BACIAMAN…ETTE.  NON SEMPRE SI CHIUDE UNO SPONSOR  E  SI APRE UN PAPPONE   [GALASSIA UNO – RACCONTI ALL’INFINITO / 16]

BACIAMAN…ETTE.  NON SEMPRE SI CHIUDE UNO SPONSOR  E  SI APRE UN PAPPONE   [GALASSIA UNO – RACCONTI ALL’INFINITO / 16]

BACIAMAN…ETTE.  NON SEMPRE SI CHIUDE UNO SPONSOR  E  SI APRE UN PAPPONE   [GALASSIA UNO – RACCONTI ALL’INFINITO / 16]

IMMAGINE IN EVIDENZA  BY  JUANCITO

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DI WALTER GALASSO

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   Un pot-pourri di panni sporchi, caoticamente avviluppati in un intreccio dinamico, rotea vertiginosamente in una lavatrice azionata qualche minuto fa, dietro un oblò che sembra la circolare icona di una velocissima e preoccupante ossessione. Roarr, urca che grintoso casino! L’elettrodomestico pare un mostro da addomesticare, furiosamente imbizzarrito in un danzante tentativo di attirare l’attenzione, dopo una fase in cui abbia patito una gratuita indifferenza da parte di abulici spettatori del suo aspetto.
   Mentre questo lavaggio scorre impetuoso nel tempo, orientato a un salvifico ritorno di quei panni a una fase di smagliante igiene, la signorina Carla Erdoppia, una cinquantenne che si presenta sempre come single e viene spesso vista come zitella, redige un documento che si prefigge di consegnare domani alla sua capa, Florinda Mattatore, la chiacchierata dirigente dell’Istituto scolastico in cui Carla lavora, nei panni d’impiegata nella Segreteria. La preside le ha chiesto di darglielo presto, e lei, leccaculo più realista della regina, vuole immolarsi e donarlo prestissimo.
   ‘Sta travet in gonnella, i follower di questo racconto l’hanno già capito, è uno zerbino umano, ci tiene a stare nelle grazie di quella leader, pur sapendo che, al netto dell’importanza che nel sistema la dottoressa possiede ufficialmente, nel suo armadio nasconde un sacco di porcherie, così tanti pezzi di merda che, rispetto a quello showroom di escrementi, una stalla è pulita e profumata. L’impiegata fa alla dottoressa quello che la dirigente ha fatto e continua a fare a chi l’ha messa lì:  striscia ai potenti. Eh… Ah… Ma che meraviglia! Purtroppo a chi siede su una poltrona non manca mai una gregale e zelante suite di lacchè.
   Carla è una ‘cannibale’ in senso lato. Pur di piacerle non esita a tradire chi, in quella scuola, è più simile al suo peso specifico gerarchico. È saltata con un jump prodigioso, nonostante i suoi acciacchi, sul carro della vincitrice, e per Lei, per attirarne un’affettuosa lode, per averne la confortevole protezione, farebbe di tutto. Arriverebbe a obbedirle prontamente se adesso la preside, drin drin, le telefonasse e, infastidita dal rumore in sottofondo della lavatrice, le chiedesse di spegnerla: è quanto dire. Lei è una patita dell’igiene, avverte un disagio, sia psichico che fisico, se nella sua casetta non regni un ordine cristallino. Il bucato? Un rito, trito ma importantissimo, mito & detersivo, prova provata di carisma della sua reputazione. Eppure se Sua Eccellenza le inviasse il suddetto diktat…
   Il mestiere di questa cittadina, reputata quasi una donnicciuola da chi, anche a scuola, la detesta, è di fare figure di merda con poche persone, quelle che contano, per tentare di atteggiarsi con molte. Un modus operandi simile a quello di chi va a implorare, nell’anticamera di un potente, una raccomandazione per superare un concorso di Stato, o comunque per ottenere un’assunzione in un ambiente lavorativo. Durante la laica preghiera al mandarino questo tipo di postulante annulla la propria dignità, disposto finanche a sostituire l’acqua del bidè del boss con la saliva della propria lingua, protesa con zelo a leccarne i piedi, puzzolenti più del formaggio gorgonzola, per ottenerne l’agognata sponsorizzazione e procacciarsi l’impiego che gli fa gola. Una volta assunto, con il protettore continua a essere rispettoso fino all’inquinamento totale del proprio onore, mentre con i vicini di casa, con i colleghi sul posto di lavoro, con le cassiere del suo supermercato di fiducia, e con tante altre persone che nulla possano fare per migliorare ulteriormente la sua posizione in società, fa il guappo. Guappo, si intende, di cartone, e qualcuno può permettersi, se conosca a menadito questo verme umano, di suggerire ai clochard di non rubarlo mai per farne un cuscino all’addiaccio, perché quel cartone, allegorico simbolo di una miserabile e vanagloriosa arroganza, è infettivo, più della pipì dei poveri topi, ch’essi temono quando decidono di dormire sotto un ponte di Roma.
