TRIDACNA GIGAS RECORD,  COLONNA COOL  DEL PAESE COLONNA  E DI UN PREMIO   [XX ED.  PREMIO LETTERARIO NAZIONALE  “LA TRIDACNA”  CITTÀ DI COLONNA]

TRIDACNA GIGAS RECORD,  COLONNA COOL  DEL PAESE COLONNA  E DI UN PREMIO   [XX ED.  PREMIO LETTERARIO NAZIONALE  “LA TRIDACNA”  CITTÀ DI COLONNA]

TRIDACNA GIGAS RECORD,  COLONNA COOL  DEL PAESE COLONNA  E DI UN PREMIO   [XX ED.  PREMIO LETTERARIO NAZIONALE  “LA TRIDACNA”  CITTÀ DI COLONNA]

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DI WALTER GALASSO

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   Tridacna, acme d’uno stupore in cui le ore sugli orologi si trasfigurano in anni e secoli di tempo interiore. Il suo fascino, carino e ieratico, vuole recitare umile normalità, ma è impossibile, la Natura esulta per questa sua creatura, che abita in Nettuno e pure nel cuore della notte lo illumina sotto il pelo dell’acqua, fra densità di rebus e guizzi di esistenze discrete.
   Il pesante silenzio di una dimensione senza esseri umani, ambiente sottomarino pieno di ‘omissis’, è riempito dal suo linguaggio scevro di parole, fatto di una bellezza che sconfigge pure l’arrembante violenza dei potenziali predatori. Innanzi alla strepitosa conchiglia finanche l’impetuoso incedere di correnti attaccanti, affette da una grinta esagerata, si divarica in una traiettoria a guisa di V, e rinuncia al gasato tourbillon di effervescenti bollicine, oncia di forza davanti a questo paradigmatico mollusco, corrusco non plus ultra nella sua variegata categoria.
   Pure l’ultima Tridacna è un masterpiece, figuriamoci quanto possa essere glamour una particolarmente degna di rappresentare, in una poesia, l’inizio laggiù del concetto, sia fisico che metafisico, di evoluzione da un particolare all’infinitamente grande. L’Italia ha il piacere di ospitare una conchiglia così prestigiosa.
   Un record nel record alberga in quel di Colonna, laziale paese nella Città Metropolitana di Roma, suggestiva porzione dei Castelli Romani. Nella Chiesa di San Nicola di Bari, alias “Chiesa Nuova”, ultima in ordine cronologico di costruzione entro il perimetro del suo territorio comunale, rifulge di originalità un’acquasantiera nota a livello internazionale, essendo una tridacna due volte gigante. Già intrinsecamente la tridacna è gigas, in qualità di mollusco più grande sul pianeta. L’esemplare di Colonna è, fra tutti questi big, una sorta di ‘primus inter pares’: diverse fonti scientifiche concordano -in un idem sentire a prova di confutazioni by rosiconi- nel reputarlo uno dei più grandi a livello europeo, se non l’assoluto numero uno.
   Non è dato di sapere con esattezza quante miglia la sontuosa conchiglia abbia percorso nel tragitto dal suo habitat a questa sua seconda casa. Un viaggio, effettuato in illo tempore, secoli or sono, in cui essa ha portato seco, dal pelago oceanico -nell’area indopacifica-, tutto il sublime mistero consustanziale al suo primigenio inserimento in qualche segmento di barriera corallina.
   Nella pubblicazione “Colonna, quella “conchiglia” che è un pezzo di storia. La Tridacna di San Nicola”, su “ilmamilio.it”, si lamenta la penuria di news afferenti questa valva, il gap del dovuto interesse mediatico. Una lacuna da stigmatizzare a maggior ragione per il suo elevato indice di protagonismo culturale.
   La Tridacna Gigas è l’icona di un’intera comunità, giustamente affezionata a questo simbolo, non sono religioso, ma anche municipale. Qualche intellettuale potrebbe perorare la poetica causa di promuoverla, nell’ambito di una campanilistica sineddoche, a parte (di Colonna) che stia per il paese intero. Nei versi di un ispirato vate essa può essere cantata come l’artistica ipostasi del suo Genius Loci, cristallizzazione plastica, a tre dimensioni, del milieu della gente che ama questo spicchio di Lazio, e nel celebre elemento architettonico della Chiesa riconosce la proiezione dei sentimenti in cui ogni abitante si sente radicato qui. E poi il suo grado di peregrina peculiarità insuffla nei residenti un legittimo orgoglio. Suscita la fierezza di possedere