FUGA DA UN INFERNO, VERSO  ‘PHILOSOPHY’…:  GIACINTO  10    [RACCONTO  (1 ARTISTA;   3 OPERE)]

DI WALTER GALASSO

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[…INSPIRATION FROM:   ‘Eruption – Mind Fields,   ‘Mordor Nights’,   ‘Valley of Knowledge’,   by Jacek Yerka]


   Scientifico turista, pioniere particolarmente all’avanguardia, l’ex conduttore del cosiddetto ‘Box della Ribellione’, alle prese con una scoperta che esula da ogni possibile paragone, estrae da una tasca un dispositivo di high-tech per filmare l’Onda irrelata. Intende, mentre effettua il video, girarle intorno, affinché la possa inquadrare da tanti punti di vista. Dianzi ha improvvisato, nel suo cervello sempre in bella funzione, una specie di road map in cui il compito numero uno è una prova, da esibire in patria, della sua percezione di siffatta anomalia. Se tanto gli dà tanto, infatti, senza un filmato undici persone su dieci, quando lui racconterà questa sua avventura, non gli crederanno, gli imputeranno la colpa, alquanto trash, di essere un contaballe professionista, iscritto allo scialbo albo dei cosiddetti bauscia. Al minimo dei probabili sfottò, e al massimo della microscopica stima che qualche pio animo vorrà dargli come psicologica elemosina, le sue orecchie sentiranno ‘hai avuto allucinazioni: ci sta, nel faticoso viaggio che hai voluto affrontare’. Ma quale allucinazione d’Egitto! Lui adesso gira un bel film, regista e cameraman al tempo stesso, così poi lo fa vedere ai soliti detrattori scettici e mette idealmente una museruola intorno alla loro bocca quand’essa si accinga a scagliare offensive fregnacce. Solo dopo questa indispensabile precauzione potrà studiare la fattibilità del progetto di ritornare qui, con una ditta di traslochi, e demandare ai trasportatori il compito di trasferire quell’acqua, nella sua incredibile e stupefacente autonomia da tutto, in un luogo di sua proprietà. Ovviamente il ragazzo sprizza ottimistica euforia da quasi tutti i pori.
   Quasi trema mentre si accinge ad attivare la registrazione, ma purtroppo fa irruzione in questa sua eccitante esperienza un evento, drammatico e sinistro, che, nella grave negatività dei suoi danni, stravolge i suoi progetti. All’improvviso su ‘Neo’ si scatena un inferno. Accade, senza nessun prodromo antecedente, una micidiale eruzione, mentre il giorno, per tot secondi -che all’animo del turista paiono un nono di eternità- diventa notte, con una luna inquietante al posto del Sole. L’intelligenza dell’isola vomita fuoco aggressivo, alte e isteriche lingue di fiamme impazzite.

‘Eruption – Mind Fields’  –  Jacek Yerka

   Flames -simili a tormenti dell’Es- che, a partire dall’epicentro dell’evento, si propagano nel resto del territorio.

