UN’EROINA CARINISSIMA   [E-LIT  2;   DA VIDEO A RACCONTO]

DI WALTER GALASSO

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[Di:  brrrtmn] 

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   Un piccolissimo spicchio della Via Lattea, candidato a diventare, se riuscirà a ottenere l’agognato nullaosta dal Palazzo della politica internazionale, lo Stato meno esteso sul globo terracqueo. Mission ardua, ma non del tutto impossibile. Attualmente questo posto fa parte di una Nazione che rilutta a concedergli l’Indipendenza. Essa tenta in tutti i modi di sabotare questo anelito, aspirazione a un’autonomia che il Premier in carica interpreta come un’assurda pretesa, una velleità senza né arte né parte, ma gli abitanti di questi ettari, tipi ostinati, innamoratissimi della Libertà e dei suoi derivati, non mollano. Vogliono esperire ogni mezzo a loro disposizione per affrancarsi dal potere centrale, e in questo sogno a occhi aperti si eccitano culturalmente immaginando che possano strappare, se tutto vada bene, nientepopodimeno che alla Città del Vaticano il particolare primato di Stato più piccolo del pianeta.
   Circolano eterogenei boatos e rumors sul nome che eventualmente, qualora si attingesse il benedetto scopo dell’Indipendenza, la neonata democrazia potrebbe avere. Un’ipotesi è ‘Top’, che piace -per la sua brevità lampo, e anche per le bellissime implicazioni metaforiche e allegoriche- sia ai protagonisti (della lotta per l’autonomia) che ai peones.
   Giova comunque precisare che da queste parti la società non può essere celebrata tout court, come un meraviglioso bengodi in cui dovunque tu vada vedi rose e fiori. Come spesso succede nella Storia, in fasi che con un parolone possiamo definire palingenetiche, in un’etica rivoluzione possono esistere, sin dai suoi prodromi, un’avanguardia lodevole, permeata di nobili pulsioni, disposta a tutto, senza un briciolo di tatto, per esautorare un Ancien Régime bifolco retrogrado e stronzo, e intorno a questa pleiade molti aspetti negativi, che meritino di essere fortemente biasimati. Luci e ombre; l’annoso, forse eterno contrasto fra il Bene e il male, che vuole sconfiggere il suo rivale sostituendone la prima ‘b’ con la ‘p’ e trasformandolo in pene, sofferenze, sconfitta e lacrime; inferno e cultura ferita, con la poesia al Pronto Soccorso in codice rosso.
   In questo momento su alcuni metri quadrati della potenziale enclave, aspirante ‘Top’, sta accadendo un evento che sintetizza perfettamente il suddetto antagonismo. La scena è in un’area splendidamente arlecchina. In apparenza, sulla superficie dello spazio e del tempo, un artistico tripudio di colori. Fiori e immagini, petali e dipinti, una bucolica orgia in involontario onore del sistema Pantone. Simboli, certo per lo più positivi, ma anche a tratti subdoli. Questa zona somiglia al Professor Progresso nella scuola tendenzialmente ‘endless’ chiamata ‘società’. Wonderful effetti speciali, Intelligenza semiartificiale, robot che s’innamorano di Aristotele e davanti a una sua opera versano sincere lacrime di olio. Lo zio Renzo, ne “La strana famiglia” di Giorgio Gaber, che, analfabeta, non solo ha scritto un romanzo ed è andato in tivvù bucando lo schermo, ma ha pure trovato una Casa Editrice disposta a pubblicarlo. E poi un battaglione di fenomeni politicamente corretti, sempre ‘precisini’ e ‘perfettini’ nel proferire parole o.k. e meritare la promozione nella Categoria ‘Stinchi di santi subito’. Modernità fulgida, leviatano scintillante, tecnologia Yahoo!, utilitarie -con maxischermo accanto allo sterzo- che all’uopo decollano, baccellieri a ogni angolo… infinito questo quaderno di lodi, ma… Ma sotto, accanto, sopra, attraverso i watt di questa luce -artificiale, tuttavia una multinazionale sta già provando a fabbricare un surrogato del Sole- c’è ancora, purtroppo, tanta negatività. In primis lei, l’infernale strega in auge dalla notte dei tempi: la violenza.
