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COVER
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DI GABRIELE BOCCIA
Non riusciamo a comunicare,
come un telefono rotto con cui
possiamo chiamare solo noi stessi.
E siamo soli perché vogliamo
esserlo, per non perder nemmeno
il tempo di parlare e di scoprire.
Non c’è nessuno ad ascoltare
dall’altro lato; divisi da una
distanza incolmabile. No,
il progresso ha creato più bivi
e modi per perdersi. Io non voglio
vivere in quest’epoca falsa,
ora il virtuale è più del reale.
Celebrare la bugia? La solitudine?
La comodità? L’ipocrisia?
La macchina ci ha tolto il senno.
Non c’è nulla di sincero nel dare
più valore alla maschera che
al volto veritiero.
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In origine queste erano due poesie diverse “Senza linea” e “L’età virtuale”, entrambe si reggevano sullo stesso tema, entrambe molto corte. Unirle è stato un passo logico e pigro assieme.
Gabriele Boccia