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DI WALTER GALASSO
Heinrich Böll
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Un sofisticato, curioso marchingegno nel logo d’una marca famosa, in un periferico angolo pubblicitario di un giornale. Una testata non solo schierata, ma, orrore nell’errore, certissima di militare nella Verità. E la tolleranza illuministica verso chi la pensi in modo diverso? Va a farsi benedire, forse da parte di un punto cardinale -Sud?- che ha già raccomandato, in un’importante azienda pubblica, diversi personaggi, fra cui un asso di tempi bui.
Pance piene in una tribù che non tribola mai, ancora è lontana anni luce -una distanza scura come una patria sotto un duce- la vera uguaglianza fra tutti i Comuni. C’è il paese dove quasi scarseggiano acqua e luce e fogne e quello, caro al Palazzo, dove le fogne, bipedi, abbondano, prepotenti che fregano quintali di privilegi, a discapito della dignità democratica di tanti posti in capo al mondo, mentre pseudostampa locale gli tiene bordone e vomita quotidianamente peana pro signorotti indigeni.
Nebbia, bianchi banchi, s’espande su una pianura brada, fili d’erba in prati selvaggi sventolano come microscopiche bandiere di Staterelli in estrema sintesi. Quando l’atmosfera, promadonna d’uno spettacolo invisibile, teme i fischi del vento -come un terribile simbolo di un suo fiasco in una pièce cosmica intitolata “Tentativo di serenità”, battaglioni di pavidi viandanti cambiano latitudine e longitudine, emigrano verso ricoveri prodigiosi, zone dove un anno consta di 365 -talvolta 366- giorni beatamente festivi.
Sfioriscono, in una giornata che appartiene contemporaneamente a due mesi, serie serenate, di un corteggiatore stinco di santo ma non sistemato, sotto il balcone abusivo di una fata che si tura le orecchie, perché cerca il buon partito e il mandolinista non lo è. Qualcosa s’inceppa nella logica generale, ma furoreggiano la rimozione e l’ozio in essa contenuto.
Bau bau, un quotidiano tenta di fare il cane da guardia del potere, ma purtroppo se la prende con il potere sbagliato: quello di chi non fa parte dei suoi amici. Guelfi e ghibellini, nella loro antagonistica contrapposizione, erano culo e camicia rispetto agli intolleranti galletti in un pollaio che puzza di faziosità. C’è, per esempio, l’incazzato pennivendolo che, grrr, prende di mira, con ferina ferocia, un sacco di gente, spalanca gli occhi come pupille pronte a sparare mille munizioni, grida allo scandalo, perbacco!, contro suoi nemici storici, getta fango in tante direzioni, ma poi fa le fusa a un bastardo travestito da aspirante statista, un fetente che ne ha combinate di tutti i colori e non ha mai pagato il fio dei suoi reati.
Miasmi emanano, tendenzialmente nocivi, da uno pseudogiornalista, agit-prop innamorato d’una sola campana, disonore della stampa, ma campa cavallo che l’erba cresce, tu generico, idealista con l’amarezza di assistere a queste reiterate cadute di stile, porta pazienza, sfoggia stoica resilienza, resta ottimista davanti alla laida lista di porcate a cinque stelle. E impara a fare, di tutte le erbe, un fascio e un fascista, quando qualcuno pratichi il perverso hobby di puntare il dito contro un presunto emblema di esclusiva reità. È lui!, ecco il cattivone!: talvolta, anzi spesso, si getta la croce addosso a qualcuno in particolare, un potente, un ottimate nella blindata stanza degli onnipotenti bottoni, l’apicale capo della multinazionale che non la racconta giusta. Uno sport che peggiora, in un’escalation d’ideologica e traviata foschia, quando i pasdaran d’un credo, impancandosi a detentori d’una verità buona e giusta, sbertucciano quelli che la pensano in modo diametralmente opposto, sottovalutandoli per partito preso, vomitando, insieme a pregiudizi peggiori di rutti, filippiche miste ai risolini di chi si crede guru eccelso, gru che solleva tonnellate di dubbi e li porta a un’altitudine dove diventano fari della patria. In mezzo agli avversari si trova più facilmente il mostro da sbattere in prima pagina, il reo dei peggiori mali della società, il caprone espiatorio di malefatte che invece sono irrorate anche dal connivente contributo degli indifferenti.
