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DI WALTER GALASSO
Certe volte la realtà supera la fantasia. Questa frase, un hapax legomenon nell’opera omnia di un autore minore (inerente alla storia della letteratura italiana) che forse conoscono solo quattro gatti, è invece quasi un intercalare nel linguaggio di un mio conoscente, che la usa anche quando non c’entri affatto, probabilmente perché è intimamente sedotto dal suo suono. Io cerco di non abusarne, al bando ogni overdose, soprattutto quando ci sia il rischio di un banale, stucchevole, becero déjà-vu. Nel presente scritto l’ho scelta come incipit perché, al netto di tutti i miei preliminari tentativi di trovare una valida e più originale alternativa, dopo varie riflessioni ho finito con il concludere che nel caso in questione è perfetta, calza a pennello.
In questi giorni si registra un ambaradan a livello mediatico, impazza, in tutte le salse possibili e immaginabili, e sulla totalità -splendidamente bipartisan- dei giornali, una notizia che pare lo squisito frutto d’una mente ferace, ricca di poietica immaginazione, con un estro compositivo capace, in una vulcanica creatività, di eruttare idee così inverosimili che di più è quasi impossibile.
Protagonista di un fattaccio, accio davvero, è nientepopodimeno che un mandarino del Palazzo, un vip con tutti i crismi dell’Eccellenza, un ottimate stabilmente nella stanza dei bottoni, forse sin dai tempi del primo sbarco sulla Luna. Lo chiamerò… Lo chiamerò… Beh, in ottemperanza a canoni di elegante privacy, lo chiamerò XY -il cognome è Y, come una fionda-. È d’uopo una preliminare precisazione, doverosa con un soggetto che è forse -ho scritto forse?: ebbene sì, ho scritto forse- in procinto di essere trascinato nelle aule di un tribunale, nelle sgradevoli vesti di imputato: c’è un’ indagine in corso, e non si può ancora asserire al mille per cento che le accuse mosse a costui siano giustissime. L’istanza di garantismo esige una sospensione, almeno parziale, del definitivo giudizio, in attesa che l’iter della legge faccia compiutamente il suo corso. Ciò detto, passiamo al dunque, senza menare il can per l’aia.
Questo italiano fisicamente non passa inosservato, e il paparazzo Impicciari ne sa qualcosa, perché l’ha incontrato, tot mesi fa, a Piazza Pazza, e ha archiviato sul suo smartphone le foto in un file denominato “Il Vatusso”. Vestito in chicchere e piattini, ammantato di un sibaritico abito, un sartoriale e luccicante completo, chic dandy in giacca e cravatta, questo politico, in compagnia di un’acquiescente suite, si stava appropinquando al meraviglioso Palazzo che ospita l’Ambasciata d’uno Stato importante. Doveva partecipare, come invitato di riguardo, a un diplomatico party.
Molti passanti hanno spalancato gli occhi nella prima percezione de visu di un pezzo grosso che avevano già visto tante volte in tivvù e sulla carta stampata e nell’oceanica dimensione di Internet. Un vip con la statura simile a quella di un giocatore di basket, allampanato oltreché segaligno, così insolitamente alto e magro da tendere a oscillare e incurvarsi. Per qualche analista una tale foggia fenomenologica può rappresentare un ‘fisico del ruolo’ a livello di Potere, ma, va da sé, una siffatta interpretazione lascia il tempo che trova. Se qualcuno, vedendolo, pensi che dia proprio l’idea di un alto -è il caso di dire- papavero, è solo perché lo ha visto e rivisto in tantissime occasioni nel piccolo schermo, o in fotografie pubblicate dai media.
In un’altra circostanza XY è stato avvistato dalla signora Concetta Amalfo, ospite fissa di un noto programma televisivo. Ella, prima di ottenerne un selfie, ha subito notato il non so che di signorile che caratterizzava l’uomo. In una sua mano stringeva una ventiquattrore in pelle, la cassetta dei suoi attrezzi, il contenitore d’intellettuali ferri di un mestiere alquanto invidiato. Molti rosiconi, infatti, metterebbero una firma e forse esiterebbero -cioè venderebbero- l’anima al diavolo per avere un decimo dei suoi onori e privilegi.
