‘ROMA – NEW YORK’  IN SELLA ALLA MIA BICICLETTA  “SEMPRE PRO”   [RACCONTO   (1 giornale, “La Voce di New York”;  in copertina la mia “Sempre Pro”]

‘ROMA – NEW YORK’  IN SELLA ALLA MIA BICICLETTA  “SEMPRE PRO”   [RACCONTO   (1 giornale, “La Voce di New York”;  in copertina la mia “Sempre Pro”]

‘ROMA – NEW YORK’  IN SELLA ALLA MIA BICICLETTA  “SEMPRE PRO”   [RACCONTO   (1 giornale, “La Voce di New York”;  in copertina la mia “Sempre Pro”]

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COVER

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DI WALTER GALASSO

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LA MIA BICICLETTA  “SEMPRE PRO”  A ROMA  (PARIOLI)


   Si è mai visto un conto alla rovescia che inizi molte ore prima dello zero? Sì, per esempio quella notte, antecedente il nostro primo incontro. Ero così impaziente di conoscerti, mia cara bicicletta “Sempre Pro”, che non riuscivo a fare la nanna. “Morfeo, non te la prendere, non mettere il muso, la prossima volta recupero e ti dedico un sonno doppio”, gli dissi senza nemmeno uno sbadiglio per sbaglio, sveglio come un grillo al meglio.
   L’indomani avrei dovuto solo fidanzarmi con la mia prima bici da corsa professionale, ma mi sentivo alla vigilia di un matrimonio. Quant’è affascinante la mia fiamma a due ruote! M’è piaciuta in un amore a prima vista, un coup de foudre sportivo ma non solo, perché una bella racing bicycle è un capolavoro anche al di fuori della sua precisa valenza funzionale.
   Sei un simbolo glamour, mon amour -come tutte le tue sorelle e colleghe nel mondo, bene inteso-, una icona, pure green, di fulgido design. Insegni classe trendy e stendi al tappeto -con dolcezza, senza fargli male- ogni velleitario competitor.
   Attualizzo la fase clou del mio amarcord. Arriva il fatidico momento del nostro primo, idilliaco rendez-vous: wow! Nel negozio fai furore pure nella tua apparenza immobile, in una performance statica e indoor. La bottega -uno dei templi romani del pianeta bici- è lontanissima dal posto -Parioli- dove avrai la tua residenza ufficiale, ma, non appena ne sono fuori, portandoti meco con la galanteria che si confà a un romantico ammiratore, non ho dubbi:  viaggerò sulla tua sella, i miei piedi e i tuoi pedali saranno due dinamici connubi sotto il manubrio.
   Scocca l’ora del nostro primo kiss, e qui trionfa una poetica sorpresa. In genere un primo bacio suggella, in modo tanto implicito quanto eccitato, il mettersi insieme, l’alba di un fidanzamento, che è già tanto a livello amoroso. Tu, invece, mi regali tantissimo, perché realizzo subito che siamo già convolati a nozze -e non ne dubito nemmeno per un istante, come un re di ali che volino nella fantasia-.
   Non potrò mai dimenticare quel che sto provando, in estasi mentre inizio a cavalcarti. In questo preciso momento, nei primi metri della nostra corsa, sento al mille per cento  (nel mio asse cuore-mente)  il Valore della leggerezza. Tu, Imperatrice di ‘Carbonio’, sei un miracolo su gomma. Sembri quasi non vera nella tua magica somiglianza, a livello di peso, con una piuma. Già in tale abbrivo, io in brodo di giuggiole, mi insegni che talvolta la migliore e maggiore forza si ottiene per sottrazione, non per addizione, come quando un Autore affina un’opera sfrondandola di grandeur e arricchendola di leggiadra sintesi.
   Sono emozionato più di un astronauta sulla luna, perché, al netto del dovuto rispetto per il selenico satellite, siamo nell’adorata Roma, meraviglioso fiore all’occhiello di tutta la Via Lattea. Sfrecciare nella sua bellezza, in mezzo a infiniti Capolavori d’ogni genere, a bordo della tua leggerezza è un’esperienza sublime.
   Mi sento il pilota d’una prestazione da favola, ma il merito è tuo, mica mio. Io certe volte mi atteggio a campione, e non lo sono. Tu, invece, sei, eccome!, una campionessa, e fai finta, nella tua signorile semplicità, di non esserlo, e non mi fai mai pesare l’onore che mi dai nell’essere una dolce compagna dei miei sentimenti. Non mi dici “potrei avere una relazione con Tadey Pogačar”, mi regali una nobile bugia, sorridendomi come se io sia il tuo compagno ideale. Abita, in questa situazione, anche un senso del vero sentimento erotico fra persone, come un dove del concetto ‘love’:  spesso c’è un vero, grande amore quando una delle due polarità scelga la sua dolce metà pur potendo aspirare a un partner con maggiore bellezza. Poesia non fa rima con Forza, e l’amore si nutre di Parnaso e dintorni, altrimenti è…
