ELODIE  È DI SINISTRA, E/MA CRITICA UN DIFETTO DELLA SEGRETARIA DEM,  E/MA LODA UNA CARATTERISTICA DELLA PREMIER:  ONESTÀ INTELLETTUALE

ELODIE  È DI SINISTRA, E/MA CRITICA UN DIFETTO DELLA SEGRETARIA DEM,  E/MA LODA UNA CARATTERISTICA DELLA PREMIER:  ONESTÀ INTELLETTUALE

ELODIE  È DI SINISTRA, E/MA CRITICA UN DIFETTO DELLA SEGRETARIA DEM,  E/MA LODA UNA CARATTERISTICA DELLA PREMIER:  ONESTÀ INTELLETTUALE

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Elodie epocale sul palco dei Club Dogo a San Siro! 😬 – Facebook – Exclusive Magazine

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DI WALTER GALASSO

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   Mi preme esordire in questo articolo con un preambolo che può anche, al limite, fungere da titolo d’una canzone, magari un tormentone, capace di entrare in una mente e diventare un ossessivo ritornello: questa non è politica. In questa sede essa non primeggia, anche se al centro del presente scritto v’è pure la critica di un diffuso modus operandi nell’ambito di chi aderisce a un credo dottrinario e vota a vita per il suo partito preferito.
   Non c’è neppure bisogno di sottolineare che chiunque ha il sacrosanto diritto di credere un partito superiore a tutti gli altri, in un’adesione ricca di veemente slancio, fiducia razionale, fedeltà adamantina, a prova di sirene e di utilitaristici (e meschini) motivi per apostatare da una ideologia e saltare su un altro e vincente carro. Il militante, di qualsivoglia colore e casacca, merita una monografia, positiva, nel rispetto di una imprescindibile obiettività analitica.
   Qui, in questa pubblicazione, c’è qualcuno su un ideale banchetto degli imputati, ed è pure una tipologia di fede politica, ma questo bersaglio è rappresentato da chi, credendo in un partito, esagera con la fede e finisce, paradossalmente, per arrecargli un danno, perché quando in una persona la ragione si addormenta, talvolta sprofondando in un letargo che dura più di un campionato di calcio, sono guai pure per i suoi amici. Chiamo questo imputato Fedele Anonimo, nome di fantasia, modi invece arcireali, tante e troppe volte riscontrabili nella quotidianità della cosa pubblica.
   Il signor Fedele è un potenziale martire del tifo dottrinario, sacrifica il pieno funzionamento del suo cervello pur di dimostrare al mondo intero che lui è dalla parte di…. La sua stima verso il partito X esula dal seminato e diventa patologica esagerazione, credenza monstre, fiducia che evade dal giusto livello per trasformarsi in un  amore esaltato. Fed, ovviamente, prigioniero di un’ossessione -malattia- che gli sembra una fulgida e intransigente coerenza -virtù-, non può, partendo da questo background, non sfociare in un parolone: manicheismo. Il suo Io spacca in due l’agone elettorale, divide il mondo delle credenze politiche in una dicotomia così tranchant che una frontiera tra due Stati sembra, in relazione a quello iato, un’osmosi: i buoni da un lato, quello di X, e i  demoni dall’altro.
   Fedele è il classico utente di mass media che, ammesso e non concesso che gli vada di leggere costantemente un giornale, ordina a se stesso di acquistare solo ed esclusivamente quello che risulti impregnato delle idee facenti capo al suo partito. Praticamente egli, al guinzaglio d’una tautologia indiretta, vuole leggere, sulle colonne di un quotidiano, soltanto idee identiche a quelle che lui già ha in sé. Gli altri giornali, nella sua fanatica visione dell’universo, sono carta straccia, robaccia, ospitano un tripudio di fanfaluche, grondano di monnezza, sono faziosi -qualcuno potrebbe chiosare “senti chi parla!”-, indegni d’essere presi in considerazione. Il signor Anonimo ammira così tanto l’organo giornalistico di  X  che prova, spesso e volentieri, il desiderio di ostentarlo in pubblico, per comunicare, con il linguaggio dei gesti, o meglio: dei gestacci, che la sua personalità è schierata ed è felice di esserlo, senza alcun ponte con la feccia che sta dall’altra parte.
