UN UOMO, MA LO CHIAMANO BARBONE   [TERZINE DANTESCHE / 3]

DI WALTER GALASSO

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Un uomo, ma lo chiamano barbone,
   gli antipodi dell’oro, il viso moro
   come in un lavoro nel carbone,
spoglio dell’orgoglio che odia il disdoro;
   di notte è un caro amico del cielo
   ché nessun tetto giace in mezzo a loro:
bussola impazzì e su mete fu un velo.
   Sogna ancora, poi lo assale l’aurora,
   che solo ad altri dà elettrico zelo
e una energia sorella di bora.
   Il suo giorno, letargo di marmotta,
   -vita che arretra, nessun fiore odora-,
è tempo senza sale e senza lotta,
   la luce complica il suo abbandono,
   ma voto di altri è uno zero in condotta,
lui solo a sé ha da chiedere perdono.

Walter Galasso