ARTI…GIANO BIFRONTE:  TRADIZIONALE E FUTURISTICO   [SU  “RoMani d’Autore”, RACCONTO,  MEDIANTE PODCAST,  BY CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA]

ARTI…GIANO BIFRONTE:  TRADIZIONALE E FUTURISTICO   [SU  “RoMani d’Autore”, RACCONTO,  MEDIANTE PODCAST,  BY CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA]

ARTI…GIANO BIFRONTE:  TRADIZIONALE E FUTURISTICO   [SU  “RoMani d’Autore”, RACCONTO,  MEDIANTE PODCAST,  BY CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA]

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DI WALTER GALASSO

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   La bottega di un Art…igiano, un pittoresco tempio di irripetibile creatività, un’oasi di ferace originalità in mezzo al routiniero e conformistico tran tran della moderna produttività delle fabbriche. Un microcosmo virtuoso la prima, un potente macrocosmo l’organizzato insieme delle seconde, cioè l’Industria, che genera, con tecnologia up-to-date, convenzionali articoli à gogo per un pubblico immenso, potenzialmente coincidente con la babelica moltitudine di un villaggio arciglobale.
   L’artigiano è un imperatore di universale solitudine, un costruttore emancipato da ogni condizionamento proveniente da fuori, esogeno; è un genitore di manufatti in cui il suo sensibile Io proietta la forma -senza perimetro- del suo animo.
   Al centro del presente scritto v’è un focus sulla versione romana di questa nobile e antica categoria lavorativa, ma ciò che si dica di un locale artigiano vale, erga omnes, per tutti i suoi colleghi, a ogni latitudine e longitudine, in ogni continente, magari pure in qualche spicchio di anecumene, perché chi ospiti nell’imo della propria spiritualità un tale talento è capace di prodursi in squisite performances da urlo pure in un impervio angolo di deserto.
   Brilla un paradosso, carino, suggestivo, parnassiano: questi laboriosi eroi, ognuno reuccio di uno sfrenato individualismo, sono fratelli, v’è fra tutti loro un ‘ecumenico’ concento, mentre sussiste una situazione diametralmente opposta nella dimensione internazionale della grande industria, una galassia in cui l’analogia tra funzioni e l’omologia fra ruoli si coniugano con un’invisibile indifferenza reciproca. L’iniziativa mediatica in oggetto, cioè RoMani d’Autore, lanciata e patrocinata dalla Camera di Commercio di Roma, una serie di poadcast sulle botteghe della Città Eterna, è quindi afferente, a trecentosessanta gradi, a tutto il ‘pianeta artigiani’.
   Una culturale galassia, contrassegnata da una strepitosa poliedricità nella vasta gamma di competenze, che include valori eterogenei, talvolta diacronicamente inclusivi di sfaccettature in parvenza diverse, se non proprio antitetiche, ma in ultima analisi contestuali a una grande armonia generale. Questa branca dell’universo lavorativo abbisogna particolarmente di una disamina capace di oltrepassare clichés fallaci, scaturiti da imperdonabile superficialità, pregiudizi destituiti di fondamento, frettolose condanne, emesse precipitevolissimevolmente da chi, transitando davanti a una spartana bottega di un falegname, la estromette tout court dalla sfera dei supermen trendy, postmoderni, avveniristici, strenuamente al passo con i tempi. Mettendo una filosofica lente d’ingrandimento su quell’esercizio, infatti, enucleandone la vera quintessenza, mediante una percezione nel prisma della Cultura con la maiuscola, immediatamente si riscontrerà su quei metri quadrati una potente valenza innovativa.
   Lì, sotto quel tetto forse imperfetto, fra quelle pareti che solo a un profano possono apparire reti che imprigionano freschezza e spirito rivoluzionario, eroga strepitose performances intellettuali una persona estremamente amica del futuro. Emana furori indoor, insegna, nell’impegno indefesso, talvolta non premiato da adeguato guiderdone, la voglia di far funzionare il cervello in trionfale affrancamento da asfittiche similitudini con mezzo mondo. Quel demiurgo dipende solo da sé. Non si stanca mai, ogniqualvolta plasma una materia prima trasformandola in un’opera utile & bella, di inseguire l’unicità. Depositario di un know-how tutto suo, artefice di costruzioni che sfidano a duello il pericolo dell’imitazione, quel sintetico genio incarna un fondamentale ingrediente del concetto, anche metafisico, di avvenire: la sorgiva, effervescente, temeraria freschezza dell’intelligenza libera, non infeudata a un ‘reazionario’ sistema di canoni e regole.
