LIBRI NEL MARE E UN’ONDA ISOONDA:   GIACINTO 8   [RACCONTO   (1 ARTISTA;   2 OPERE)]

DI WALTER GALASSO

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[…INSPIRATION FROM:   ‘Valley of Knowledge’ – Estratto,  ‘Private Wave 2’  (‘Prywatna Fala 2’),  by Jacek Yerka]

   Dopo aver macinato chilometri, non meno di dieci, l’esploratore resta a bocca aperta di fronte a una scena più che sorprendente. L’uomo, arrivato agli antipodi del punto in cui è sbarcato, sulla costa antitetica, si accorge, mentre ammira il pelago, che in mezzo alla sua acqua v’è una specie di sinuoso canyon. Ma non è tutto: in questa incredibile valle, che divide il mare, ci sono tantissimi libri, collocati sulle sue pareti. La loro roccia nemmeno si vede, essendo appunto coperta ed eclissata dalle enormi scaffalature su cui quei capolavori sono perfettamente sistemati.

‘Valley of Knowledge’ – Estratto  –  Jacek Yerka

   Un mare, forse oceano, tagliato in due, in una spettacolare e surreale dicotomia. Nella valle, con curve simili ai meandri di un fiume, tantissimi e caleidoscopici libri, su scaffalature attaccate alle pareti, contrassegnati pure da un ordine che stride, nella sua perfezione, con la sostanziale irregolarità di questa situazione. Giacinto, anche in virtù della sua ammirazione per qualsivoglia biblioteca, ne è ammaliato, sedotto, un po’ ipnotizzato. Contempla tutto quello show, nel suo eccezionale insieme, in preda a un turbamento quasi mistico. Riscontra in quell’anomalo canyon un sacco di pregi e se ne bea, arrivando a pensare (nella mente) e sentire (nel cuore) che il destino stavolta gli ha voluto bene, gli ha fatto un cadeau ch’egli non dimenticherà, almeno per i prossimi ottocentoventi anni. Reputa altresì che il fortunato arricchimento interiore che sta succedendo, in un tourbillon di inedite emozioni, nella sua interiorità, sotto choc ma in senso positivo, implichi una rassicurante certezza: male che vada, se anche su questo insulare territorio, dov’è venuto principalmente per l’onda privata, egli non la dovesse né incontrare né fabbricare alla men peggio, dovrà comunque giudicare altamente costruttiva questa spedizione.
   Questa psicologica rete di protezione non scalfisce minimamente la sua grintosa voglia di rimettersi a cercare la Wave più pazza e virtuosa del mondo. Accarezzando con lo sguardo quella scena sublime, e prefiggendosi di ritornare quanto prima a osservarla con animo pregno di umile stupore, chiude questa dolcissima e inebriante parentesi e, appunto, continua a perlustrare in lungo e in largo la pittoresca superficie di ‘Neo’. Un posto che non ha nulla da invidiare, quanto a brulla e scabra originalità, alla Luna, celebrata poeticamente in tante canzoni, e a Marte, una sorta di emblema di dimensione extraterrestre.
   Il rapporto con questo sperduto spicchio della Terra, una località che fa parte, per così dire, dell’outskirts della civiltà, lo induce a fare una considerazione simile, anche se su scala più vasta, a quei polemici lamenti in cui un innamorato della propria patria, legato a doppio filo a questa carissima Heimat, borbotta contro quei connazionali che, a caccia di emozioni esplorative forti, desiderosi di una vacanza alternativa, di scoprire meraviglie esotiche, vanno in siti lontanissimi dal proprio Paese, invece di approfondire la conoscenza di quest’ultimo e trovare in esso mirabilia mai viste prima. Lui, adesso, se la prende con i patiti di ufo e figuri ET, immersi nella speranza di avvistare nei cieli qualche oggetto non identificato con esattezza, morbosamente attratti dalla fantascientifica possibilità di trascorrere un weekend su Marte, in un Bed & Breakfast gestito da albergatori verdi e curiosi. Tutto bello, per carità, magari incontrare davvero marziani di Galassie remotissime, dove nemmeno i sogni, sia i daydreams, a occhi aperti in qualche rêverie, che quelli in senso stretto, oniricamente a occhi chiusi e organismo ronfante, possono arrivare. Però Cinto in questo preciso momento vorrebbe, in una bella esternazione urbi et orbi, capace dunque di arrivare pure alle orecchie dei fan dell’ufologia, esortare tutti gli esseri umani ad aver presente che pure sul pianeta Terra, come dimostra ciò che i suoi occhi hanno ammirato dianzi, ci sono stranezze incredibili e megagalattiche. Bisogna armarsi di pazienza e curiosità e viaggiare, come un globe-trotter che ‘non faccia l’uovo’ -egli suole citare questa espressione per indicare chiunque, quasi in preda a tarantolata smania, tenda a non rimanere in uno stesso posto a lungo, ossessivamente proteso a pensare che altrove, rispetto a dove si è, si stia comunque meglio-. In genere nella sua mentalità questa attitudine è un difetto, però la valutazione si ribalta se, appunto, qualcuno se ne vada in giro per il mondo -in ottanta o settanta o novemila giorni: non importa, l’essenziale è viaggiare a trecentosessanta gradi- per perseguire e possibilmente conseguire l’obiettivo di trovare posti, enti ed eventi mai percepiti in precedenza.
   A lui è andata bene, anzi benissimo, e ora gongola, non vede l’ora, quando arriverà il momento di rimpatriare, di raccontare tutto, per filo e per segno, aprendo, perché no?, la ruota, giustamente vantandosi. Potrà, per esempio, giganteggiare su qualche social network, dove farà marameo a quelli che, postando tra i Reels qualche video leggermente strano, niente di che, credono di far meraviglie agli occhi dei presenti. Lui, fra tutti i geni dei social, sarà il re dei re, pubblicando i due -si spera- lungometraggi che si prefigge di girare: uno inerente al canyon -prima, tentato dal progetto di filmarlo subito, ha rinviato quest’opera, dando priorità alla ripresa della ricerca dell’Onda-; l’altro intitolato, appunto, ‘Private Wave’, se riuscirà a imbattersi in essa.
   Per il momento non ne ha alcun sentore. Non dispera, è fiducioso, secondo lui il sogno (nello spazio ‘Subconscious Tower’) in cui l’ha vista è stato premonitore. Non può esserne scientificamente certo, ma ‘sto giovanotto sotto sotto pensa positivo. Tante volte, in passato, è davvero successo nella realtà un evento apparsogli in sogno. Gli piace supporre che anche stavolta andrà così. Continua a inseguirla animato da questa candida speme -se anche essa si rivelerà una gran cazzata, e l’onda senza un nettuno resterà solo un contenuto dei suoi pensieri, egli non farà male a nessuno-.
   Cammina cammina: zero risultati. Cammina ancora, e i frutti della caccia stavolta, nel suo stato d’animo, scendono addirittura sotto lo zero, nel senso che, a parità di inconcludenza, adesso l’uomo la patisce più di prima, iniziando a sospettare che forse, per fare un figurone al rientro in Italia, esibirà solo il film sulla valle di libri in mezzo al mare. Se così sarà, e tutto lascia pensare che il voyager sia destinato a questa mezza défaillance, Cinto si sentirà comunque assai soddisfatto. ‘Peccato però…’, si rammarica nella sua quasi involontaria meditazione. Ci tiene all’Onda, e non possiamo dargli torto. Essa, sia detto e scritto nell’alveo di un’assoluta onestà intellettuale, non sarebbe seconda, quanto a fascino glamour ed estroso, alla Mela del mitico marchio Apple. Giacinto comunque, mettendo a repentaglio la perfezione delle suole delle sue scarpe, seguita a macinare chilometri, non dandosi per vinto.
   E fa bene, perché all’improvviso… all’improvviso… incredibile!: all’improvviso la vede!!

