NO MAÎTRE D’ HOTEL?  NO MAÎTRE À PENSER   [Racconto  6]

DI WALTER GALASSO

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   Il fidanzamento fra Gino e Luana:  che storia! Il giovane, nell’aspirare alla mano della principessa, ha sconfitto la rivalità di molti competitor, in particolar modo del dottor Roberto, che ha iniziato il suo pressing sentimentale in direzione del cuore di Lù poco dopo essersi laureato in Architettura. Alcune parenti della ragazza hanno fatto il tifo per questo spasimante, citando anche il suo sapere come valido motivo per dargli corda. In fondo, il fatto che sia addivenuto a un titolo di studio legato all’arte non può che presentarlo in una buona luce: questo ha cercato di farle capire Federica, cugina di secondo grado e amante della cultura. Ma le orecchie di Luana si sono mostrate affette da una strana sordità quando tali parole hanno cercato di esserne percepite. Motivo? Presto detto. Premessa la parità in termini erotici fra Gino e Roberto nella ‘giuria passionale’ rappresentata dall’attrazione della ragazza -la quale ha confidato che ambedue possono andare, dunque gli ha dato una sufficienza senza alcuna possibilità di essere portata a 7 sulla pagella dell’eros-, lei ha escluso il secondo a causa delle sue difficoltà lavorative. Laureato in Architettura, care amiche e cugine impiccione, non significa architetto affermato.
   “Quello lì ha bisogno come minimo di una decina di anni prima di sfondare nel suo campo, fare un mucchio di quattrini e potermi sposare -[con tutti i crismi dell’agio]-. È ancora in cerca di prima occupazione, il suo settore fra l’altro non è neppure facilissimo, poi sembra proprio un po’ imbranato, o meglio: idealista, ecco, è un idealista. L’altra sera siamo usciti insieme, e ha cominciato a fare discorsi dotti, design, poesia della dimora, l’onda di un certo Alto -[ha tolto una a, il noto artista chiamandosi Aalto]-, case senza limiti… Aspetta aspetta, ora mi ricordo un’altra cosa: mi ha parlato pure di una casa sulla cascata, di un tizio il cui cognome inizia con la V -[con la W: Wright Frank Lloyd]-, e giù un sacco di chiacchiere, con lo sguardo ispirato, e balle varie. Io l’ho assecondato, ma fra me e me ho pensato: amico mio, va bene emozionarsi per queste cose, ma l’hai trovato un cantiere dove iniziare a guadagnare la pagnotta? L’hai trovato un noto architetto con cui collaborare facendoti pagare profumatamente? Le chiacchiere stanno a zero, che io sappia non si è ancora trovato il modo, con discorsi culturali fini a se stessi, di accendere un mutuo per comprare un appartamento. Pensa a tenere lezioni accademiche sul concetto di casa? Pensasse a poterla comprare, una bella casa, magari non su cascate e nemmeno in altri posti strani, ma qui vicino, dietro l’angolo, dove un noto costruttore ha innalzato una palazzina piena di lusso e comodità. Abbiamo capito il tipo: inconcludente, irresponsabile, belle parole e pochi fatti”.
   Stroncatura sardonica e impietosa. Luana ha rispedito al mittente la sua corte. No, non si può fare, lei vuole un buon partito, già sistemato, concreto, veloce nella carriera, e poi se è pure colto non guasta, però ‘poi’ vuol dire secondariamente, ché il dato di base deve essere il portafogli, la sicurezza del lavoro, la sua solidità finanziaria. Ci manca solo che lei venga intervistata in televisione, in una trasmissione sulle difficoltà che oggigiorno molti giovani hanno nel costruirsi una famiglia, per la dilagante piaga della disoccupazione, il carovita che galoppa come un cavallo robusto ed energico, l’imperizia di un ceto politico sempre meno capace di assicurare ai suoi cittadini bazza e prosperità. Lei preferisce essere spettatrice di questi talk show, mai sia! ritrovarsi protagonista, nei panni della sfigata che in una piazza, dietro uno striscione a favore di uno Stato più florido ed equo, reclami più diritti.
