BANDITA, MA QUANTO È BELLA!   [GALASSIA UNO – RACCONTI ALL’INFINITO / 12]

BANDITA, MA QUANTO È BELLA!   [GALASSIA UNO – RACCONTI ALL’INFINITO / 12]

BANDITA, MA QUANTO È BELLA!   [GALASSIA UNO – RACCONTI ALL’INFINITO / 12]

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COVER

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DI WALTER GALASSO

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   Una bruna, Chiara, detta ‘Grara’, ozia davanti al negozio -un punto vendita che esita anche merce Lacoste- in cui presta servizio, da un paio d’anni, come vendeuse. Fuma una sigaretta, è seduta su uno sgabello -regalatole da un suo ex fidanzato, che lo aveva rubato in un negozio Satur-, portato da lei stessa su questo marciapiede. Ha un’aria furbetta, le piace piacere, e con la maschile clientela ha un atteggiamento tendenzialmente cangiante. Con chi non le sia a genio è introversa e altezzosa, come un’antipatica nolimetangere. Quando, invece, qualche uomo le sia simpatico ella diventa affabile, una creatura cordiale, un modello di gentilezza.
   Mentre lei ultima il suo parentetico break e rientra nell’elitaria bottega -un esercizio noto in questo rione per i suoi prezzi alquanto carestosi-, in un limitrofo bazar, gestito da esercenti cinesi, una signora irrita il guaglione -Gastone, un dipendente italiano- che ieri le ha venduto un prodotto, una macchina per preparare caffè. La donna, intrisa di vis polemica, l’ha riportata indietro, e adesso pretende che si annulli la vendita e le restituiscano i soldi versati, adducendo, a motivazione dell’istanza, il suo cattivo funzionamento. Il ragazzo non ci sta, respinge l’accusa, sostiene che, ammesso e non concesso che questo oggetto lasci a desiderare, è stata lei a cagionarne l’avaria, ché lui gliel’ha dato in perfette condizioni. “Ma che stai a dire? Ti sei fumato il cervello! Il tuo ‘No’ è un’avania, non puoi arrampicarti sugli specchi e dare a me la colpa della défaillance di questa fetecchia!”, protesta la lady, Elisa Riccadonna, agiata borghese, proveniente da un quartiere bene. I due battibeccano, muro contro muro, il loro virulento antagonismo pare insanabile, non è da escludere che la diatriba si trascini nelle aule di un tribunale.
   È presente alla scena il signor Rodrigo Fortaggio, il quale, ipotizzando che questi duellanti possano decidere di sfidarsi a livello giuridico, sorride in modo amaro nella sua frustrata interiorità. Pensa che l’idea di adire le vie legali, un’ipotesi che sovente eccita qualche soggetto particolarmente puntiglioso e conflittuale, possa trasformarsi in un boomerang pazzesco, o addirittura in una waterloo. Lui ne sa qualcosa. Questo sfigato e povero diavolo, infatti, fino a poco tempo fa impiegato di banca, siccome il suo direttore, Giulio Lopossesi, stronzo doc, era solito trattarlo come una pezza da piedi, perpetrando ai suoi danni una vessazione in salsa di mobbing, ha deciso, quando non ne ha potuto più, di querelarlo, affidandosi a un’avvocatessa, Mara Bentivoglio. La quale lo ha preso per i fondelli, nel senso che, dopo aver intascato doviziose parcelle, ha deregato ai suoi doveri relativi alla difesa di questo assistito. Il travet, dopo aver dato a questa mezza delinquente un sacco di soldi, prima ha perso la causa, poi, in una beffarda ed esponenziale sconfitta, è stato licenziato in tronco dal suo istituto di credito. Perdindirindina, che iella! Ecco perché adesso vorrebbe ingerirsi nel cozzo tra commerciante e cliente e dire ad ambedue “mi raccomando, non fate la gran cazzata di rivolgervi alla Legge, per affidare a un magistrato il compito di decidere chi abbia ragione nel vostro litigio, perché rischiate di non cavare un ragno dal buco e rimanere col culo per terra”.
   Poverino, è scottato, la sua disavventura lo ha gettato nello sconforto. Prima era una decadente mezzamanica, un essere scevro di protagonismo nella cosa pubblica, costretto a essere sadicamente umiliato dal suo superiore, che non si peritava di rampognarlo con cicchetti epici, talvolta trovando pretestuosamente il pelo nell’uovo pur di insultarlo. Però almeno lavorava, aveva un gagne-pain, intascava ogni mese un ghiotto stipendio. Per non aver tollerato, come un pappataci, i soprusi di quel pezzo di …, adesso, a causa della disonestà della principessa del foro, si ritrova disoccupato, più in crisi di prima. Ed è costretto a pensare ogni tanto ‘si stava meglio quando si stava peggio’.
   Ormai versa davvero in un brutto quarto d’ora, anzi di anno. Soffre d’insonnia, patisce inappetenza, nella sua psiche sono comparse diverse paturnie di stampo nevrotico e, il guaio forse maggiore, pure la sua sessualità ha cominciato a fare cilecca. E tutto per il suo errore di credere con fiducia in quella vertenza. Rodrigo ha subito una batosta che ne ha incrinato addirittura l’equilibrio interiore. Ormai questo perdente corre seriamente il pericolo di commettere qualche fesseria inconsulta. Il suo animo esecra Giulio, in un’idiosincrasia per certi versi borderline, perché egli potrebbe ricorrere a una vendetta violenta, picchiandolo selvaggiamente a suon di sberle e calci e cazzotti. E non perde occasione, quando si sfoga con qualche amico, per maledire la Mara, dicendone di ogni, apostrofandola con improperi come ‘mignotta’ e ‘poco di buono’.