‘Private Wave 2’   (‘Prywatna Fala 2′)  –  Jacek Yerka

   Accipicchia, che meraviglia! Il ragazzo quasi ha uno svenimento, gli viene da piangere -eppure ha sempre cercato di apparire, soprattutto nei panni di drudo che corre dietro alle gonnelle, un duro, un macho superuomo-. Gli brillano gli occhi, le pupille sono permeate di estasi, e la sorpresa è doppia, perché il pezzo di mare che ha davanti somiglia molto a quello che ha sognato. Certo non è identico, però l’indice di somiglianza è comunque molto elevato. Forse sono due le differenze maggiori: questa Wave è un po’ più piccola di quella onirica e su di essa una parte del cielo è viola. Un décalage di scarsa entità, a Cinto sembra che le due meraviglie siano comunque sorelle -e infatti due sisters, a meno che non siano gemelle omozigoti, non sono proprio due gocce d’acqua-, un dato che insuffla in lui un’overdose di genuino e artistico ‘amazement’.
   In una reminiscenza, relativa alla lettura di un saggio sulla ‘sorella della Tv’, si ricorda che, in ambito di trasmissioni radio, se un trasmettitore, rispetto a un correlativo ricevitore, si accorda sulla frequenza dei segnali ch’esso capta, si fa l’isoonda. Pensa che, in senso molto, ma molto lato -diciamo pure un’avventura della sua sfrenata fantasia-, il sogno è un trasmettitore del concetto di privata onda, e adesso si sta accordando con il ricevitore rappresentato dalla realtà di Neo, e mentre i suoi occhi vedono questa Wave 2, la sua creatività fa, nella sua apparizione, l’isoonda. Speriamo che, al rientro in patria, non confidi a nessuno questo arbitrario gioco di parole e di idee.

Walter Galasso