CONTRO TARANTASIO OCCORRONO CORAGGIOSI, AMANTI DELLA LOMBARDIA:  I WRITERS   [Writers e Tarantasio – 3;  RACCONTO  (FAVOLA);  Comuni:  MILANO,  LODI,  BERGAMO,  CREMONA]

CONTRO TARANTASIO OCCORRONO CORAGGIOSI, AMANTI DELLA LOMBARDIA:  I WRITERS   [Writers e Tarantasio – 3;  RACCONTO  (FAVOLA);  Comuni:  MILANO,  LODI,  BERGAMO,  CREMONA]

CONTRO TARANTASIO OCCORRONO CORAGGIOSI, AMANTI DELLA LOMBARDIA:  I WRITERS   [Writers e Tarantasio – 3;  RACCONTO  (FAVOLA);  Comuni:  MILANO,  LODI,  BERGAMO,  CREMONA]

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DI WALTER GALASSO

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   Il luminare, chiarissimo in una sera due volte scura, inizia a spiegare al dottor Luigi Presutti, amministratore di lungo corso e in questo momento attento come un discente modello, i requisiti che non possono non avere le persone a cui sarà demandato l’incarico di fronteggiare Tarantasio.
   Precipuo punto di forza: una bassa dose, magari proprio l’assenza, di paura nell’animo. Ma, ci tiene a precisare, quando lui dice animo vuole dire davvero, esattamente, al mille per cento l’animo, in una tautologia per certi versi non superflua.
   Un essere umano, infatti, può essere gagliardo solo in apparenza, all’esterno di sé, nelle proiezioni fenomenologiche della sua identità, capace, qual provetto attore, di dissimulare una fifa monstre. Abbondano, per esempio, i cosiddetti guappi di cartone, i bulletti che sanno recitare egregiamente il ruolo d’invitti supermen, ma poi, assi di fiction, sotto sotto se la fanno addosso davanti a un vero pericolo. Del resto non esiste il proverbio “can che abbaia non morde?”. Esso si attaglia a chi, appunto, eccella nella depravata abilità di essere tutto fumo e niente arrosto. Il professore abbina la sua stigmatizzazione del lottatore double face, fuori ganassa e dentro cacasotto, con un caveat in e a cui crede con autentica ‘belief’. Può anche darsi che un tipo così, al netto della negatività d’essere interiormente fifone, vada comunque lodato per la sua temerarietà di facciata, perché in molte occasioni essa è comunque tanta roba, magari tutti. Un giovane che accetti di battersi a duello con un rivale, anche se segretamente lo tema in una rigogliosa scarica di adrenalina, e che fra fight e flight scelga la prima possibilità, è comunque nel complesso un tipo positivo. Così come la simulazione d’intrepida forza d’animo dà, nel match, un bel po’ di frutti. Quel che succede, passando dalla dimensione dell’antagonismo mavorzio a quella del gioco sul tappeto verde, nel bluff in una partita di poker. Se venga fatto bene, senza tradire emozioni, con scafata rappresentazione di ottimismo, l’avversario abbocca all’amo e non è capace né di  ‘raise’  né di  ‘call’,  cioè né rilancia e neppure vede: si limita a passare, e può darsi che lui abbia un full, e ha temuto un poker dell’antagonista, che invece, appunto bluffeur, ha solo una doppia coppia. Anche in Natura, fra animali, verbigrazia tra cani, si può assistere a una siffatta dinamica. Proliferano i reels e video, nella sfera dei social network, in cui un chihuahua non si perita di sfidare un rottweiler che, nonostante la propria maggiore forza, reagisce con timore all’assalto del piccoletto, capace di bullizzarlo con il suo audace bau bau: un nuovo Davide versus Golia. “Nel regno animale non di rado, caro dottore, l’ostentazione di temerarietà paga, fatti leone e potrà succedere che il lupo non solo non ti mangi, ma se ne scappi come un codardo a quattro zampe. Nel caso in questione, però, non può funzionare nemmeno la falsità del campione mondiale di recitazione”.