Nell’ottica di qualche banale personaggio, che potrebbe migliorare se addestrato dal proprio pet, la lotta pro Giustizia va combattuta per lo più contro l’ottimate ufficiale, l’autorità a capo di, e compagnia bella. Nella sua mentalità va iscritto sul libro nero il papavero che, lassù, manovrando miliardi, dando diktat che forgiano la cosa pubblica, è una pericolosa bestia, pronta a infettare la società. Qualcuno chieda a questo barlafus “E tu?”. Tu, nella tua lunare indifferenza verso il male qua e là, puoi forse sottrarti facilmente a una chiamata di correo?
La letteratura ha innanzitutto un sacro e utilissimo dovere di giovare agli Stati della Via Lattea. Contestualmente deve dimostrare appieno quanto la sua quintessenza sia meravigliosa monitorando ogni atomo dell’insieme e insegnando al mondo che gravi pericoli possono provenire pure da esistenze che millantano bonomia e innocenza e invece, dietro le mentite spoglie di candide creature, nocciono assai nella loro carica di agnosticismo in senso lato.
Circondati da un mare magnum di cose che non vanno, in mezzo a un leviatano delle banane, se ne fregano. A nessun pezzo della loro libido demandano l’incarico di incazzarsi davanti a una porcheria che non li riguardi, perché nell’orticello ch’essi coltivano con crasso egoismo, come se sia il ‘Potissimo Giardino della Terra’, fanno crescere l’oppio che poi li rincoglionisce, li rende incapaci di elaborare con lucidità il bisogno d’intervenire, fare qualcosa, non lasciare che sia un’avania che penalizzi altri.
A che cosa pensa questo tizio? A magnificare sé e il suo clan, a invidiare un fuoriclasse se non ne faccia parte e, per un motivo o per l’altro, gli sia antipatico, a fare il mestiere di Michelaccio, abbuffarsi, ubriacarsi e andare a spasso, “D’estate in montagna, d’inverno in riviera”, come gli “Ippopotami, pà pà potami” di Roberto Vecchioni; a pregare un boss affinché trovi un redditizio lavoro a lui o a un suo caro, a… Amico del sole, datti una regolata, ché l’Indifferenza culturale è una brutta bestia, fa male alla società, esattamente come il marcio shogun che, negativamente protagonista nel Palazzo, tu critichi, con rozzo qualunquismo, come causa d’ogni male. Lui sbaglia, ma pure tu. Se lui sta lì, libero di danneggiare la moralità dello Stato, è anche perché tu resti dove sei e non muovi un dito per contribuire al Bene pubblico. L’edonismo, per carità, è ovviamente positivo, fai bene a voler inseguire il divertimento, ma il piacere della pacchia può e deve essere coniugato con l’attività di un cervello che ami l’etica.
La Letteratura, che deve essere ‘anche’ impegno atto a bonificare la società, ha da mettere nel mirino la tendenza, morbo del tipo iposensibile, a coonestare di fatto la carenza di moralità in una comunità.
“La Gazzetta di Lucca”, GIORNALE NON VACCINATO, ha pubblicato “Da’ l’allarme: ovvero il difficile rapporto tra letteratura e potere”, un articolo in cui Luciano Luciani, nel perorare la necessità che gli scrittori giovino alla realtà concreta e istituzionale, cita una poesia di Heinrich Böll, appunto “Da’ l’allarme” (Gib Alarm!), come versi capaci di suonare la diana e spronare le penne a osteggiare la cacca che sporca l’etos.
Io penso che le penne debbano somigliare alle seppie, che, munite della cosiddetta ‘borsa del nero’, spruzzano inchiostro contro il nemico. Ottima la citazion di Böll, Premio Nobel per la Letteratura, capace di essere un’eminenza in tutta la letteratura tedesca del dopoguerra. Questo autore anche nella poesia in oggetto è un raffinato teoreta. E insegna proprio che l’allarme deve essere dato non (solo) contro la iena o lo sciacallo, ma contro esseri che paiono innocenti e invece sono cattivi, come conigli feroci e volatili attaccanti in picchiata.
Gli indifferenti e i faziosi, come l’amico del sole di cui sopra, rientrano proprio in questa categoria. Sembrano pacifici e innocenti uccelli, ma sono compari di un orribile drago, a loro vicino, pronto a sputare fuoco e nocumento contro la possibilità che il mondo migliori.
Walter Galasso
“….l’allarme deve essere dato non (solo) contro la iena o lo sciacallo, ma contro esseri che paiono innocenti e invece sono cattivi, come conigli feroci e volatili attaccanti in picchiata”…LA LUCIDITA’ DI WALTER GALASSO: si può solo e sempre imparare da lui! Una luce e una guida. Grazie, grazie, grazie