   È agli antipodi di quella prigionia dell’élan poietico che possiamo constatare in dittature di grammatiche produttive, in catene di montaggio che aggiogano l’individuo, condannandolo a una larvata o latente alienazione. I produttori di articoli commerciali fatti con lo stampino, contrassegnati da monotona identità -salvo periferici dettagli come la taglia o il colore-, sono professionisti bravi ma impossibilitati a insufflare nel risultato del loro tecnologico impegno il sacro fuoco di personalissime idee. Hanno da ottemperare, senza se e senza se stessi, a regole generali e imprescindibili: il loro rispetto è una conditio sine qua non della positività del portato finale. Se un professionista deroghi a una loro parte, e un’automobile esca dalla fabbrica con un lunotto diverso da quello dei veicoli dello stesso modello, questo décalage si chiama ‘errore’, e l’impertinente bastian contrario si busca come minimo una reprimenda da parte dell’apicale stato maggiore dell’azienda. La violazione della norma è un lusso off limits, ha qualcosa in comune con una velleità prometeica, può incappare in sanzioni. Il suo indisciplinato protagonista pecca di eterodossia procedurale e abbisogna, avendo esulato dal seminato, di recitare il mea culpa e rimettersi, nella successiva puntata delle sue mansioni industriali, sulla retta via. Questa dimensione è l’architrave dell’ordine regolamentare nella Mission della seriale prosperità. Tanti pro, va da sé, ma con un contro: uno spirito rivoluzionario ridotto ai minimi termini.
   In certo senso la sfera della grande industria è simile, mutando ciò che va mutato, all’autoreferenziale inerzia dello status quo a livello politico: esistono le norme, e in esse si trovano le orme di un colpevole se a qualcuno, in un coup de foudre per le eccezioni, venga in mente di non onorarle con un rispetto quasi dogmatico. Come il senso del Risorgimento sarebbe stato assurda e oscena fantascienza in prodromi nel Medioevo, così qui ed ora le leggi che imperano possono avere un contenuto che fra molti secoli sarà considerato un gap di senso, eppure, ciò nondimeno, l’intraprendente pioniere, che voglia anticipare quell’avvenire così remoto, fungendo da antesignano del progresso che sarà, oggi è solo un illegale peccatore.
   Idem il milieu della produttività industriale. Se un operaio particolarmente creativo e visionario, dissidente rispetto al paradigma di una nuova berlina, chieda di essere ricevuto dal Presidente per muovere una critica obiezione, quando si ritrovi al suo cospetto -ammesso e non concesso che possa davvero avere l’onore di accedere al sancta sanctorum in cui Lui lavora e regna- non può dire “quel modello mi sembra proprio una fetecchia”. Lui deve obbedire, mettere in pratica dettami imposti dall’alto, altrimenti lascia a desiderare come dipendente.
   Un artigiano, invece, a ogni piè sospinto incarna, in un eclettismo spettacolare, ogni ruolo possibile e immaginabile nella filiera logica in cui un pezzo di teak diventa, alla fine della fiera, una pregiata sedia con intarsi in madreperla. Lui può, è totalmente responsabile del processo produttivo, che è una creatura ‘Made in Sé’. Zero eteronomia, nessuna preesistente convenzione può tarpare le ali al suo spirito romanticamente individuale. Questa facoltà profuma, appunto, di avvenire, perché il progresso si impernia strutturalmente su un cambio di paradigmi. Per questo motivo se un turista veda uno di questi battitori liberi in un laboratorio che somigli a una bottega d’antan, in auge ai tempi in cui Berta filava, sia capace di non essere turlupinato dalle apparenze. Quel signore è un arti…Giano bifronte, legato ad antiche tradizioni, ma al tempo stesso depositario di uno spirito che conta fra i principali motori del Futuro: l’estro libero e palingenetico, seme di ogni salto in avanti.
   Anche per questa valenza merita un grande apprezzamento l’iniziativa “RoMani d’Autore”, serie di video e audio podcast -venti puntate- sul “saper fare” delle imprese artigiane, risorse che vanno difese dal pericolo di un brutto tramonto e rilanciate in una eco bellissima.

Walter Galasso