   Ed enuclea l’essenza del problema: con Tarantasio non attacca. Per giocarsela in uno scontro con l’orco un suo nemico davvero non deve ospitare, negli abissi del proprio oceano psicologico, nemmeno un grammo, o un centimetro, o uno zinzino di terrore, altrimenti va incontro a una débâcle. Il drago, infatti, innanzitutto ‘sente’ quel che prova nelle sue latebre chi gli sia davanti, come i cavalli o i cani possono presentire l’arrivo di un terremoto. In secondo luogo, se subodori un panico sgomento si esalta e, con il sentimento della probabilità dell’altrui inferiorità, diventa ancora più esiziale. Qualora, al contrario, l’avversario sia veramente permeato d’una grande forza d’animo, esso, captandola a menadito, tende a inibirsi. La sua gagliardia fa un passo indietro, forse perché l’animale pensa ‘se quel nemico non mi teme, e resta impassibile di fronte alla mia manifesta superiorità fisica, evidentemente dispone, nel suo privato arsenale, di risorse speciali’. “Ovviamente non si può avere certezza in merito a questo possibile ambito di causalità del processo in oggetto, ma sul fatto che l’interiore, verissimo, verace coraggio di un nemico metta a disagio la sua grinta, e quindi il potenziale bellico della sua efferatezza, non ci piove. Ne consegue, egregio assessore, l’opportunità che nella vostra stanza dei bottoni siate capaci di affidare l’incarico di sfidare Tarantasio a qualche ‘chevalier sans peur et sans reproche’ -il prof pronuncia la citazione con uno sfoggio di erre moscia, reputando che un pizzico di rotacismo contribuisca a rendere meglio l’idea-.
   L’intellettuale ha cercato di essere divulgativo, di non parlare in punta di forchetta, ha tentato di comunicare papale papale le sue idee: tutto sommato è riuscito nel suo intento, ché il dottor Presutti  “mi è chiaro, mi è chiaro il concetto”, anche se il segmento in francese lo ha vagamente spiazzato. Arco Cerea, è bene precisare, voleva spiegare con brachilogia i suddetti argomenti:  s’è dilungato obtorto collo, poiché, strada facendo, ha intuito che era d’uopo far capire in modo distinto e chiarissimo la tematica. Non si può correre il rischio che il Palazzo confonda, nella scelta di un pool di prodi antidrago, miti fasulli con veri eroi, così commettendo errori sesquipedali.
   Essendosi ovviamente accorto che la sua concione è fin qui durata qualche secondo di troppo, e bisogna quanto prima passare dalle parole ai fatti nell’osteggiare il dinosauro, cerca di recuperare tempo nell’esporre il secondo, indispensabile asset. Chi dovrà sfidarlo deve amare questa Regione, “il drago, assessore, vuol bene alla Lombardia, altrimenti non avrebbe avuto l’onore di vedere un suo cucciolo nel Duomo, e tende ad ammansirsi se percepisca in chi sia nel suo raggio d’azione un medesimo affetto campanilistico”. E sono due: due attributi che non possono mancare nei suoi oppositori.
   “Dovete sbrigarvi, perché, come narra una leggenda, Tarantasio, dopo il risveglio serale da una lunghissima fase di letargo, tende a essere meno aggressivo fino all’alba del giorno successivo: meglio ingaggiare la tenzone in queste tenebre, aumentano le chances proprie se l’odio altrui è un po’ in sordina”. L’oratore telefonico, ormai in procinto di congedarsi, tiene ad aggiungere “se poi volete chiedere un aiuto a un suo celebre pronipote, il Cane a Sei Zampe dell’ENI, magari ottenete qualche risultato, tentar non nuoce; a me, però, risulta che non corra buon sangue fra i due, che il nipote abbia rotto da tanto tempo i rapporti diplomatici con lo zio”. “Processore…ehm, pardon, volevo dire professore, se lo dice lei io le credo sulla parola: inutile perdere tempo prezioso, dobbiamo agire hic et nunc -il politico forse vuole, dopo il francese dell’altro, raggiungere la parità con uno spruzzo di latino: 1-1, quando ci vuole ci vuole-. Parlo subito con il vice del Presidente, il dottor Mirco Obiettivo”.
   Questo abboccamento vis-à-vis accade dopo una cinquantina di minuti, e Luigi, con la sensazione che scotti la terra sotto i suoi piedi, si dispiace di non aver trovato prima il personaggio, ma Mirco, un profondo conoscitore del milieu lombardo, e un amministratore caratterizzato da una cristallina onestà intellettuale, recupera il delay ed eccelle in velocità nel trovare la soluzione quando l’amico gli riferisce le dritte del Professor Cerea. Chi può essere una persona coraggiosa, che non abbia paura di niente e nessuno, e che ami la Lombardia, possibilmente molto atletica? “È ovvio, caro Luigi, non ho alcun dubbio in merito:  un urban artist”. Il Palazzo decide su due piedi di chiedere aiuto ai writers.

Walter Galasso