ANNA E CARLO, COETANEO E… PUSHER   [Bozzetto  12]

DI WALTER GALASSO

Avatar wp_16251317


   Sotto la pensilina d’una fermata di mezzi pubblici, in una square antistante una stazione ferroviaria, due piccioncini, un guaglione di anni 21 e una coetanea, battezzati rispettivamente Carlo e Anna, si scambiano effusioni. Si sono messi insieme la scorsa settimana, dopo un coup de foudre scoccato in un centro commerciale in outskirts -lei ha scritto sul suo diario che per questo torrido incontro ringrazierà quel birichino di Cupido almeno tremila volte nei prossimi cinquecento anni- e dal loro primo kiss, sotto un baobab nei paraggi di un circo equestre, sono inseparabili.
   Lei è reduce da una storia con un adulto di anni 34, Mario. Lo ha mollato -pur quell’uomo, bravissima persona, avendola sempre trattata con i guanti-, per la differenza d’età. All’inizio Anna se n’è fregata, ma amiche e parenti -tranne la nubile zia Lucilla, che ha sempre reputato quel fidanzato un partner d’oro- le hanno così tanto lavato il cervello -mettiti con uno più giovane, non considerare le storie in cui un miliardario sta con una tipa di 30, 40, 45 anni più giovane, nel jet-set tira un’altra aria- che alla fine ha capitolato. Carlo, invece, è della sua classe, i due fidanzati sono nati nello stesso anno, e questo spinge tutta la sua comitiva a benedire ‘sta storia tanto tanto saggia. E poi Carlo Il Coetaneo I è pure, nel loro ménage, la polarità meno forte, diciamo pure che è dolcemente, romanticamente succube della sua egemonica dulcinea, mentre nella liaison con Mario, pur lui essendo un tipo ammodo e tranquillo, diciamo pure un gentiluomo, gli anni in più lo rendevano un compagno come minimo alla pari.
   Ieri l’altro Anna e Carletto hanno deciso nientepopodimeno che di sposarsi entro quest’anno, e zia Lucilla, che vuole sempre darle suggerimenti come una Ninfa Egeria, quando ha udito questo progetto -casuale testimone, era andata a casa del fratello per dargli un regalo senza un motivo ufficiale- lì per lì non ha detto niente, pur nutrendo qualche perplessità in merito a quelle parole. Quel giovanotto, nemmeno lei sa perché, non le piace. Le è però sembrato un atto d’ingerenza fuori luogo sindacarne l’opportunità, a fortiori davanti al ragazzo, per lei un perfetto estraneo. Quando Carlo -un pischello che in pubblico tende a fare il duro, ad atteggiarsi a mandrake- s’è congedato e se n’è andato -scendendo le scale precipitevolissimevolmente, per far vedere alla sua bella che lui è un atleta super-, la saggia Luci, come viene spesso chiamata confidenzialmente, ha preso sottobraccio l’innamorata nipote, in brodo di giuggiole h24 per questa sua relazione, e ha tentato di farle capire, con tutto il tatto del mondo, che nelle questioni di cuore, ma anche in tante altre dimensioni della prassi, è meglio procedere con cautela, non galoppare in un avventato ottimismo. Mai l’avesse fatto! La parente se l’è presa, l’ha accusata, con volgarità scria scria, di non farsi i cazzi suoi, le ha imputato un’intollerabile intrusione nella sua vita privata, e poi, all’acme, alquanto virulento, della sua permalosa e isterica collera, l’ha mandata a ramengo, uscendo di casa in modo violento, sbattendo la porta.
   Un incidente diplomatico che nella povera consigliera, assai turbata da quell’acrimoniosa reazione, ha iniettato un maelstrom di negative emozioni -in un lieu d’aisances, poco dopo, ha addirittura versato qualche lacrima, in uno stato d’animo che ha ospitato rammarico come un hotel accoglie un turista-, mentre, al contrario, nell’altra protagonista, la squinzia che non vede l’ora di convolare a solenni imenei con il suo boyfriend, ha insufflato un rafforzamento del suo legame amoroso. Psicologicamente, infatti, ella ha interpretato il suo permanere nell’idea di sposarlo anche come una questione di principio, come un modo di dimostrare al mondo, se ancora ce ne fosse bisogno, che quando il suo cervello prende una decisione nessuno e niente può indurla a farne apostasia, per così dire, nemmeno il Presidente della Repubblica, men che meno, dunque, una deficiente doc qual è quella pallosa zitella.
