AMORE, NON VERSUS MA VERSO AMICIZIA   [Bozzetto  22]

AMORE, NON VERSUS MA VERSO AMICIZIA   [Bozzetto  22]

AMORE, NON VERSUS MA VERSO AMICIZIA   [Bozzetto  22]

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COVER

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DI WALTER GALASSO

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   Paolo e Mirco, suo amico carissimo, da sempre. Nel rione quasi tutti sono a conoscenza delle affinità elettive fra questi giovani, anche perché loro stessi, quando anni fa hanno varato un esercizio, in qualità di soci alla pari, lo hanno denominato ‘Chiave e materozzolo’. Un’etichetta legata, certo, alla tipologia mercantile di quel locale, una ferramenta nell’outskirts della loro città, ma innanzitutto un riferimento al loro fraterno legame.
   Un connubio che adesso deve resistere al tentativo, da parte della girlfriend di Mirco, di dargli un aut aut, ‘o lui o me’. Sonia è un po’ infastidita dal fatto che il suo ragazzo, almeno secondo lei, sia ‘Paolodipendente’. I due sono seduti su uno scoglio, c’è maretta vicino al mare, la ragazza gli sta imputando un eccessivo attaccamento all’amico. Arriva a dirgli, in un’incazzatura senza peli sulla lingua, “Nella tua vita non si muove foglia che quello non voglia”, esagerando apposta, ovviamente, per rendere meglio il concetto. Miro -così compare sul suo social network preferito, su cui si è registrato con un farlocco indirizzo di posta elettronica per meglio tutelare la propria privacy- tiene in modo diverso ad ambedue, e adesso vuole riuscire, ma con tatto, a farle capire che lei, con la sua pur comprensibile idiosincrasia per quel suo ‘fratello’ non di sangue, sta prendendo un granchio.
   “Dammi retta, stai sbagliando. Ci sta, per carità -le dice in riva a un Tirreno molto mosso, mentre la lunga chioma di entrambi sventola come la bandiera d’uno Stato chiamato ‘Pensiero’-, sbagliare è umano, e anzi tu sei bravissima, perché questo è il tuo unico errore, mentre io sono un incasinato pasticcione seriale”. Furbo incipit del suo tentativo di farle cambiare idea, prima puntata -nella serie di gradini che vuole percorrere per arrivare alla meta- piuttosto buona, mentre il secondo round è a dir poco strepitoso.
   La sua romantica e imbronciata dulcinea osserva la marina tempesta, fingendo di essere distratta dalla sostanza del litigarello battibecco. Poi si gira, e guarda il compagno con aria di simpatica sfida alla sua parlantina -della serie: “Aspetto lo spin off della suadente fregnaccia che dianzi m’hai recitato con maestria”-. E lui, convinto, con una psicologica grinta da manuale, di poter portare a casa pure il secondo round, estrae dalla manica un magnifico asso ideologico, dicendole che Paolo, in camera caritatis, quando loro due si sono confidati di tutto di più, l’ha decantata, dipingendola come la donna ideale per chiunque, e confessandogli che “Sonia, caro fratello, è riuscita, per la prima volta da quando ci conosciamo, cioè da sempre, a farmi provare invidia per te. Sei fortunato, in lei la bellezza della mente è pari a quella della stupenda donna”.
   Man mano che le rivela queste segretissime sviolinate, la sua ragazza cambia cera del volto e tonalità emotiva. Prova una sensazione paragonabile a quella di una lettrice che, bevendosi un romanzo, resti di stucco quando, nell’agnizione del personaggio X, lo scopra diversissimo da come le era sempre parso prima di quel colpo di scena. Questo chiarimento, che avrebbe potuto trasformarsi in un redde rationem preliminare a un’irreversibile rottura, si sta invece trasformando nell’esatto contrario di un drammatico ‘The End’. I piccioncini fanno la pace, iniziando a fare le fusa. Non si limitano a cambiare discorso: tacciono con la lingua, della loro voce fa ora le veci il linguaggio del comportamento. Passeggiano mano nella mano nell’invisibile regno d’un vento protagonista. Non sono a un passo da un poetico settimo cielo, ma ne sentono il simbolico profumo. Il bianco della schiuma delle onde ormai somiglia a un simbolo di pace.
