteso questo background culturale, non può non piantare il suo tendone vicino al borgo del Piagnaro e al Quartiere della Bietola -dove c’è l”headquarter’ del leggendario lupo mannaro del posto-, ma anche nei paraggi del greto di Magra, l’inseparabile ‘fratello’ del Ponte, che lo sovrasta con struttura a schiena d’asino, dividendo idealmente, in una dicotomia armonica, l’intero territorio. Le ‘Foglie’ del nome stanno simbolicamente per questo pregnante connubio con l’atmosfera naturalistica. Il girovago TnF non si chiude in una permanente dimora indoor e nemmeno alligna in un’area eletta, dopo essere uscito dall’interno d’un immobile dove lo spirito universale patisce una stantia claustrofobia. Viaggia, si sposta, annusa il sapore culturalmente olfattivo dell’alterità, e anche se l’avventurosa migrazione significhi un moto di pochi metri, l’aperta mentalità di questi artisti di strada, sempre concentrati in una narrazione per immagini, sa vedere in essi il senso dell’intero, lunghissimo equatore.
La ‘start up’ del suddetto Festival coincide con quella dell’estate. Moderno e contemporaneo? Per certi versi è proprio avveniristico, con le sue ideali radici piantate dolcemente nel futuro, e/ma sa capire che ieri è l’altra faccia di domani, e viceversa. In questa squadra di fuoriclasse, nel loro milieu, nel loro know-how di istrionici e talentuosi atleti dell’orizzonte teoretico del Teatro con la maiuscola, non si scherza con il Tempo, lo si interpreta nella sua pienezza ontologica, mica si sottovaluta, come in un becero consumismo, l’importanza del passato. E allora non sono mancati, nella road map dell’happening a puntate, steps relativi alla valorizzazione di arti e mestieri in auge in illo tempore; alle tante leggende della Lunigiana; alle tradizioni magiche, con una delicata attenzione verso i loro addentellati nel folclore e nel frame antropologico del luogo.
Sul sito dei protagonisti, nei ‘prolegomeni’, chiari e distinti, a “La Luna e il Falò”, uno dei tratti che più spicca è il rosso risalto dato, in un dettagliato programma, a eventi come un Laboratorio di Falegnameria, uno di Costruzione del Falò e uno Spettacolo Igniferi, fra gli highlights della prima giornata, il 21 giugno -che si apre, appunto, con un simposio sulle tradizioni magiche della Lunigiana-. Fra i tratti distintivi della Compagnia, evidentemente, v’è un focus su aspetti squisitamente circensi, evidenziati in sapiente connubio con un artigianato vicino all’arte. Giornate successive: in agenda -per così dire- ci sono un Laboratorio Costruzione afferente un teatrino da tavola e Burattini, prima dello spettacolo Imsomnia, il 22; un altro omaggio alla Falegnameria e ai Burattini, unitamente a un classico Laboratorio Circo, l’indomani.
Questa specie di ‘hors-d’oeuvre’ si prefigge anche di introdurre e catalizzare, nel proseguimento della manifestazione, una lievitazione della componente più ‘teoretica’. Dal 24 al ‘The End’ del 30 è dato, a spettatrici e spettatori, il piacere di assaporare la presentazione d’un libro, nel foyer; lo Spettacolo Kairos; un Tour nel backstage; lo show La Dolce Follia; lo Spettacolo Olè e quello Vicks, nonché, poco prima della chiusura, gli Spettacoli A Ruota Libera e Immaginaria. Palese, in questa programmazione, una canonica matrice intellettuale, ma questi eventi si intrecciano, in uno stretto viluppo, e nell’ambito di una visione a trecentosessanta gradi della Cultura, con leggende, performance di artigiani, marionette -nette icone della suindicata e programmatica fusione tra poesia e comicità-, numeri di chi sa scherzare con il fuoco senza perciò apparire poco rispettoso delle sue vivide e caldissime lingue, e tante altre componenti.
Una cifra dello stile di questa frizzante équipe è la poliedricità. Le maglie della loro rete spirituale sono strette e catturano tanta roba, nella pesca chiamata ‘attenzione’ ed effettuata nel mare del sapere. In questa sede sono estrapolati solo pochi punti dal programma generale, che è vario, molto esteso, vivace e interessante. Le persone che vogliono tutelare la nobile valenza di mestieri antichi, guardando indietro senza voltare le spalle al futuro, sanno pure, in uno slancio modernissimo, superare la sterile e gerarchica opposizione fra attori e spettatori, coinvolgendo il pubblico, con affetto sincero, in ottimi processi di feedback. Perorano la causa della sostenibilità, premiando -con l’omaggio di un bicchiere con il logo del Teatro- chi vi vada in bicicletta. Mettono all’entrata dispenser d’una democratica e purissima acqua potabile. E hanno pure il merito di aver messo al mondo un fratello del napoletano ‘caffè sospeso’: il ‘biglietto sospeso’. Chi più ne ha ne mette un po’ a favore del prossimo. Chiunque può versare i soldi atti all’acquisto di un biglietto, donando indirettamente il ticket a chi non se lo possa permettere. Signore e Signori, anche questo bel gesto è La Luna e il Falò.
Walter Galasso