   Pure poco fa, fra una pomiciata e una carezza con il suo campione, gli ha voluto parlare, per la prima volta, di quel litigio e gli ha confessato che, dopo aver sentito la cretina eruttare quelle stronzate dal profondo, non solo non le ha dato retta, inviandole un bel ‘vaffa’, ma ha cominciato a provare ancor di più il desiderio di coronare il suo sogno numero uno: “sposarti”. Ella vuole costruire una famiglia con il suo mito, idolo, un fusto performante, e promettergli un’assoluta fedeltà per l’eternità. Wow! Che megagalattica infatuazione! Un’attrazione, sia erotica e sessuale che poetica e sentimentale, evidente come la luce del Sole.
   Se ne accorge, mentre loro si baciano con effervescente passione, pure un paria, Giulio Nattalino, che s’è seduto davanti all’ingresso dello scalo. ‘Sto vagabondo, un reietto senza fissa dimora, è un pezzente allo sbando. Vestito come un punkabbestia, ma senza avere un amico cane con sé, costui versa in un drammatico disagio economico, chiedendo ogni tanto l’elemosina. La carenza di conquibus nel suo portafogli, però, da certi punti di vista gli arreca un guidalesco minore rispetto alla sofferenza ch’egli patisce per la mancanza d’una compagna al suo fianco. Il fatto di essere single lo getta nello sconforto. Vorrebbe tanto flirtare con un’anima gemella, passeggiare con lei mano nella mano, idolatrarla e osannarla come la sua regina, fare con lei l’amore almeno un poker di volte al giorno. E invece nisba. ‘Sto fallito da anni non riesce a conquistare nessuna demoiselle. Anche l’unica dipendente del tabaccaio Lino -famosissimo in questo quartiere, essendo un capo ultrà della squadra locale di football-, Maddalena, definita da un maleducato “una racchia di prima categoria”, soprannominata ‘scorfano in gonnella’ da alcuni teddy boys a corto di buona creanza politicamente corretta, gli ha rifilato un due di picche, dopo che il porello s’era permesso di farle una dichiarazione: è quanto dire.
   Il tapino Giulio è mestamente umiliato da questa sua frustrante solitudine, vissuta dal suo Io, già congenitamente fragile, come una waterloo della propria reputazione. La sua autostima è sotto la suola dei suoi stivali, la soggettività versa in una dolente alienazione. E ancor più nociva, per il suo umore nella merda, è la strana malinconia ch’egli prova nell’essere un desolato scapolo. Ormai, non ci vuole un genio all’altezza di Freud per capirlo, questo italiano è affetto da una notevole depressione, la sua tonalità emotiva è costantemente cupa, e gli sembra che nulla, purtroppo, lasci presagire, nel suo immediato futuro, una rosea svolta.
   Alberga nel suo animo un mix di spleen e rabbia, ‘sigh’ e ‘grrr’ nel contempo. Di questo passo, dagli oggi e dagli domani, costui rischia seriamente di essere rinchiuso in un reparto di neurologia, affidato alle sapienti cure del più gagliardo e preparato psichiatra del Bel Paese. Sul fatto che in lui sia entrato in palese crisi l’ubi consistam non ci piove. Anche adesso, mentre spia i baci che si scambiano quei fidanzati, pare un essere un po’ strambo, non razionale al cento per cento. Perché li fissa in modo ossessivo e morboso, le sue pupille emanano un non so che di spaesato. Prova un’invidia record di quel tipo, lo detesta con tutte le sue forze, odia il successo dei suoi fortunati spermatozoi, avverte una lancinante idiosincrasia per la sua fottuta gioia, nonché per il maledetto piacere che il suo organismo, beato lui, sta provando. Anche perché ‘quella testa di rapa -inizia a pensare in un mumble mumble non privo di una certa qual forma di acre delirio- non mi sembra proprio uno stinco di santo. Quello lì non me la racconta giusta, pare uno stronzo poco affidabile e’: interrompe questo inquieto flusso interiore di coscienza, in cui sospetta di quello sconosciuto senza uno straccio di prova. Ha dianzi notato, con la coda dell’occhio, la vicina presenza di due sbirri, usciti da una pantera della madama. Teme che si stiano avvicinando per chiedergli di mostrargli la carta d’identità, e lui non porta seco nessun documento. È fuori strada e fuori pericolo. Gli agenti, infatti, lo ignorano e vanno da Carlo, facendo scattare le manette ai suoi polsi. Gli animi di zia Lucilla e Giulio, che possono aver dato l’impressione di criticare questo essere umano nei rispettivi panni di zitella rompiscatole e sfigato rosicone, hanno invece, con le loro accuse prive di prove, azzeccato la verità. Carlo Il Coetaneo, simpatico a tutta la cerchia della ragazza perché ha la sua stessa età, è uno spacciatore di droga.

Walter Galasso