DI WALTER GALASSO
L’importante Fiera Zootecnica di Arosio, quest’anno alla sua 66esima edizione, attinge pure risultati letterari. Uno, indiretto, implicito, larvato, eppur chiarissimo, è il superamento di una nota poesia di Michel Quoist, “Il trattore”.
È deforme,
marcia a fatica scotendo il suo guscio
pesante,
col naso stupidamente in aria, trafelato,
tossendo a tempo, con la sua rauca tosse.
Imperturbabile, regolare, tira il suo carico.
Trascina quel che mille braccia non saprebbero
smuovere.
Porta quel che mille mani umane
non potrebbero sollevare.
È deforme, un trattore, ma è forte, ed ho
bisogno di esso.
Ma esso ha bisogno di me, ha bisogno
dell’uomo.
Questo componimento secondo Alessandro Carli “odora di terra smossa” [“Il museo dei ricordi contadini di Filippo Giardi, i trattori antichi”, in ‘San Marino Fixing’, 18 gennaio 2022]. È vero, com’è indubbio che la penna dell’Autore, per rimanere parzialmente in ambito agricolo, con la reputazione di questo veicolo usa alternativamente il bastone e la carota.
L’incipit è un aggettivo terribile, ‘deforme’. Gli si attribuisce, con fantasioso élan, un naso all’insù non in qualche allegoria georgica, ma in una specie di diagnosi psicanalitica, perché il suo guardare in alto è un sintomo di stupidità. Obeso -body shaming?-, talché il suo moto è stentato, affetto da bronchite, quantunque la sua tosse, ‘a tempo’, abbia una vaga musicalità. La stroncatura non è finita: è palesemente fuori allenamento, visto che sgobba trafelato. Finalmente, prima di un secondo ‘è deforme’ -aridaje…- si dà a questo metaforico Cesare su gomma una porzione del merito ch’è suo, con la sottolineatura della sua forza erculea. Esso fa -porta e trascina-, si produce in performances che cinquecento esseri umani non potrebbero mai compiere. Ergo l’uomo ne ha bisogno, ma… questa è solo la penultima, illusoria tesi. Nell’ultima, la più importante, un’ode a un’ortodossa visione ‘antropocentrica’ della tecnologia -praticamente una tautologia-, si ricorda al veicolo che esso ha bisogno dell’uomo. Un concetto, tanto vero quanto banale, che lo ridimensiona ideologicamente.
Score finale, nell’ideale match fra punti di forza e debolezze in un trattore: 2 (è forte e l’uomo non può farne a meno) – 5 (deformità, pneumatici che fanno giacomo giacomo, stupidità, bronchite, aggiogamento al pilota). L’onore del mezzo si busca addirittura una ‘manita’.
Ad Arosio la pensano diversamente. La sfilata di questi ‘quadrupedi’, pneumatici extra-large al posto di zampe, parla chiaro, è un’ode al loro onore: vedere il video (allegato a questo scritto) per credere. Egregiamente insieme a splendide auto e moto d’epoca, mica umiliati in una fase minore della kermesse, i trattori di questa Fiera hanno un non so che di energia futuristica. Trionfano, in un redde rationem con e contro elitari pregiudizi. Marciano in forcing versus l’indifferenza. Il loro ritmico roarrr è un’acustica sberla in faccia ai critici e al loro snobismo fuori controllo, né più né meno. Trattori si vendicano dei detrattori, in una rivincita made in Lombardia.
Ognuno di loro è un marchingegno up-to-date, protagonista di un’armonia che riempie il disvalore ‘niente’ di vincenti immagini. Questi motori sono guidati, o.k., ma i proprietari li trattano, mentre li pilotano, con i guanti, rispettandoli, volendo bene a questi preziosi amici, alleati alla pari nel ferace rito della nobile agricoltura.
Nella Rete forse furoreggia l’hashtag #trattorecampione, tanti followers -una moltitudine- ne ammira da remoto la ritmica marcia, nessun leone da tastiera -quella QWERTY si rifiuta di lavorare per digitare fango addosso a questi prestigiosi contadini meccanici-.
Studiamo con acribia il filmato, trovando fra le righe tanta altra roba. Per esempio la loro uguaglianza. Sì, proprio così: sembrano, al netto di vistose differenze apparenti, tutti uguali, in democrazia e fratellanza rurali. Contano parimenti, in una coreografica carrellata di pezzi grossi, su un asfalto che pare red carpet. Intelligenti, altro che stupidi!, con il fiato di un mandrake ciclista che scali meravigliosamente il Monte Zoncolan (pendenza massima del 22 per cento…). Del resto è noto che una delle tipiche prodezze dei trattori è la potenza, capace di tirar fuori automobili in panne -vetture forse più eleganti, sicuramente meno ‘toste’- anche dalle sabbie mobili. Nella Fiera Zootecnica il carosello di questi campioni inficia, una volta per tutte, fino a resettarne lo sfondo concettuale, ogni oleografia in cui essi siano solo mezzi di serie B, reputati inferiori a una limousine come un asino a un cavallo star negli ippodromi. Come ogni animale merita rispetto così ogni frutto di tecnologico progresso, a maggior ragione se un veicolo aiuti il lavoro degli uomini e ne agevoli il procacciamento di saporiti e indispensabili viveri. Lo stesso Michel Quoist non ha potuto non ammettere che “il trattore è forte, ed ho bisogno di esso”. Senza la sua trazione gli agricoltori dovrebbero ogni dì ripulire le stalle di Augia. Che sollievo averlo in garage! E nella parata in oggetto, in quel di Arosio, la schiena di chi li guida è dritta come il suddetto punto esclamativo. Ogni lavoratore nella poetica campagna dell’universo, a qualsiasi latitudine e longitudine, coccola con lo sguardo e rispetta con la manutenzione, come un prezioso amico a cui dà il cinque dopo una vittoria, la sua macchina agricola. Un binomio che è simile all’avventura bucolica di una metaforica ‘joint venture’ in mezzo a fauna e flora.
La Fiera comasca, con il suo lodevole tributo all’importanza di questi bolidi, vuole pure elaborare un focus su tale connubio. Nella road map degli organizzatori la precipua Mission è un omaggio alla cultura, non solo locale. Non a caso l’apogeo della manifestazione, nel suddetto video, è toccato dalla performance della Compagnia Teatrale “Il Lampione”: valenti attrici e attori che declamano “Racconti della vita contadina”.
Giova finalmente enfatizzare, last but not least, un ulteriore colpo di scena: si mormora, in boatos e rumors che serpeggiano nella Brianza come prodezze d’una ferace immaginazione, che un contadino particolarmente prestigioso si sia messo in marcia alla volta di Arosio. Partito da ‘Storia dell’Arte’, “Il trattore rosso”, di Maurice De Vlaminck, viaggia verso la Lombardia. Vuole raggiungere il paese d’un magnifico Campanile, per intrupparsi, qual guest star, con i suoi colleghi in parata. Un Evento imperdibile.
Walter Galasso