   Va da sé che un soggetto così aficionado di una testata non può che sconfinare in un cieco dogmatismo nei confronti del partito stesso. Esso per lui ha sempre ragione, è una cosa buona e giusta, spicca e svetta lassù, merita una fiducia che, risucchiando ogni atomo dei suoi ragionamenti, sale nella scala gerarchica delle credenze e diventa Fede. La parrocchia ideologica a cui X, e questo suo fan, appartengono è la Verità con la maiuscola, altro che una campana fra le tante! X aiuta gli esseri umani come un faro è una torre che guida, con i suoi ritmici baci di luce, la navigazione di un’imbarcazione anche nel tetro cuore della notte. Depositario di certezze assolute, l’establishment che in esso costituisce l’oligarchia dominante è visto come un insieme di persone infallibili, illuminate e illuminanti, una pleiade di intelligenze sovrannaturali, mentre i loro rivali, i politici di altri partiti, vengono degradati a braccia assurdamente rubate alle scommesse ippiche, minchioni senza né arte né parte, astrusi ignoranti, culo e camicia con belzebù, dittatori, antidemocratici, analfabeti e inetti, meritevoli di esilio, flagello dell’umanità, infezione del tessuto sociale.
   Apro una parentesi che ha tutti i requisiti per allargarsi e diventare parte integrante della precipua tesi in oggetto, da ex digressione a baricentro speculativo. Questo Fedele, padrone di una tessera a cui non mette mai le corna, tendenzialmente, lo ribadisco, può anche meritare un mirallegro. È un tifoso lodevole se sposi la sua diletta causa con equilibrio, per esempio sapendo all’uopo criticare il leader del  gruppo se questo segretario, che come ognuno di noi può sempre sbagliare, defletta dalla retta via. Qualora, invece, incensi questo ‘archimandrita’ e tutta la dottrina dell’insieme con acquiescenza dogmatica, dando ragione sempre e comunque all’uno e all’altra, non solo merita una drastica stigmatizzazione da parte di pensatori super partes, ma pecca anche nel suo tentativo di fare il bene della sua organizzazione, per lui uno ‘Stato nello Stato’. Le fa solo del male se il capo erri e lui dica comunque che è un mito, un superman, una divinità scesa in Terra per regalare gemme di purissima ragione alla coorte di adoranti fedeli. Osannare comunque il proprio partito, il suo leader, la cultura legata a entrambi, contestualmente disprezzando, senza un minimo di tolleranza illuministica e fair play ‘sportivo’, chi la pensi, e voti, in modo dispari, significa indebolire quell’associazione, non giovarle.
   Alla base di ogni impegno politico deve esserci sempre lucidità culturale, rispetto degli altri, disponibilità alla critica (della propria ideologia) e all’autocritica, pressante richiesta di un cambio di persona in un ruolo apicale se chi ricopra una carica non la meriti, e così via. Qualora un mandarino di X lasci a desiderare nell’esercizio delle sue funzioni, il militante, se davvero voglia bene al partito, deve mettere l’ottimate alla berlina. I romantici tifosi delle squadre di calcio insegnano: viene prima la maglia, e poi il Presidente o l’allenatore o il più quotato top player. La stima verso qualcuno o qualcosa non deve mai degenerare in overdose di salamelecchi, né somigliare a un regalo di compleanno: è bene che non sia mai garantita a priori, e che venga supportata da una fondamentale istanza di obiettività.
   La gagliarda capacità di criticare l’amico se ne sia il caso -altra faccia del dovere di lodare l’avversario se egli lo meriti- a un primo livello di positività è un vantaggio per l’amico stesso; a un secondo, ancora più importante, brilla in qualità di “onestà intellettuale”. Quella che ha dimostrato di avere l’artista Elodie, cantante sulla cresta dell’onda.
   In una bella intervista ha dichiarato di essere di sinistra, e nello stesso tempo ha criticato la segretaria dem, imputandole un gap di carisma. Pur avversaria del partito a cui appartiene la premier, non si è peritata di spezzare una lancia in suo favore, sottolineando che questa donna ha carisma e “crede in quello che fa”.
   Io, assolutamente super partes, voglio evidenziare questo lodevole atteggiamento di Elodie Di Patrizi, prescindendo del tutto dalle personalità politiche da lei citate. Anche se la cantante avesse nominato altre protagoniste del Palazzo, anche se avesse dichiarato di essere di destra, contestualmente criticandone una esponente di spicco e lodando una pasionaria di sinistra, il suo merito sarebbe stato identico, tale e quale, e avrebbe meritato  la stessa definizione:  ONESTÀ INTELLETTUALE.

Walter Galasso