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DI WALTER GALASSO
Il signor Peazzo, guaglione né lode né infamia, è un teen-ager come tanti. È contento di chiamarsi come un mitico idraulico italiano, (Super) Mario (Bros), mascotte dell’azienda videoludica Nintendo, famoso personaggio, di videogiochi e non solo, partorito dalla ferace mente di Shigeru Miyamoto. Un simpatico e iconico simbolo, sin dal suo debutto in “Donkey Kong”, star di tante opere.
Il protagonista di questa storia ha visto il suo omonimo mito solo in videogiochi a piattaforme, ma è al corrente del suo poliedrico successo in un’eterogenea gamma di opere, come film d’animazione, fumetti, lungometraggi, telefilm e pure qualche show in noti e affollatissimi parchi tematici.
Mario Peazzo ha uno zio, Pinuccio, che esercita il mestiere di idraulico, e una volta, chiacchierando con lui, poco dopo aver gustato un ghiotto hors-d’hoeuvre, in un pantagruelico banchetto natalizio, gli disse, scherzando ma non troppo, che era pronto a scommettere tutti i risparmi contenuti nel suo dindarolo, a guisa di porcellino, sulla verità di un suo intimo convincimento: “Caro zio, non ho dubbi, tu venderesti l’anima al diavolo per ottenere anche solo un centesimo della fortuna di Super Mario”. Di fronte all’ignoranza del parente, lo guardò allibito. Possibile che qualcuno, sulla faccia della Terra, non conosca quel personaggio stracult?
Il ragazzo è impressionato dall’apoteosi di una saga in cui finanche alcune serie spin-off hanno ottenuto un boom record. Si augura di somigliargli, almeno un po’, nel suo futuro, di spiccare il volo, in un decollo purchessia. Quel pupazzo, in fondo, ha un lavoro semplice, non è mica il Presidente degli Stati Uniti, eppure ce l’ha fatta, è, eccome!, un qualcuno, e la sua storia, edificante e democratica, insegna, pur in un ambito paragonabile a un balocco, che chiunque, con un pizzico di fortuna, anche un gagliardo operaio, può distinguersi dalla massa ed eccellere nel firmamento internazionale della celebrità.
Mario esterna la sua giocosa idolatria per quel piccolo e buffo campione anche indossando talvolta un berretto simile al suo cappellino e usando, come suoneria, un motivo, by Koji Kondo, legato a uno di quei vincenti videogiochi.
Jumpman, italoamericano nato a Brooklyn e conosciuto ovunque, ha realizzato, nella sua proletaria e umile salopette blu, res gesta pur senza essere chissà chi: l’omonimo adolescente incrocia le dita e sogna a occhi aperti che fra qualche anno in uno sperduto villaggio della Cina una persona, mentre in un pissi pissi un amico esclami “Quant’è fico quel super Mario!”, le chieda “Ti riferisci a Mario Bros o a Mario Peazzo?”…
Walter Galasso