   Esco dalla caustica voglia di ardite similitudini, e tolgo a madame Erdoppia quello che precisamente non è suo. Faccio luce sul perché e sul percome costei  -che quando è nata era un essere innocente, e se la giocava, quanto a possibilità di virtù, con l’Obama che ha poi vinto il Nobel per la Pace-  strada facendo è diventata str…avagante e contraddittoria. Lei è Miss Slurp, il nickname che le ha attribuito una collega che davanti le sorride e alle spalle ne dice di ogni, perché ha una voglia matta di non restare al suo posto. Ella nel suo cervello, geograficamente sotto capelli sovente supportati da lacca Wella, vuole, fortissimamente desidera contare nella sua scuola, non essere tagliata fuori dalle sue manifestazioni rilevanti, rivestire un ruolo da protagonista. È invadente come una prezzemola dotata di libero arbitrio. Se, puta caso, venisse esclusa da una photo opportunity, anche da una di scarso rilievo politico e mondano, starebbe male nel suo animo vanaglorioso. Forse rischierebbe di sentirsi come un soggetto affetto da claustrofobia e rinchiuso, da misteriose forze magiche, nell’angusto spazio di un ascensore che, durante una salita, si arresti per un improvviso e maledetto black-out.
   Carlina, cioè lei, la protagonista di questo racconto, mica la femmina di un cane carlino, abbisogna di stare almeno nei paraggi del centro della scena, ché in una posizione più simile all’outskirts si sente sfigata e le viene da piangere. Nel backstage di questa mania di protagonismo -intesa come uno spettacolo: uno show di monnezza psicologica- vi è soprattutto, qual precipuo motore d’una meschinità record, la spasmodica voglia di non sentirsi inferiore al corpo docente, di mettersi a tu per tu con ogni insegnante. Dove sta scritto che le e i docenti siano più importanti di lei? Ormai, nella misura in cui l’autore di scarabocchi su una tela viene presentato come Artista, esattamente come mastro Michelangelo, è possibile, per una come lei, aspirare a una sostanziale parità con le professoresse.
   Un buon metodo per ergersi a parigrado di quelle dottoresse è il tentativo d’ingraziarsi l’animo della composita studentesca, anche per far vedere al mondo che di fatto, nell’informale match della simpatia -una tenzone con indiretto valore didattico-, lei, impiegata, non è seconda a nessuna intellettuale con la puzza sotto il naso, anzi… E allora avanti tutta nella Mission di ergersi a sorella maggiore degli studenti, a simpaticissima zietta delle studentesse, a freudiana Ninfa Egeria, capace di guidare, con pragmatici consigli, quei discenti con qualche problema in più. Però, senza nulla togliere all’utilità di averli dalla sua parte, l’appoggio di Sua Maestà l’Illustrissima Preside resta, vuoi mettere!, l’arma numero uno per migliorare il proprio prestigio nel liceo.
   Pensa proprio alla positività dell’alleanza con la dirigente quando -la sua Candy avendo finito il suo turno di lavaggio- accende il televisore, interrompe provvisoriamente il lavoro per la divina queen e si accinge a estrarre i panni dalla navicella. Ottimo il suo stato d’animo. Peccato che nella tivvù, in un tiggì su un’emittente privata, uno speaker comunichi una notizia che la terrorizza. La signora preside è stata arrestata. Il motivo? ‘I’ motivi, il plurale è d’obbligo.
   Il mondo cade addosso alla leccaculo, all’autrice seriale di baciaman…ette. E mo? Nessuna lettrice e nessun lettore fraintenda. Ella non si dispiace per lei, né si stupisce: sotto sotto, anzi sopra sopra l’ha sempre saputo che è una poco di buono. Carla sta solo temendo che chi prenderà il suo posto possa trattarla senza simpatia e favoritismi, nonostante i salamelecchi che ‘sta impiegata sicuramente vorrà fare a chi avrà il compito di succedere a Florinda. Non sempre si chiude uno sponsor e si apre un pappone.

Walter Galasso