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DI WALTER GALASSO
Scuola Normale di Pisa, fermento nell’aria, soave elettricità di una spasmodica attesa culturale. Squadre di pimpanti e pazientissimi fotografi si aggirano, in sciami caratterizzati da una strepitosa e involontaria coreografia, nei paraggi del noto tempio del sapere. Professionisti zelanti, lodevolmente avvezzi a stare sempre sul pezzo, capaci, talvolta, di fare scuola quasi quanto e come la Normale, con i loro scatti che creano celebrità, cagionano scandali e lue nella reputazione di sfigati bersagli delle loro macchine. Comunque testimoni di pezzettini di Tempo e di esseri che in esso salgono sulla cresta dell’onda o scendono da altari, forse vagamente falsi, in polvere molto vera nella sua negatività, meritevole di essere al centro di una tranche de vie.
‘Sti creativi, tanti e tutti accreditati, oggi sono qui, non potevano mancare, perché in città, anzi nell’intera Regione, da giorni corre, più o meno come Carl Lewis, una voce piena di sale e pepe, intrigante, calamita super, capace di attirarli come il miele costituisce un ghiotto richiamo per molti orsi. Si mormora, pare, così almeno si dice -anche se sul tasso di verità di questi boatos e rumors pochi sono disposti a mettere una mano sul fuoco-, che in un alato simposio accademico, che a breve sarà celebrato nella famosa Università, un sapiente proveniente da un’altra Regione, segnatamente dalla Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, rivelerà al mondo uno scoop con il botto. Roba grossa, news da urlo, una rivelazione capace di diventare virale in un amen e fare il giro del mondo in ottanta minuti, o forse anche prima.
I suddetti fotografi, che attendono questo scienziato con comprensibile trepidazione, sono in buona compagnia. Piazza dei Cavalieri è una bolgia chic. Pullula di eterogenea gente, professionisti di varia estrazione sociale non vedono l’ora di seguire la conferenza, per interpretarla ognuno dal proprio punto di vista, ma tutti saranno simili nel comune denominatore di un rapporto, fra le orecchie che ascoltano e la bocca che insegna, pregno di scientifica libido -in senso lato, si intende-. Questi intellettuali, persone che bazzicano nel Sapere & Dintorni, sono gomito a gomito con umili esponenti della gggente, proletari meno qualificati di loro, ma parimenti interessati alla ricezione del verbo di questo oratore a cinque stelle, latore di un disvelamento che si preannuncia interessante per tutte le classi sociali, nessuna esclusa.
In un telegiornale locale, infatti, la scorsa settimana il suo direttore, vincitore di un Premio Pulitzer quando fu un guaglione, grazie a meravigliosi articoli su una fanzine creata nel suo liceo, ha annunciato, urbi et orbi, come un pontefice delle Cinque W, sia l’arrivo di questo luminare sia il fatto che la sorprendente notizia, di cui egli parlerà nella Normale, sarà interessante per tutti. Non costituirà, per dirla con linguaggio papale papale, il solito discorso ‘mattone’, tanto importante ma noiosissimo per l’udito di persone semplici: essa interesserà, eccome!, anche queste ultime, perché coniuga l’alto -per una nicchia- e il basso saporito -per folle oceaniche-. Non è dato di sapere se questo mezzo spoiler sia stato uno scafato escamotage per creare suspense e causare febbre d’attesa, e farla crescere, da decimi a 39 e tre tacche sul termometro. Il giornalista, a detta di chi ha seguito la sua performance mediatica, pareva sincero, anzi a tratti la sua voce è apparsa palesemente alterata da un’emozione borderline, ai confini di un pathos quasi patologico.
Comunque giova precisare che, ammesso e non concesso che il volpone abbia un po’ recitato, dall’alto del suo utilitaristico know-how di comunicatore che sa bucare il video con trucchi di seduzione psicologica, egli non può aver certo bluffato al centouno per cento. Non può, va da sé, aver gabellato per notizia amena qualche pesantissimo concetto scientifico. E poi l’atteso prof partenopeo, il dottor Paolo Sbocciato, ha fama di cordiale divulgatore. Nel Bel Paese, e pure in tanti Atenei esteri, tutti conoscono lo stile chiaro e distinto del suo eloquio, la sua sistematica e continua voglia di catechizzare alle alte dottrine pure teddy boys bocciati tre volte in quarta elementare, la sua predilezione, quando parla in pubblico e l’uditorio è ampio e promiscuo, per tematiche utili, simpatiche, alla portata di tutti.
