CENTOMILA ME:  TRA  ‘L’ESSERE PER ME’  E  ‘L’ESSERE PER GLI  ALTRI’   [ARTICOLO TIKTOK  (COMMENTO AL POST  “una volta Pirandello scrisse:”,  DI  ‘Gaia Boffa’,  UTENTE TIKTOK]

CENTOMILA ME:  TRA  ‘L’ESSERE PER ME’  E  ‘L’ESSERE PER GLI  ALTRI’   [ARTICOLO TIKTOK  (COMMENTO AL POST  “una volta Pirandello scrisse:”,  DI  ‘Gaia Boffa’,  UTENTE TIKTOK]

CENTOMILA ME:  TRA  ‘L’ESSERE PER ME’  E  ‘L’ESSERE PER GLI  ALTRI’   [ARTICOLO TIKTOK  (COMMENTO AL POST  “una volta Pirandello scrisse:”,  DI  ‘Gaia Boffa’,  UTENTE TIKTOK]

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DI WALTER GALASSO

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   Lo sguardo altrui arriva precipitevolissimevolmente, alla velocità della luce, si posa su me stesso e tout court mette al mondo un’altra mia identità. Un creativo bis, che talvolta, per non dire spesso, non è in sintonia con l’idea ch’io ho di me, la contraddice, comunque ne diverge. E fiorisce un mio alter ego, che può somigliarmi, ma difficilmente come una goccia d’acqua a un’altra. Gli sguardi degli altri sono come umane calcolatrici che moltiplicano il soggetto a cui sono indirizzati, lo interpretano, in una sorta di magia ermeneutica, a modo loro, dal loro diverso e peregrino e originalissimo punto di vista.
   Implode, in questo gioco di specchi, un grande, ingenuo equivoco che, nato nella notte dei tempi, man mano che la filosofia e la letteratura hanno iniettato carburante nel Progresso ha gradatamente perso la granitica compattezza delle remote origini: quel che io penso di essere non è vangelo, verità assiomatica e a prova di confutazione. Un bel giorno arriva Pirandello, con “Uno, nessuno e centomila”, e perfeziona questo processo, che ha qualcosa in comune con l’agnizione nella tecnica narrativa, nel senso che il modo in cui un essere umano è visto dall’esterno è un disvelamento, alquanto traumatico, d’una bella porzione della sua identità, di un significato restato nell’ombra fino a quel momento.
   Ovviamente c’è modo e modo di reagire a questa soggettivistica e relativistica alterazione della propria soggettività nel suo ‘essere-per-altri’. Un figuro allergico allo scetticismo costruttivo, ammorbato da un’autostima monstre, può ribellarsi. Mister X, da sempre convinto di essere un tipo simpatico, quando arriva Y e gli dice “sei insopportabile, datti una regolata”  liquida il detrattore come un pirla che nulla capisce, che parla a vanvera e sparlando offende al solo fine di gettare fango. X commette un grave errore, che diventa addirittura sesquipedale se, a parte l’ipotesi di sentirsi un santo ed essere visto da fuori come un satanasso, egli non capisce che le altre persone comunque lo percepiscono in modo differente da come lui si vede nella sua autocoscienza senza porte e senza finestre. Y può anche volergli un gran bene, avere stima di lui, ma poco importa: comunque la sua mente dissente da quella di X nel farsi un’idea della sua personalità.
   Come comprende facilmente ogni persona dotata d’un minimo sindacale di buon senso, questo ‘décalage’ non è uno sgarro, anzi… È un’amplificazione nutriente, un’evoluzione e un allargamento della latitudine dell’Io, che non deve essere sotto choc, o arrabbiarsi con virulento egocentrismo, o rompere ogni rapporto diplomatico -reo di scorbutica maleducazione- con chi lo giudichi in un modo che non gli talenta. Deve solo mettere il punto interrogativo usato da Luigi Pirandello, e visibile nel Post TikTok in oggetto: un punto che può pesare tonnellate o essere leggero come una piuma, dipende dal grado di elastica maturità di ognuno.
   L’arte racchiusa nell’esortazione “Conosci te stesso”, e la sua teoretica relazione con gli sguardi altrui, sono difficili o facili a seconda di quanto alberghi in un soggetto l’umile e socratica capacità di sapere di non sapere. Gli altri non possono che arricchire l’autocoscienza di un singolo, il quale, al netto della sua inquietudine nel realizzare che può esserci iato fra ‘l’essere per me’ e ‘l’essere per gli altri’, per dirla con il grande Pirandello, in questa rivoluzionaria e fertile consapevolezza ha da essere lieto, non drammaticamente stravolto nelle sue convinzioni.
   Si sentirà tutto sommato benone se, nel chiedersi “Chi sono io?”, sospenderà il giudizio nella serena certezza che così la sua autocoscienza può migliorare, rispettando doverosamente l’intelligenza degli altri.

Walter Galasso