DI WALTER GALASSO
Sguscianti saponette, ghermirle è un verbo quasi impossibile, viscide, pronte a scappare come se qualche oggetto -animato dalla tecnologia- o qualche soggetto le insegua e loro si vogliano sottrarre a una morsa: alcuni progetti possono somigliare a questa scena. “Non ciurlare nel manico”, dicono spesso a Ennio alcuni amici poco credenti nella sua effettiva volontà di onorare determinati impegni. C’è chi alla sua cerchia appare un re ammantato di una rutilante clamide, assicurata su una clavicola con una fibbia da cui penda un alamaro sgargiante. Nel caso in questione, invece, la reputazione di questo soggetto presso la sua comitiva non è evidentemente a livelli record se i suoi compagni di bisboccia gli imputano una lavativa attitudine a procrastinare operazioni a cui invece, secondo loro, dovrebbe attendere il più presto possibile.
La causa scatenante di queste maldicenze forse è un misterioso episodio del suo lontano passato, come spesso succede in pregiudizi tanto chiari nei loro effetti negativi quanto scuri nella loro scaturigine. Nondimeno l’incertezza della prima e remota causa si abbina con la natura palese e recente di un lievito di questa credenza, cioè una lentezza, di Ennio e di coloro a cui si è rivolto, nell’erezione d’una villa in campagna. Dopo la posa della prima pietra, infatti, e dopo un’incipiente fase, alquanto celere, di lavori, la crescita di quell’immobile in fieri segna il passo. Rischia di appassire, come un fiore sfortunato, o come ore malinconiche in cui una persona rimpianga qualche gioia di ieri.
Lilly -una componente di quel gruppo che tre anni fa lo ha corteggiato ma invano, e da allora ce l’ha con lui, pur dissimulando ufficialmente il suo rancore- per l’ennesima volta, alle sue spalle, lo ha calunniato, mettendo in giro un esempio di fake news, cioè sostenendo che quello stop sia dovuto all’insorgere, nei suoi bilanci, di difficoltà economiche. Subito è stata contraddetta, sempre all’insaputa del diretto interessato, da un elemento maschio della compagnia, Flavio, il quale, accortosi del fatto che quella villa si stesse candidando a essere definita ‘l’eterna incompiuta’, non ha avuto dubbi nell’attribuire questa crisi all’inconcludenza di Ennio, al suo carattere troppo prono a nicchiare, a rinviare, magari trascorrendo mesi e mesi prima di decidere la marca dei serramenti. L’irresoluto asino, che di fronte a due balle di fieno si chiede troppo a lungo quale mangiare, lasciandole entrambe intatte, si sa che fine fa.
Certe volte chi si innamori delle supposizioni, restando lungi da certezze, farebbe meglio, per addivenire al sapore di queste ultime, a eseguire un’operazione semplicissima: informarsi. La verità inerente a questa magione abortita, infatti, è un’altra.
Ennio è partito in quarta nell’elaborazione di questo progetto. Manovali alle dipendenze di un rozzo imprenditore ne hanno innalzato il grezzo. Aveva preventivato un paio di piani, in mezzo a qualche ettaro di feraci zolle. Come spesso succede in casi del genere, l’abbondanza di spazi a disposizione ha poi catalizzato la grandeur dei progettisti e dello stesso committente, cioè il prefato Ennio, il quale ha di buon grado avallato la proposta del capomastro -un tizio assai quotato nel suo ramo, come nell’ippica un cavallo definito crack-.