   Torniamo a noi. Noi in questo indimenticabile viaggio nell’Urbe. I raggi del Sole, in un week-end che profuma di pacifica rivoluzione nei miei usi e costumi, mi arrivano come saggi ambasciatori di una gialla fonte di euforia. Sprizzo letizia non solo da tutti i pori, ma anche dagli occhi, pupille & stupore, estatici sguardi nel tourbillon di pulsioni. Sulla mia pelle, ebbene sì, l’aria non è più soltanto una, in uno straordinario salto, pieno di aulente e puro ossigeno, dal singolare al plurale. Sei così veloce che, nel vedere, mentre pedalo, il passaggio del paesaggio intorno, in un flashback mi ricordo di analoghe percezioni che ho avute sulla mia grande Vespa. Esagero? Posso pure togliere il segno d’interpunzione che somiglia a una falce senza martello: esagero, ma mi assolvo da questo peccato, perché è solo un segno di lirica gioia, meritevole d’essere celebrata in un tomo zeppo di terzine dantesche, non certo un sintomo di vanteria. Sei tu la protagonista di questo voyage, stupenda fuoriclasse che nel modernissimo cambio ha pure la sexy marcia in più chiamata ‘venustà’:  io sono il gregario, l’appassionato aficionado della tua futuristica grazia.
   Mentre l’Eterna Roma mi abbraccia e coccola come sempre, e io come sempre penso nella mente e sento nel cuore che essere dentro il suo splendore è un Onore e un Piacere che mi fanno impazzire di gioia, alterno, nel mio guidarti, piste ciclabili -dove somigli a un cavallo che trionfi in un ippodromo- e pedalate in un traffico che sembra il caotico, vivacissimo fratello di un maelstrom. Gincana  -o gimcana o gimkana o  gymkhana: uff!-  per evitare cocci aguzzi di bottiglia  -non su una muraglia ma sull’asfalto della carreggiata-  e un paio di piccoli crateri, e pure un incipiente andamento a zig-zag per non schiacciare la caratteristica conchiglia elicoidale d’una chiocciola senza e-mail. Saluto pure, fermo davanti al rosso d’un semaforo che funziona, persone sconosciute, Stimmung o.k., ho voglia di cantare. Intorno gente di tutte le etnie, arricchimenti culturali allo stato puro, un melting pot che dal punto di vista di un uomo in bicicletta è percepito a una velocità non così elevata da non offrire ogni suo dettaglio e non così lenta da non apparire in un suo panorama.
   Attraverso il vento come un esploratore scopra l’Altrove, le falcate della bici sono dono, motori senza brum brum e roarr!, verdi fattori di propulsione ecologica. In questa avventura, che è un allegorico viaggio di nozze con te, o mia “Sempre Pro”, assaporo la brama di stancarmi, ogni tanto mi concedo qualche tentativo di fare colpo su una venere, cercando di somigliare, nelle mie movenze, a un mandrake al Tour de France. È una fioritura di gustosa gagliardia l’orgoglio di possedere questo artistico veicolo, di suscitare invidia in suoi ammiratori e di non provarla se io veda un sardanapalo su una Combat Motors Wraith: bolide caruccio, per carità, non c’è che dire, ma è grande due volte, mentre il mio non inquinante destriero come minimo cinque.
   O cara bicicletta, perfetta, velocissima ma non come una nevrotica fretta, mai negletta, super e sprint anche quando sei ferma e ti fai ammirare dai miei occhi affettuosi:  ricordo con commozione quella prima puntata del nostro rapporto. Solo Roma conosce fino in fondo tutte le avventure che insieme abbiamo vissute da allora. Tante, ma, ad maiora, sono solo l’inizio.
   Adesso, a proposito della virtù d’alzare sempre l’asticella, devo chiederti un favore. Ho preso le mosse, in questo scritto, da un articolo di un giornale, “La Voce di New York”, meravigliosa metropoli, città a cui invio tanto affetto anche perché le è legato il mio primo romanzo -i fogli su cui l’ho stampato forse pesano, nel loro insieme, più di te-. Quando constato la presenza nella Big Apple di utenti del mio sito, “romacampodeifiori.academy”, ne sono profondamente onorato. Voglio andare a salutare quella City, e ti chiedo la cortesia di accompagnarmi. Sì, anelo a percorrere la distanza da Roma a New York suonando i tuoi pedali. Si mormora che le più belle biciclette da corsa, e tu ne fai parte, siano così leggere e speciali da poter correre sull’oceano, ogni pneumatico restando magicamente sul pelo dell’acqua.
   Anche il tuo nome è stupendo, “Sempre Pro”, un poetico inno all’ottimismo. Con te pure l’utopia Numero Uno diventa un fattibile gioco da ragazzi. Certo, impiegherò molti giorni, ma lo sport fa sempre bene, a maggior ragione quando non inquina il pianeta. Sarà una traversata wonderful. Vivremo una seconda luna di miele. Quando partiamo?

UN’ALTRA BICICLETTA  “SEMPRE PRO”  A NEW YORK

Walter Galasso