   Contrastata come si deve? Uhm… Ai post l’ardua sentenza. Tante persone si spendono per osteggiarla in nome dell’etica, ma nel complesso si può dare di più, per dirla con una triadica canzone. Una delle colpe più diffuse è, di fronte all’abietta proliferazione di cruenti fattacci, l’atteggiamento di chi si gira dall’altra parte, lascia che sia, e a carnevale, il 15 agosto, a Capodanno, la notte di Halloween, durante la festa paesana del santo patrono, in breve: in ogni occasione in cui in qualche modo si possa celebrare qualcosa, la festeggia dimenticandosi che nel mondo ci sono guerre tremende, che nel proprio Paese gronda di sangue la sezione dei mass media dedicata alla cronaca nera. Del resto l’Indifferenza al dolore altrui imperversa, nel modus operandi di soggetti egoisti, a prescindere dalle Feste, comandate e non. Accade nella quotidianità, anche nel suo tran tran routiniero, quando B viene aggredito, accoltellato, sparato, e A, siccome è sabato sera, quel che deve fare in movida fa, forse pensando, con fatalismo, che la violenza sia una necessità metafisica e lui non ci possa far niente.
   E qui si sbaglia, come dimostra lo straordinario evento in oggetto, in quel di ‘Top’. Nel bel mezzo d’una bella fantasmagoria di colori, mentre alcuni spettatori hanno la gradevole sensazione che tutto proceda armonicamente, un particolare animale, un pellicano, simbolico più delle tonalità cromatiche da cui è circondato, inizia a delinquere. Incarna un fortissimo contrasto. Da un lato è affascinante -come d’altronde ogni animale-, un esemplare davvero stupendo; dall’altro agisce con feroce spietatezza, catturando una tenera colomba bianca e, nell’anticamera del massacro, trattenendola nell’inferiore parte del becco, chiamata sacco golare. Il destino della preda pare tragicamente segnato:  il predatore, dopo aver espulso l’acqua entrata con il vivente cibo in quella specie di missile, talvolta lungo quasi mezzo metro, non avrà scrupoli nell’ingerire quel dolcissimo emblema di pace. Tante persone, di fronte a una scena simile, la valuterebbero inevitabile, come la sequenza di un brutto meccanicismo. Penserebbero ‘c’est la vie’, convinte che nella durissima legge della giungla sia giocoforza che l’uccello grande si pappi quello piccino picciò. E poi -nella seconda puntata del gap di solidarietà con la polarità debole- non muoverebbero un dito perché ormai il piccione è laggiù, mica si può invertire un destino irreversibile. Si può, si può. Lo insegna al mondo una meravigliosa signora, Beatrice -quel posto non è in Italia, ma anche a quelle latitudine e longitudine il sublime Dante, il letterario motivo di quel nome, è amato-.
   Potrebbe esclamare ‘che me ne importa!’, invece, senza pensarci due volte, ghermisce il pellicano. Il volto della donna è gentile, sereno, molto fine; i suoi modi sono più gagliardi di Rocky all’apogeo delle sue cazzate. Il mostro, nella morsa di Bea, deve obtorto collo -espressione che si attaglia perfettamente alla situazione- fare i conti con un tremendo imprevisto. La signora, infatti, ne apre coercitivamente il becco e con una provvidenziale mano ‘pesca’, da quel gutturale abisso di crudeltà, l’inerme, dolce, immacolata colomba, che ricomincia, sana e salva, a sentire tutta la bellezza della vita.
   Se la popolazione di quel luogo riuscirà a realizzare ‘Top’, la prestigiosa Presidenza del neonato Stato spetta, senza alcun dubbio, a Beatrice. La bianca colomba, simbolo di Pace, sottratta in un mezzo miracolo a una violenta fine, appare una creatura carina; la donna, capace di dimostrare che non è mai troppo tardi per aiutare un essere tenuto in scacco, è una carinissima eroina.

Walter Galasso