   Questo il background della sua sensibilità, pragmatica e vogliosa di giungere al sodo nell’esperienza dove il sesso voglia dire anche matrimonio -”ché le due cose, capisci a me, non coincidono”, ebbe a sussurrare una volta a una sua amica, sapendola più libertina di se stessa-. Roberto, e tutti quelli come lui, senza nulla togliere ai loro studi e alla loro sensibilità, come aspiranti suoi sposi sono da bocciare senza la paziente pietà di un appello. Gino, invece, sulla base di questi presupposti, l’ha spuntata, perché lui sta economicamente benone, è un maître -stimato- in un albergo a quattro stelle, paga abbondante, tasche piene, e tra l’altro pure lui alquanto dedito a fare lo splendido in certi suoi discorsi. È vero, quanto a livello di dottrina nel complesso Roby gli è superiore, diciamo che nella mente della ragazza, all’inizio della conoscenza e dell’uno e dell’altro, alla cultura dell’architetto ha dato un 8 pieno, a quella di Gino un 6 e mezzo. Però quest’ultimo, a differenza del primo, è sistemato, e quindi il suo voto fra la sufficienza e un 7 si va ad aggiungere ai numeri del conto corrente, ergo il bilancio finale di questa utilitaristica matematica depone a suo favore.
   Luana si fidanza così col direttore di sala e, strada facendo, arriva addirittura a valutare ancora meglio questa sua intelligenza. Alto il comfort che i suoi guadagni le garantiscono -non le fa mancare nulla, ed è solo il suo fidanzato, figuriamoci cosa farà quando si diranno ‘Sì’ sull’altare e lui sarà il suo legittimo consorte-. Gino, maître d’hotel, pian pianino diventa pure un suo maître à penser, e ne sanno qualcosa amiche e parenti: Gino ha detto, Gino ha fatto, ci sa fare, è saggio, si mette nella manica di una sua tunica bianca certi laureati che chissà come sono arrivati ad esserlo, è una specie di tuttologo, dove lo tocchi tocchi lui se ne intende, è molto curioso, in Internet mentre tanti perdono tempo lui entra in siti scientifici per accrescere le proprie nozioni, eccetera. Un suo zio, Peppino, in famiglia chiamato simpaticamente ‘il sindacalista’, alquanto critico nei riguardi di questa fanatica idolatria, una volta non ne può più e sbotta: “Luana, con questo Gino, mo m’ha rotto proprio i c…….”. Parla con la moglie, che si prefigge ‘acqua in bocca!’ e al consorte suggerisce di non esternare nella parentela questo giudizio troppo, come dire?, al vetriolo. Quindi la nipote non sa che esiste, sul pianeta Terra, chi non la pensa come lei sul suo ‘filosofo’ preferito, e per giunta è un detrattore col suo stesso sangue. Tant’è, punti di vista, per lei Gino è un mito, un grande, e in fondo è meglio così: contenta lei, contenti coloro a cui stia a cuore la sua felicità.
   Purtroppo, però, in questa favola a un certo punto qualcosa va storto, e proprio quando i due piccioncini sono a un passo dagli imenei. Gino, il Maestro della ragazza, viene licenziato dai vertici dell’albergo in cui lavora. Un giornalista locale, in un pezzo che si occupa del caso, ventila l’ipotesi che l’assunzione di colui che ne prende il posto risponda a una logica di ‘gentilezza’ nei riguardi di un papavero, alto e straniero, che sta per diventare un nuovo socio della lussuosa struttura ricettiva. Sarebbe in atto, insomma, un tentativo di dimostrare, alla fonte dei capitali in arrivo, tutta la propria disponibilità ad assecondare i suoi desiderata in termini di influenza nelle scelte interne di gestione.
   Luana? A lei questi retroscena non interessano, non se ne frega niente. È vero che portano acqua al mulino dell’onore del compagno -silurato non per demerito professionale, ma per fare posto a un raccomandato d’un nuovo boss dell’hotel-, però la sostanza non cambia: il giovane è ormai un ex. Il suo boom economico al momento sta segnando il passo, e questo per la ragazza è un’insopportabile iattura.
   All’improvviso ella, di fatto, revoca in discussione l’autorevolezza del suo cervello, perché, pur non dicendogli ‘sei diventato scemo’, lo molla. No maître d’hotel? No maître à penser. Gino, adesso, è come Roberto allora, poiché Rob nel frattempo ha spiccato il volo come architetto, e Luana, se il dottore è ancora libero, e non ha venti chili in più, e non ha contratto l’alitosi, quasi quasi ci fa un pensierino: quella sera, a ben pensarci, come ragionava bene!…

Walter Galasso