IL SUGO DI UNA POLEMICA DI UGO   [Bozzetto  32]

IL SUGO DI UNA POLEMICA DI UGO   [Bozzetto  32]

IL SUGO DI UNA POLEMICA DI UGO   [Bozzetto  32]

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DI WALTER GALASSO

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   Si ode nell’aere la eco di urla pedagogiche: “Attenzione, attenzione, sussiste in mezzo a noi una gabbia di matti, per non dire di peggio. Avvisate i vostri cani: non devono entrare dentro, per non degradarsi!”. Purtroppo non è un grido d’allarme destituito di fondamento. Prolifera, nell’eterogeneo tessuto sociale, una lebbrosa categoria. Così mi ha detto, in una telefonata sorprendente, un conoscente, il signor Ugo Precipitevolissimevolmente -davvero strano questo connubio d’un nome lampo e di un cognome chilometrico, ma l’anagrafe è l’anagrafe, e ne dobbiamo prendere atto, senza rompere i coglioni alle autorità costituite per caldeggiare un lieve ritocco dei dati-.
   Siccome sono un uomo pio, dopo questo incipit incandescente, zeppo d’una virulenta vis polemica, non ho stoppato traumaticamente il suo sfogo, gli ho consentito di seguitare lungo quel crinale al vetriolo, e lui, in turbolento brodo di giuggiole -sembrava che ci fosse uno tsunami nel brodino-, ha continuato a spron battuto, in un’escalation bollente, iraconda, da un lato razionalmente vogliosa di lucidità, dall’altro aggiogata da un suo cocente risentimento endogeno.
   Io, lui andando a ruota libera, ogni tanto guardavo un mio orologio da polso -è di una marca strana, Rotex, forse si ispira al noto eroe dei fumetti-, per tenere sotto controllo la situazione a livello cronologico. Temevo che l’istrionico e incazzato oratore potesse proseguire fino alle calende greche, ritrovandomi con un anno in più e senza nemmeno essermene accorto, dunque senza aver festeggiato un mio compleanno. Mi sono detto: se ‘sto brontolone continua a sproloquiare per più di mezz’ora io, ché quando ci vuole ci vuole, gli dico che devo salutarlo, poiché mi sono ricordato di un improcrastinabile impegno, a cui non posso proprio rinunciare, eccetera eccetera. Fortunatamente, meglio per tutti, ha smesso dopo ventiquattro minuti e sei secondi -pignolo, e non solo paziente, avevo attivato il cronometro-. Fiuuu, che sollievo!
   Adesso, però, Mister Ugo forse vuole ritornare alla carica, perché, sigh, dopo aver udito il drin drin del mio smartphone sto leggendo il suo numero sul dispay, vicino al nome con cui l’ho registrato nella Rubrica -“Tafano”-. Non me la sento di negarmi, anche se per un attimo ho la tentazione di rientrare nel negozio da cui sono uscito dianzi -un bazar di esercenti stranieri, emporio dove si può trovare anche ciò che non è presente nel vocabolario- e chiedere alla titolare, una mia amica cinese, la cortesia di rispondere al posto mio, spacciarsi per mia segretaria internazionale e, protetta da queste mentite spoglie, dire che il capo è all’estero, per uno show filosofico all’ONU. Domo questa tentazione, non mi va -al netto del mio istintivo tentennamento- di essere altero e scortese, elitario e scorbutico. Quel tizio, è vero, scoccia, ma io mi domando -retoricamente- e dico, divo di bonomia: esiste qualcuno che possa dire di non aver mai tediato un’altra persona? No, of course! Perdindirindina e perbacco, evitiamo di salire, con un acrobatico salto felino, su un piedistallo con vista sul Golfo del narcisismo. Sposiamo tolleranza, fabbrichiamo, con il know-how dello scafato alfiere d’una democrazia universale, un vero rispetto degli altri.
