SAN BRENCAT,  BOOM BANCOMAT,  ROBB DE MATT!   [DA CRONACA A RACCONTO;  Comune:  SAN PANCRAZIO, PALAZZOLO SULL’OGLIO  (BRESCIA);  1  giornale italiano  (QUIBRESCIA);  1  VIDEO]

SAN BRENCAT,  BOOM BANCOMAT,  ROBB DE MATT!   [DA CRONACA A RACCONTO;  Comune:  SAN PANCRAZIO, PALAZZOLO SULL’OGLIO  (BRESCIA);  1  giornale italiano  (QUIBRESCIA);  1  VIDEO]

SAN BRENCAT,  BOOM BANCOMAT,  ROBB DE MATT!   [DA CRONACA A RACCONTO;  Comune:  SAN PANCRAZIO, PALAZZOLO SULL’OGLIO  (BRESCIA);  1  giornale italiano  (QUIBRESCIA);  1  VIDEO]

*

*

Città di Palazzolo sull’Oglio added a cover video – Facebook – Città di Palazzolo sull’Oglio

*

LINK DI 

romacampodeifiori.academy –  EDIZIONE MILANO

https://pin.it/7DyTl2AZP

*

*

DI WALTER GALASSO

Avatar wp_16251317


   Il signor Gino Muletto, pensionato dopo decenni di dignitoso lavoro nelle Ferrovie del Bel Paese, passeggia mentre assaggia un delizioso gelato, gusto fragola e pistacchio. Mangia e lecca lentamente il ghiotto cono, assai gradito al suo goloso e sensibile palato, e mentre commette questo piccolo peccato di gola, senza temere che ne derivi un aumento del suo peso sulla bilancia, si guarda intorno, alla curiosa ricerca di qualcuno o qualcosa in grado di eccitare il suo apparato sensoriale.
   Storce il naso constatando che il nuovo primo cittadino di questo Comune, un pasdaran di un partito che lui reputa da quattro soldi, sta mettendo a soqquadro l’ordine urbanistico vigente per porre in essere una strampalata riforma strutturale delle piste ciclabili. Comincia a elaborare, come interiori postille a ciò che i suoi occhi purtroppo vedono, dei pensieri al vetriolo, conditi con un pepato trio di parolacce che mai direbbe ad alta voce chiacchierando con un destinatario diverso da se stesso.
   Detesta con quasi tutte le sue forze l’amministratore, lo vede come un minchione rampante, usurpatore di quell’apicale ruolo, messo sul trono di questo territorio dal suo pigmalione, un mandarino che secondo Gino da queste parti fa il bello e il cattivo e l’intermedio tempo. Non gli perdona il suo privilegio di fottuto raccomandato, la sua patologica mania di protagonismo, il fatto che, ufficialmente fedelissimo alla sua mogliettina, dietro la facciata faccia l’amore con un’amante niente male, una pin-up-girl da urlo -questo adulterio è un pruriginoso segreto di Pulcinella-, e pure, last but not least, il suo prosperoso agio economico, dovuto alla sfavillante ricchezza della sua famiglia. Questo politico, ‘el sciur dutur’ Ferruccio Piscitello, secondo il greve e polemico signor Muletto è un sarchiapone che anela, con malcelata volontà di potenza, a mettersi in mostra a tutti i costi. Invece di pensare a promuovere il bene pubblico si lambicca il cervello per trovare il modo più efficace per far parlare di sé, ché egli sta male se si limiti a fare il suo dovere senza aprire ruote pavonesche grandi quanto la sua stupidaggine. In queste settimane, con ‘sta cretina ossessione di una nuova rete di piste ciclabili, albeggiata nel suo cervello al solo scopo di sentirsi un capo che innova il suolo da lui amministrato, sta esulando dal seminato, sta passando la guadagnata: sta rompendo i coglioni.
   Il gustosissimo ice-cream è finito, l’ingordo consumatore si lecca idealmente i baffi e, in sequenza mixata, la dissolvenza del suo spuntino sfocia nell’estrazione, da una tasca del suo giaccone, di un pacchetto di Marlboro. Ne estrae una sigaretta e la inizia a fumare, permettendosi questo omaggio al tabacco -che secondo un noto proverbio può ridurlo in cenere, ma lui ne dissente senza tentennamenti- nella misura in cui adesso è lontano da sua moglie, la signora Michela, una virago che gli vieta tassativamente, quando sono insieme, questo vizio.