Ad ogni modo l’alone di parziale mistero sta per essere radiato dalla faccia della Terra. Il conto alla rovescia è ormai iniziato, il docente è già arrivato all’Aeroporto Galileo Galilei, sarà qui a breve, sta viaggiando nell’auto blu di un’autorità -il colore non inganni, il veicolo è privato, ha quella tinta perché essa è la tonalità preferita dal proprietario, che ha messo in croce il titolare della concessionaria: o me la fai arrivare blu o non se ne fa niente, e mi rivolgo a un tuo competitor-. Il macchinone arriva, s’arresta solenne e quando ne esce il docente la folla lo accoglie con un fragoroso applauso. Concorre al globale battimani finanche qualche fan su un balcone, un aficionado che non ne seguirà de visu l’intervento, ma ha voluto comunque gustare percettivamente l’agognato momento del suo arrivo.
Paolo, ringraziando tutti con un’eloquente pressione della mano destra sul cuore, accelera improvvisamente l’andatura. Freme, gli preme dare il la quanto prima al suo intervento, prendere la parola e rivelare ‘sto benedetto segreto. Meno cinque… meno 2… si risolve a svelare l’arcano, bersagliato da centinaia e migliaia di scatti fotografici e ripreso dalle telecamere di alcune emittenti, nonché da preziosi smartphone di utenti privati. Questa volta la montagna non partorisce un topolino: l’attesa della vigilia è seguita dalla verace, eccitata soddisfazione di chi beve il suo insegnamento e già pensa che potrà a posteriori dire “io c’ero”. Il professore, infatti, all’apogeo della sua lezione, rivela che la popolarità di Andy Warhol, 15.000.000 di visualizzazioni su Google inserendo il suo nome come query, è ormai sconfitta, e pure in un walk-over, da quella di Octo, un simpatico polpo globe-trotter: ammontano a 55.000.000 i risultati di una ricerca su questo animale.
Wow! In sala si leva un brusio, molti stentano a crederci, un signore sospetta che il chiarissimo guru abbia comunicato una bufala per attirare l’attenzione e far parlare di sé -questo detrattore, non al corrente della serietà di Paolo, meglio farebbe a darsi all’ippica, invece che gettare fango solo perché questa sporca arma non costa niente-. L’exploit del polpo è vero, anzi verissimo, tant’è che, essendo autentica gloria questa sua leadership online, ben presto il clamoroso dato si diffonde a livello internazionale, in una prova provata della sua radiosa esattezza scientifica.
L’amplificazione è tale che il suo bacino d’utenza comincia a includere, otto giorni dopo l’importante conferenza alla Normale, pure aree subacquee. La notizia, piena di senso, vuota di falsità, sa pure nuotare, in apnea, senza bombole di propaganda. E nuota oggi, nuota domani, arriva al protagonista, il grandioso Octo, che, ovviamente, con tutta la bella intelligenza che si ritrova, capace di fare in quattro e quattr’otto ’55 milioni meno 15 milioni uguale 40.000.000′, gongola, più grazioso d’una gondola, con il suo tris di cuori e i suoi otto tentacoli. Pure lui è sorpreso, ma nemmeno per un istante teme che stia sognando.
È felice, e istintivamente, assai lontano dall’Italia nel momento in cui ha appreso il suo primato, intraprende un viaggio verso la Toscana, per concedersi una vacanza e così festeggiare la sua apoteosi. Non essendo vanitoso, Octo progetta solo di trascorrere un po’ di relax al riparo da sguardi indiscreti. Colto, non solo intelligente, si reca nella Casa dei Pesci, a Talamone, per essere certo di stare al sicuro, e approda esattamente in un hotel inerente alla Casa dei Polpi -una maison nella maison-, Anfora 36, facente parte della catena ‘150’. Una struttura ricettiva di Giovanni Storti, l’attore del trio Aldo, Giovanni e Giacomo.
L’anfora è sicurissima, ma il vip, poco dopo il suo arrivo, si rende conto che è tutt’altro che solo. I fotografi di cui sopra, travestiti da sommozzatori, cominciano a paparazzarlo. Octo, di primo acchito stupito, capisce che, qual mito capace di umiliare Andy Warhol, deve imparare a convivere con quelle simpatiche canaglie, e non si nasconde. Anzi gli piace molto essere al centro della dolce vita di questo subacqueo divismo.
Walter Galasso