   Quasi del tutto guarita l’ambigua irritazione del loro idem sentire, addirittura migliorato l’afflato fra i loro vicinissimi cuori. Ancora più rilevante il passo in avanti della e nella triangolazione fra loro e Paolo, che, sin dall’indomani, dal ‘The Day After’ di quel decisivo abboccamento, guadagna moralmente, in un’inversione a U dei loro rapporti, l’inedita benevolenza della bionda. Una provvidenziale coupure dovuta certamente all’affettuosa astuzia di Mirco-Miro, che ha saputo prendere dal verso giusto la comprensibile antipatia della sua anima gemella per il suo più caro amico.
   Una furbizia che, però, è bene precisarlo, è stata del tutto priva d’una componente di mendacia retorica. Nella suddetta circostanza, infatti, l’uomo ha solo ingigantito il buon giudizio di Paolo in merito al valore della sua fidanzata. Non si è permesso di dire il falso, ha soltanto abbellito e potenziato e migliorato il vero.
   Oltre a questo dato, molto edificante e carino, bisogna mettere un accento, nell’aneddoto di quel colloquio a un tiro di schioppo da un pelago imparziale, su un importante significato della sua condotta. Il giovane, stretto fra l’amicizia e l’amore, legatissimo parimenti all’uno e all’altro fronte, in un’istintiva autodifesa ha saputo intuire il metodo migliore per dirimere con precisione e delicatezza il problema, senza tagliare un nodo gordiano: ragionare. Non s’è arreso al diktat della sua partner -‘mollalo, ché non ne posso più!’-, né s’è sbarazzato di lei, e ci mancherebbe altro!
   Certe volte, anche in alcune canzoni, per celebrare la solenne sacertà dell’amicizia qualche autore, per fare l’epico fenomeno, e magnificare senza se e senza ma e pure senza però il suo amico per la pelle, sostiene che una sua compagna, gelosa del loro indissolubile legame, gli ha dato l’ultimatum e lui, senza pensarci tre volte, l’ha fatta diventare ex. Fregnacce doc, stupidaggini destituite d’ogni fondamento. Al netto, per carità, del pregnante valore d’un singolo friend o di tutta una comitiva, una Donna viene sempre prima, va da sé. È Regina, signora e padrona, Meta megagalattica, ha sempre la precedenza. Il suo Potere, in amore, è superiore a quello che, in politica internazionale, possa avere il Presidente degli Imperatori. Se un fidanzato o un amante o un marito lasci la sua donna, perché gli ha detto “devi disputare meno partite di calcetto con i tuoi compagni di merenda, e devi fare quello che dico io, cioè farmi divertire in una godereccia e mini vacanza, quando gioca la tua squadra del cuore”, beh, delle due l’una: costui o non sta bene mentalmente, e abbisogna di un performante neurologo, oppure non è davvero innamorato della sua lei. Mirco, invece, ama la sua Sonia, tant’è che, fidanzati ufficialmente, con un canonico scambio di anelli di alta oreficeria, hanno già deciso la data delle nozze.
   La conciliazione di questo sublime eros con l’amalgama affettivo che ha con Paolo è rampollata, con armonia e naturalezza, dall’intensità dello slancio spirituale in cui, appunto, tenendo sia alla girlfriend che al ragazzo, il suo Io ha fortissimamente ricercato, in un momento d’emergenza, il miglior modo di guadagnare la via d’uscita. E così ha fatto funzionare il cervello.
   Non sa quello che si perde chi pensi di apparire nel miglior modo possibile atteggiandosi a mandrake forzuto, a ganassa bravo a far la voce grossa come un carismatico maschio alfa. La Forza più efficace e bella, degna delle particolari risorse che la Natura ha gentilmente regalato agli esseri umani, è quella dell’intelligenza. Mirco l’ha scelta, nella sua persuasione di un’incavolata Sonia, innanzitutto perché una persona, e anche qualsiasi altro animale, in un momento critico riceve dal suo istinto suggerimenti più preziosi di quelli che potrebbe dargli un think tank di mille superdotati consulenti. E poi perché è un artista. Come Paolo. Già commercianti, nel periodo d’una fisiologica gavetta, adesso riescono a produrre opere piuttosto quotate e, in una bravura esponenziale, a gestire, come vicedirettori alla pari, un’importante Galleria. Il direttore non esiste, perché al timone c’è una direttrice: Sonia.

Walter Galasso