DI WALTER GALASSO
Un naufrago, il panico come un ladro,
che ruba pace nel cruccio randagio.
Un tempo in ogni sogno creava un quadro
con nuovi colori e cuspidi di agio;
vagheggia oggi la sabbia di una costa.
Sente in vaga rabbia il mare malvagio,
benché l’acqua non l’abbia fatto apposta
e rea non sia, mentre eroina è la terra.
Rebus la sfortuna, anonima sosta,
nemica, di là, ma non come in guerra,
dove l’avversario ha un volto chiaro.
È una coppia, viaggia dentro e fuori erra,
va in ricordi. Fatterelli?: ora un faro.
Zitto su zattera, senza un compagno,
pensa in riso amaro a euforia del varo
e oceano vede più brutto di stagno.
Noia acre, vige il silenzio, boia dei suoni,
nel rischio sommo si ignora il guadagno,
tortura di cappa, i re giù dai troni.
Cerca invano la forza oltre orizzonte,
poi fra pensieri più forti di leoni
la trova in sé, Mente alta come monte.
Walter Galasso