Questo personaggio è sulla cresta dell’onda da decenni. Rispetto al suo debutto nella stanza dei bottoni, vano aulente più d’una profumeria con tutti i prodotti senza tappo, in Italia sono cambiate, talvolta in veri e propri traumi palingenetici, tantissime caratteristiche, e/ma lui, nella sua importanza, è rimasto (più o meno) identico. Immarcescibile, giammai effimero, diuturno come una Sostanza, sempre alla moda, simile, da questo punto di vista, alla pizza e alla pastasciutta, due ghiotte eccellenze del Made in Italy. Il suo curriculum e il suo cursus honorum grondano di allori. La lista inizia con ‘onorevole’ e include ‘ministro’, fino ad ‘amministratore di condominio’.
Quando l’asciutto gigante marcia verso la fastosa, faraonica sede del suo studio professionale, quasi barcollando per la sua poco equilibrata fisicità, i testimoni che lo riconoscono lo guardano in un mix di ammirazione e livore, ognuno dispiacendosi della propria inferiorità sociale rispetto a questo divo.
Sua Eccellenza è accolta con il tappeto rosso nel quartier generale di una multinazionale ogni volta che va in questo tempio, off limits pure per un ottimate che recentemente, recatosi lì senza aver preannunciato la visita, non ha ricevuto udienza dal Presidente. Tante le misure di sicurezza per filtrare gli accessi, controlli h24, ma il dottor Y trova sempre aperte le porte del sancta sanctorum. Chissà questa primadonna come se la spassa lì dentro, intenta a brindare, cin cin, con eterogenee personalità, a concionare in qualche salotto buono, a essere culo e camicia con il padrone di casa, prodigo di atti cortesi verso questa guest star.
Queste considerazioni sono finalizzate esclusivamente a evidenziare un’importanza alla quale la vicenda che sto per raccontare è un incredibile contraltare. Il dottore, alla luce del suindicato prestigio, dovrebbe, noblesse oblige, comportarsi sempre in e con un’adamantina moralità, dando un ottimo esempio sul piano d’una squisita etica, e invece attualmente si ritrova nell’occhio del ciclone, per un reato che ha commesso in un momento di debolezza. Un episodio così strano che molti cittadini stentano a credervi, sospettando che forse al suo posto ci sia stato un suo fratello gemello, identico, tale e quale. Purtroppo per questo sfigato protagonista, che sta seriamente rischiando di sfregiare indelebilmente una reputazione costruita in decenni di onorata carriera, è proprio lui, scevro di qualsiasi brother gemello, a essere stato beccato con le mani nella marmellata.
Seguendo la regola delle Cinque W, do il dovuto risalto al ‘What’, al ‘Che cosa’, al mero fatto in oggetto, e ritorno indietro nel tempo, al momento della marachella. XY è in un aeroporto -mi chiedete quale?: uno sulla faccia della Terra-. A breve salirà su un veloce jumbo jet per recarsi in una città straniera, dove parteciperà, con un ruolo topico, a un’illustre assise, afferente questioni di politica europea. Perdindirindina, che onore! Questo boss è nel bel mezzo di un’avventura ad alti livelli, ancora detentore di incarichi apicali ed epocali. Come minimo, con cotanta responsabilità sulle spalle, deve anelare ad apparire uno specchiato gentiluomo. Sa di essere molto conosciuto, non può che aver presente la sua collaudata e tradizionale notorietà, ergo a maggior ragione è bene che in lui un’integerrima istanza etica sia sempre fondamentale nell’economia psichica della sua interiorità. Egli deve, perché deve, in un sentito imperativo categorico kantiano, comportarsi con una rettitudine da dieci e lode in pagella. Invece sgraffigna merce, si macchia di taccheggio, con una mano più celere dell’aereo, ma purtroppo viene visto da diversi addetti. Il responsabile della sicurezza, siccome questo cliente è recidivo nel commettere questo tipo di furto in tale scalo, decide di adire le vie legali. Negli ultimi tre mesi ventisette ladri in azione in un negozio, diventati, dopo l’appropriazione indebita, imputati in un processo, sono stati tutti, dal primo all’ultimo, condannati. Nessuno se l’è cavata con una multa. Probabilmente anche XY dovrà affrontare un processo, e probabilmente alla fine verrà condannato. O no?… A proposito, dimenticavo: ogni riferimento a persone esistenti o a fattacci realmente accaduti forse non è puramente casuale…
Walter Galasso