e tutelare, nel pathos dell’appartenenza morale e in mezzo agli speciali punti di forza di un luogo sacro, un oggetto sui generis. La valva è un contenitore emigrato, in una narrazione ab ovo di questa meravigliosa inclusione, da un dove remoto; poi è diventato, a queste latitudine e longitudine, un mezzo mito da coccolare, un emblema di amalgama territoriale, qualcosa di speciale, che ad altri popoli manca. Ne emana, ogni giorno, l’invisibile sintesi del mistero naturalistico che l’ha partorita in una fase affascinante di ricchezza subacquea. Essa ha un arcano appeal, che, dopo la palingenesi altamente dinamica del suo voyage (dall’acqua a questo paese), è riuscito, negli spirituali rimbalzi della sua eco culturale, a sedurre i cuori autoctoni, a calamitare il bene della cittadinanza, e ad assurgere a sua bandiera scultorea, immota eppur vivacissima nel suo profumo di Colonna.
   In questo diacronico background, un articolato processo che ha preso l’abbrivo nel XVIII secolo, affondano le robuste e passionali radici di uno dei doni più belli fatti alla fulgida acquasantiera dal tessuto urbano di questo paese: un importante Premio Letterario Nazionale -fondato dall’Associazione Pro Loco sotto l’egida del Comune-, che l’ha trattata, appunto, come una specie di monumento eponimo rispetto a tutta la cultura locale, prendendo il nome di “La Tridacna – Città di Colonna”.
   Ormai relativamente remoto il suo debutto, ché quest’anno la tenzone è giunta alla sua ventesima edizione. Non un’eternità, comunque un rilevante arco cronologico, che già di per sé è sufficiente a distinguerla, in una dicotomia gentile ma comunque imparentata con l’arte di mettere i famosi puntini sulle i, da tutte quelle competizioni effimere come meteore. Due decenni di serio impegno, un teoretico flusso di educate aspirazioni. Ogni edizione un match a puntate, con diplomatico fair play, agonistico e dialettico, fra i ciclici aneliti di tanti candidati, anche genitori del sogno di spiccare il volo.
   Tra il pregare nelle gare la fortuna, che è una e non può baciare troppi fedeli, e la speranza di valere più degli altri -il merito, si sa, ha meno limiti rispetto alla buona sorte-, i partecipanti, tutti, dall’ultimo al primo, sono scesi in campo per dimostrare “talento” e “originalità”, possibilmente nell’ambito di una personale Weltanschauung, consapevoli di partecipare, a prescindere dagli atout di ottenere la palma, a una celebrazione della cultura, in particolar modo quella locale.
   Quest’anno, infatti, in data 11 Gennaio, il momento clou del certame -cioè la premiazione dei vincitori, nella Biblioteca Comunale Sala “Elsa Morante”- ha costituito contestualmente l’apogeo della “Settimana della Cultura a Colonna”, precisamente quattro giornate, dal 9 al 12 gennaio 2025.
   Diverse le aree del Premio: una nuova sezione speciale, Premio Claudio Donati, per gli studenti della scuola secondaria “Tiberio Gulluni”, e poi ‘Racconto a tema libero’, ‘Racconto a tema: Animali compagni di vita e non solo’ e ‘Poesia’.
   Declinati al femminile i due ruoli apicali: Presidente del Premio la dottoressa Antonella Gentili, storica e scrittrice; Presidente di Giuria la professoressa Isabella Fusani.
   Su qualche colonna (di giornale) dedicata a Colonna Comune si è sottolineata la graziosa analogia tra la conchiglia, a monte di tutto, e l’omonima manifestazione, che come lei si dischiude, nella graduale ostensione di tante nuove opere. Brilla un fermento nell’adolescenza di aneliti che, permeati della eccitata voglia di crescere viepiù, possono già includere un grande valore.
   Questo Premio, ricco di tante altre caratteristiche, merita un ulteriore approfondimento, così come è d’uopo un focus sui componimenti presentati in due decenni di eleganti sfide. Autrici e autori aspirano alla vittoria, e soprattutto a dimostrare di amare la sacertà della Letteratura. Lei, Tridacna Gigas, dall’alto osserva questo pool e forse ne ispira ogni componente, ex regina del mare, adesso colonna cool di un paese, bello e importante, chiamato Colonna.

Walter Galasso