   Morale sintetica della simpatica favoletta: rispondo, e lui, dopo l’avvento di convenevoli di rito, ne approfitta. Aridaje! Comizio numero due, idem -quanto a rabbiosa costernazione- rispetto al primo. Lui parla, e le mie orecchie pagano dazio alla virtù di un ascolto generoso. Come valuto quello che mi ha detto? No comment. Peccato non aver registrato la call, ché adesso, se inserissi nella Rete la traccia acustica, forse l’audience arriverebbe alla cifra di 9 follower -chi si accontenta gode, quantunque senza orga…nizzazione mentale della gioia di serie B-.
   Riassumo comunque, in un abrégé a uso e consumo di chi ami mentalità assai alternative, il sugo delle esternazioni. È un errore sesquipedale -ho iniziato a compendiare la caustica visione del mondo by Ugo- il vizio di citare le prostitute per insultare qualcuno. Quel figlio d’una m… -riferito evidentemente a un soggetto di sesso M-, quella è una sgualdrina -sesso F-, pezzo di merda figlio di p… -di nuovo M-, e altre filippiche del genere. Secondo Ugo questo andazzo è sintomatico di una sprezzante e ignorante forma di razzismo, denota una discarica di pregiudizi, non sta, a livello logico, né in cielo -Aeronautica del buon senso-, né in terra -Esercito della razionalità- e neppure in un pelago -Marina del sale nella zucca-.
   Bisogna certo fare una premessa, preambolo assolutamente necessario affinché tutto questo discorso non sia espulso dall’arbitro un secondo dopo aver fischiato il calcio d’inizio: lui difende una meretrice a condizione ch’ella, nell’esercizio del mestiere più antico del mondo, sia libera, padrona di sé, aliena da ogni condizionamento. Se sia lei l’autrice, al mille per cento, della decisione di prostituirsi, se questo do ut des le vada bene, allora costei non merita di essere reputata moralmente peggiore dell’essere umano con cui il signor Preci… -mi fermo qui, lo cito con questa abbreviazione, nickname più che buono-  ce l’ha, XY  -il nome di fantasia è d’obbligo-.
   Ugo è un professionista, molto bravo nel suo campo, anche se la fama del Presidente degli Stati Uniti, e pure quella di una cantante che viene reputata un genio dopo un balletto virale, resta migliore della sua. Nel suo piccolo non si può lamentare. Talentuoso, è autore di egregi risultati nonostante l’assenza di entrature nel Palazzo -e al giorno d’oggi chi attinge un traguardo senza la droga d’una spintarella, da parte d’uno sponsor filibustiere, mette a segno un exploit che vale tre volte, anzi trenta-. E poi è, oltre che bravo e in gamba, molto generoso con gli altri. Se può fare qualcosa non si tira indietro. Può fare 2? Lui tenta di fare almeno 3, mentre siamo circondati da stronzi, a piede libero -un piede puzzolentissimo, puah!, che schifo!, peggio d’una fogna-, che possono fare 200.000 e non fanno neanche 1. Bene bravo bis!, dunque, evviva Ugo e chiunque gli somigli. Vado al durissimo dunque. Ugo, nel suo lavoro, ha aiutato moltissimo una persona -evito di precisare quale sia il sesso di questa polarità beneficiaria, ché non importa-. Egli ha le prove per dimostrare che ciò che ha fatto per questo soggetto gli è stato di grande aiuto. Questa persona, ingrata e ignorante dall’estremo nord all’estremo sud della sua soggettività, quando, in un discorso pubblico legato al suo mestiere, ha voluto citare le menti a cui doveva qualcosa, ha ringraziato cani e porci ma non il povero Ugo. Il quale adesso non riesce a tollerare che nell’immaginario collettivo una prostituta sia reputata una negatività per antonomasia e quell’anima ingrata passi in società per professionista di talento.
   Secondo lui la prima, rispetto alla seconda, è un modello di virtù, e al diavolo!  le stronzate di benpensanti, condite con razzismo e pregiudizi cretini. Un Giovanni  -ovviamente un nome a caso-  è una persona davvero schifosa, che, altro che lucciole, veramente fa del male al prossimo? È opportuno che si cominci a insultare qualcuno dicendo “‘sto gran figlio di Giovanni”.

Walter Galasso