   Comunque, al netto di questo asperrimo fiele, nel complesso sa tenere per sé tutta l’amarezza che ne permea la turbata psiche. Anche adesso si astiene dall’intromettersi nell’alterco in atto, proprio per evitare a priori che possano pubblicamente uscire dalla sua bocca parole al vetriolo versus qualche Autorità. Ed esce dal negozio senza fiatare, diretto a una caffetteria di serie D, un malfamato locale dove da qualche giorno si reca spesso per giocare a videopoker. Nel dehors d’un bistrot, che ha l’onore di avere tra i suoi avventori nientepopodimeno che il dottor Mario Lacatone -già ministro della Repubblica Italiana, attualmente grand commis d’una potente multinazionale-, splende l’avvenente venustà di Maddalena Rifroni, titolare di una libreria nei paraggi di un importante teatro.
   Ella non è quel che si suol dire una campionessa di Lavoro. Minuti fa ha abbandonato il suo negozio, appendendo all’entrata un cartello, ‘TORNO FRA POCO’, ed è venuta in questo punto di riferimento della movida rionale, per cazzeggiare, per dedicarsi, in un deplorevole divertissement, all’arte -si fa per dire- del dolce far niente. La Madda è una tipa strana. Sembra che abbia aperto il suo pubblico esercizio non per lavorare, come cespite di reddito, ma per mero hobby. Le piace farsi ammirare. È una gran bella donna, e si tira dietro tanti arrapati spasimanti. Uno di questi, nottetempo, ha dipinto sulla saracinesca della bottega un cuore, allegando al disegno una romantica didascalia, ‘TI AMO’. Rodrigo è forse l’uomo che più sogna di diventarne il principe azzurro Quando l’ha vista per la prima volta ha avuto un’immediata reazione amorosa. È pazzo di lei, la desidera in modo intensissimo, vorrebbe tanto fare sesso con questa meraviglia. Ella ha una grande, conturbante carica erotica. L’uomo, però, ancora non ha iniziato a farle avances, anzi non ha avuto nemmeno il coraggio di attaccare bottone, perché ne ha quasi paura. La sua bellezza lo mette in imbarazzo, lo soggioga, lo depaupera della capacità caratteriale di essere se stesso integralmente. La vede e sprofonda in inibizioni e sterili tabù. Forse non si sente alla sua altezza, crede ch’ella prenda in considerazione, come possibile partner, solo qualche superuomo. Il fan, rinchiuso nell’invisibile prigione del suo complesso d’inferiorità, si limita, in regime di segretissimi peccati, a immaginare, solo soletto, di fornicare con questa pin-up da urlo.
   Rod le getta al volo uno sguardo, così en passant che l’occhio sinistro si fa un po’ male per l’acrobazia del bulbo. Egli si vergogna di guardarla pupille nelle pupille, e si prefigge di indugiare nella contemplazione della venere fra un po’, quando sarà a una quarantina di metri. La vedrà più piccola, ma si potrà gustare con calma lo spettacolo. Detto fatto. Si sistema nell’atrio di uno store, e principia allo spionaggio, che inizia erotico e diventa drammatico. A un certo punto, infatti, arrivano da un lato Chiara e Gastone -stanno insieme-, dall’altro l’avvocata Mara con il dottor Lopossesi -sono amanti-. ‘Ma… Ma… Ma tu vedi quella farabutta! M’ha preso per il culo!’, pensa, esterrefatto, il povero ex cliente. Si nasconde e inizia a filmare. Lui non se ne intende, però, se tanto gli dà tanto, non è normale che un’avvocatessa difenda un assistito contro un uomo con cui lei va a letto. Gli sembra che quella donnicciuola, dicendo ‘fanculo” alla deontologia, si sia macchiata dell’ennesimo conflitto d’interesse nella storia del creato. Lui filma, e magari, rivolgendosi a un vero avvocato con le palle quadrate… Colpo di scena: il suo performante smartphone riprende la Madda mentre, con tutta la circospezione di cui disponga la sua prudenza, dà, prima ai giovani piccioncini e poi al duo ‘direttore & concubina’, dosi di cocaina.
   E adesso? Rod ha nel suo dispositivo la prova che incastra due persone che egli detesta con il meglio delle sue forze. Volendo, può anche ricattare le due canaglie, comunque può accusarle davanti a forze dell’ordine. Il suo animo, però, è scrupoloso, e inietta nella sua tentazione di vendetta un iniziale senso di colpa. Difficile prevedere se l’uomo vorrà scegliere un morso, che fotta con gli interessi pappone e demonia, oppure un seme di rimorso, provato prima ancora di aver posto in essere una denuncia o una delazione o un ricatto. Per il momento, quando si allontana dalla scena dello spaccio, si limita a non cancellare il video. Anche perché include la Madda: bandita, ma quanto è bella! Rivederla sarà stupendo.

Walter Galasso