   Aspira, con movenze che sembrano parti di un rito, e pensa, per esempio a un fatto di cronaca: un commando di bandoleri ha sequestrato un’inerme coppia di fornai, immobilizzandoli in un bosco, per fregarne il fior fiore della roba nel loro appartamento, una razzia che ha fatto tabula rasa di quella casa. ‘Dove andremo a finire di questo passo?’, si chiede, con una domanda decisamente inferiore al non plus ultra dell’originalità, e maledice uno stile legislativo e governativo ch’egli reputa un disdicevole laissez faire. Contro i masnadieri ci vorrebbe il pugno di ferro, perbacco!, e invece, ammesso e non concesso che i criminali vengano sempre catturati e trasformati in imputati nelle aule della Giustizia, spesso si buscano solo una mite pena, e manco la scontano tutta: un detenuto spesso è rimesso in libertà molto prima del ‘The End’ della condanna, per la cosiddetta buona condotta. ‘Buona condotta… Ma va là! Una stronzata che può significare soltanto che un secondino ha fatto uno starnuto, etci!, e un carcerato gli ha detto “Salute!”, e così l’indomani arriva il direttore in persona e gli dice che, essendo ormai diventato uno stinco di santo, può andarsene, è libero. Ah, povera patria!’: Gino va a ruota libera nella sua qualunquistica meditazione, ci prova gusto, non se ne priva perché in essa si sente un ex lavoratore ancora impegnato, un cittadino con gli occhi aperti.
   E tali sono, i suoi occhi sfottuti da certi amici perché vagamente a mandorla, soprattutto quando, seguitando ad alternare aspirazioni, di nicotina, e riflessioni sull’universo mondo, capta, dietro una finestra di un ufficio a un piano rialzato, un’avvenente segretaria, intenta a palpeggiare la tastiera QWERTY di un computer con le sue favolose dita. Il viandante stoppa la sua interiore concione pro giro di vite contro la mala e inizia, con tutta la discrezione di cui la sua falsità sia capace, a spiare la sexy venere, con uno sguardo da satiro. La donna se ne accorge e, alzandosi di scatto dalla sua sedia ergonomica, si avvicina alla window, con una mutria che la dice lunga sulla scocciatura che sta provando, e chiude tutta la tenda, così velocemente da correre il rischio di arrecarle un danno. Il fan, urtato e umiliato da questa reazione, decide su due piedi di non essere più innamorato di quella meravigliosa strega, ‘brutta stronza, ma tu vedi che cosa mi doveva capitare’.
   Il suo orgoglio prova conati di vomito, l’uomo attraversa una strada in preda a una stizza che, in una scala di valori da 1 a 10, nuoce 7 al suo sistema nervoso. Il suo cervello abbisogna -per smaltire meglio il colpo, peggio di un uppercut, e metabolizzare come si deve uno sgarro ch’egli interpreta come un tizzone d’assurdo- di punire ancora, con un’appendice di ingiurie, quella pornostar travestita da donna in carriera. ‘Fa la santarellina, addirittura mi chiude la tenda in faccia, ma io sono pronto a giurare che, con chi dice lei, quella è una mig…’. Fortunatamente, proprio mentre egli sta per pensare integralmente uno scurrile sinonimo di ‘etera’, arriva la telefonata di Michela, la quale gli ordina tassativamente di rientrare a San Brencat, alias San Pancrazio, frazione di Palazzolo sull’Oglio, il Comune dove ora si trova, perché è arrivata una parente e lo vuole salutare.
   Il marito obbedisce, suo malgrado: è venuto a Palazzolo per una botta di vivacità, in quella frazione, dove abita da circa vent’anni, si stava annoiando, ma quando Lei esprime un desiderio lui lo asseconda come si deve ottemperare a un ukase, ergo con la santa pazienza ritorna all’ovile.
   Assolto il dovere d’intrattenere l’ospite, Maddalena, una cugina -della consorte- più racchia d’una brutta faina, Gino cena, a tratti fa scena muta, psicologicamente esausto dopo aver simulato affabilità con Madda, e poi, mentre la moglie sparecchia e lava i piatti, lui vede un talk show, con lo stesso atteggiamento di un umarell davanti a un cantiere.
   Solita solfa, il signor Muletto va a coricarsi con uno stress al contrario, affetto da un gap di mondanità. “Ah, che peccato non abitare a New York!”: questo sembra voler significare un suo sospiro mentre egli estrae i piedi dalle pantofole per entrare nel letto.
   Forse il Fato percepisce questo sospiro e gli fa un regalo. Dopo un’ora circa, lui ancora sveglio -soffre d’insonnia-, un commando di malviventi fa saltare, con esplosivo, il Bancomat della Bper. Gino, più eccitato che preoccupato, si alza, corre verso la finestra, vede il patatrac nel distributore ed esclama “Robb de matt!”. Mente, non sapendo di mentire. Sotto sotto, infatti, prova più un segreto e inconfessabile piacere che una sorpresa teoretica e un’indignazione etica. Subito chiama il 112. Due piccioni con una fava: un pizzico di casino nel paesino e la soddisfazione, in un essere umano non protagonista in società, di sentirsi un po’ importante.

Walter Galasso