‘Mordor Nights’  –  Jacek Yerka


   La velocità di questa espansione, meno male per Giacinto, non è altissima, e lui, dopo aver visto l’inizio della mezza apocalisse -inclusiva anche, nel soqquadro cagionato, di un sommovimento tellurico dell’isola-, si rende conto che quel dannato falò si irradia ed è destinato a raggiungerlo, ma ha il tempo di allontanarsi in fretta e furia, correndo istintivamente verso la costa. Per la precisione si dirige in direzione del punto dove ha visto la Valle in mezzo al pelago. Poveretto, ospita nell’angosciata psiche, mentre scappa con nevrotica frenesia, un dispiacere (per aver dovuto abbandonare, obtorto collo, l’amata Wave) così profondo e struggente da causare la fuoriuscita di lacrime dai suoi occhi. ‘Sta batosta gli è piovuta addosso, fra capo e collo, quando il suo cuore e la sua mente avevano all’unisono la certezza di aver già posto in essere l’agognato exploit. È bene che questa waterloo gli insegni un’utilissima lezione: mai dare per scontato nulla, soprattutto un trionfo. Ad alti come a normali livelli di competizione, e in diversi settori della società.
   Mentre, alenante, corre come un campione olimpionico, gli sovviene, flashback in linea con la suddetta tesi, un curioso episodio -intermedio fra il dramma e la comicità- di sport. In una gara di ciclismo un atleta, scattato in volata a centinaia di metri dall’arrivo, quando la sua bici è arrivata a circa quaranta metri dal traguardo ha pensato che ormai fosse lui il vincitore e ha alzato le braccia al cielo, beandosi della presunta apoteosi come un pavone un po’ minchione, e decelerando con autolesionistica spensieratezza. Morale della favola: il competitor che gli era dietro, agli antipodi della sua sbadataggine, strenuamente concentrato nel dare il meglio di sé, ha avuto il tempo, grazie a uno scatto record, di superarlo a un paio di metri dalla meta, risultando il winner della tenzone. Che beffa! Il suo video, divenuto virale nel giro di ventidue ore, ha fatto il giro del mondo. Sul pirla è arrivata, con impietoso sarcasmo, una gragnola di pernacchie. Giacinto non ha partecipato a questo facile dileggio, pensando che, sulla base del dolore probabilmente, anzi sicuramente provato da quel povero diavolo, non fosse il caso di sparare sulla Croce Rossa. Prima ha provato, in un solidale angolo della sua interiorità, compassione per quel ciclista, fregato al fotofinish da un grintoso e mai domo rivale quando già nella sua testa stava brindando, cin cin!, alla vittoria. Ha immaginato che per quell’amaro secondo posto -forse mai, nella storia universale dello sport, una medaglia d’argento è stata vissuta così male da chi l’ha ottenuta- il giovane aveva provato uno struggimento paragonabile a quello di Roberto Baggio dopo il famosissimo rigore sbagliato ai Mondiali. Poi, augurandogli un pronto riscatto in qualche successiva performance, ha inferito dall’evento una lezione utile a lui stesso, in futuro. Se è sbagliato mettere il carro davanti ai buoi, come fa il pessimista doc, è una cazzata pure il vizio di farla facile, credere di avere già in tasca la vittoria prima che un arbitro federale la annunci ufficialmente al mondo.
   Peccato -pensa adesso, con affanno nell’apparato respiratorio e gote paonazze- che su ‘Neo’ il suo cervello se n’è dimenticato. Ad ogni modo, a parte la sua umile voglia di recitare il mea culpa, adesso il suo potissimo bisogno è l’esigenza di mettersi in salvo, con o senza una squisita autocritica. Anche perché si gira per un nanosecondo e si rende conto che le fiamme -paiono tizzoni d’una geenna- lo inseguono come un bracco alle calcagna d’un bandolero. Cinto deve sbrigarsi, ha da abbandonare quanto prima ‘Neo’ e l’incendio che sta divampando sui suoi chilometri quadrati. Sì, su questo non ci piove, ma esattamente come può avvenire questa fuga?
   Non ha scelta, volente o nolente deve tuffarsi nel mare e a nuoto raggiungere una costa di ‘Arcipelag’, non molto distante dall’isola, un posto visto sull’imbarcazione del pescatore Marmarx. Finalmente, dopo una notevole performance, di cui sotto sotto si compiace, giunge in riva al mare, nello stesso punto in cui prima ha ammirato il canyon pieno di libri e mistero.

‘Valley of Knowledge’  –  Jacek Yerka

   Ovviamente il progetto di buttarsi in quell’acqua estranea, zeppa di incognite, a lui sconosciuta, lo preoccupa, ma il ragazzo non ha alternative, o così o Pomì. Dritto, sul confine tra terra e sea, nella sua mente principia a recitare un conto alla rovescia -verso il tuffo- pieno di adrenalina.
   Quando arriva a ‘…meno uno…’ il silenzio circostante -a parte il leggero rumore del fuoco- è rotto da un umano urlo. “Aspetta!”. Il visitatore si volta, esterrefatto, e vede uno strano uomo, percezione che contraddice ciò che egli ha creduto fino a un attimo fa, cioè che ‘Neo’ fosse disabitata. L’indigeno, non nitidamente percepibile, sia perché è distante e sia per il fumo che lo ammanta parzialmente, gli dà una dritta. “Gringo, ci sono, in quel mare, lontano dalle rive del canyon, che si chiama ‘Valley of Knowledge’, larghe aree infestate da squali. Tu, dopo esserti tuffato, nuota in avanti, parallelo al sinuoso confine sinistro della Valle, senza mai allontanartene, e cambia orientamento, imboccando una direzione perpendicolare -per raggiungere uno splendido ‘Arcipelag’-, solo dopo una specie di gazebo. Il punto esatto della svolta a novanta gradi, affinché tu nel proseguimento della nuotata non incontri né pescecani né altri pericoli, è di facile individuazione. Corrisponde, nella biblioteca dentro la Valley, alla scaffalatura dove, se ti affacci, vedrai, quattro ripiani sotto il pelo dell’acqua, il settore  ‘PHILOSOPHY’…”…

CLOSE-UP ZOOM   (‘VALLEY OF KNOWLEDGE’)

Walter Galasso