Egregio dottore, gli ha detto questo guru dell’edilizia, sfogati pure, lo spazio non ti manca di certo, esagera e dimenticati della tua mentalità metropolitana. Qui puoi sbizzarrirti, ogni vano può ammontare ai metri quadrati di cui constano tre stanze della tua casa in città, il salone deve equivalere alla hall di un albergo, la veranda al primo piano falla come una piazzetta del tuo paese natio, e poi moltiplica il numero dei bagni, colleziona balconi à gogo, non lesinare sulle spese e concediti rifiniture prestigiose. Chi è abituato ad abitazioni cittadine deve fare i conti con tanti limiti. Tu, invece, in questo investimento puoi pianificare tutte le rooms che vuoi: sei camere da letto -per te, per i tuoi famigliari, per parenti che vengano a trovarti dall’estero, per amici che non vedi da anni e che all’improvviso si fanno risentire e, per telefono, ti preannunciano che intendono onorarti di una loro visita, ecc.-, uno studio dove tu possa lavorare in solenne concentrazione. A questo proposito, suggerirei di farlo in corrispondenza del boschetto che vuoi far piantumare in un angolo del tuo parco, così mentre il tuo cervello dà spettacolo, viene supportato dal clima rilassante e bucolico di questo angolo di Natura. Il salotto numero uno, invece, quello dove intendi tenere show come un party con centinaia di invitati, è bene che si affacci sulla via, ché una festa ha da essere ambientata in un’atmosfera più elettrica, agitata, rumorosa, altrimenti il rischio di troppo relax incombe e può sabotare la buona riuscita di questi ricevimenti.
Che chiacchierone questo geometra! Gli ha parlato per ore in questa maniera, suggerendo di tutto e di più, caldeggiando la causa di una casa senza limiti, per assalire l’Ego del proprietario con mille tentazioni e ventilargli ipotesi di lusso sibaritico, roba da tycoon. Ennio non ha avuto il coraggio di dirgli ‘Ma che sei, mentecatto! Nossignore, non voglio tutto questo sfarzo’.
Una volta, mentre erano seduti intorno al tavolino di un bistrot e gli emisferi di due meringhe attendevano di essere sbranati da loro, Luca, questo il nome del ‘creativo’, arrivò addirittura a ipotizzare, all’apogeo della sua megalomania, di coronare l’abitazione con un muro perimetrale -costruito al posto di una balaustra metallica- impreziosito da merli disposti a intervalli regolari. Praticamente la sua oratoria mercantile stava proponendo una ridicola imitazione di un castello. Appare lapalissiano che voler scimmiottare livelli troppo alti è peggio che restare al proprio posto e fare il passo lungo quanto la gamba. Ennio è stato persuaso da questo genio del mattone, e lo ha autorizzato a realizzare un buon settanta per cento delle sue esaltate proposte.
Il suo consulente non l’ha avuta vinta solo quanto alla sua idea di corredare l’immobile di una piscina e di un campo da tennis. Questo abbinamento è un classico nella vanagloriosa mania di grandezza di certi soggetti non paperoni, parvenu che, addivenuti a un notevole benessere ma non per questo definibili dei veri e propri ricchi, pretendono di arieggiare gli usi e costumi dei miliardari e subito pensano, quando pianificano una magione al mare o in campagna, di farsi costruire vicino alla villa questi due emblemi di potenza e sfarzo. Magari non sanno neanche nuotare, magari non sanno nemmeno come si tiene una racchetta in mano, però la loro mente subito corre a questi due status symbols, così possono dire in giro che la loro dimora somiglia a certe case di attori del cinema. Ennio non ha dato a Luca il nullaosta in merito alla realizzazione di questo ambizioso piano. Un tale placet avrebbe infatti implicato una lievitazione di costi davvero esorbitante, e il suo portafogli, pur senza scivolare in un principio di bancarotta, sarebbe diventato sottopeso.
Risultato? L’impresa ha iniziato a costruire l’executive casa, pari a quella di un facoltoso dirigente d’azienda, ma a un certo punto -ecco la verità- ha dovuto interrompere i lavori, stoppati dall’autorità giudiziaria in quanto abusivi.
Walter Galasso
Noooooo…che finale a sorpresa per questo racconto scritto benissimo! Sono incantata!