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COVER
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DI GABRIELE BOCCIA
Ho perso un autobus che potevo fermare,
ottuso da comodi paraocchi,
eppure ora non so tornare a casa.
Aspetto solo, mentre sento il rombare
del precedente mezzo penso:
forse ne passerà un altro.
Paura e pigrizia fanno gli occhi ciechi.
Mi chiedo dove sarei arrivato su
quel cotral: era quella la mia corsa?
Il Sole ruota attorno a me, le ombre
crescono, ma ancora non mi sposto.
Nella notte i fanali mi abbagliano, ma
non fermo nessun bus, tutti ignoti,
spaventato da tutte le destinazioni.
Che strada se non so dove sono?
Un senso di casa, una stabilità
che non riesco a ritrovare, forse
non c’è mai stata. Mi offre un
passaggio qualcuno, alcuni
autisti si fermano però non
salgo. Tremo, resto in fermata.
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Penso si possa considerare come una versione più approfondita, e meglio scritta, de “Il timer” anche se questa poesia è apparsa molto prima nella raccolta. Noto in realtà che è un fatto comune nei libri di poesia volgersi sempre agli stessi temi, senza mai centrare il bersaglio: mancherà un millimetro, micrometro, un ångström a separarci da quello che volevamo dire. La poesia è il cercare di raggiungere qualcosa senza spesso riuscirci, cercare una voce per comunicare, ma sentirla inadatta dopo ogni canto e cambiarla subito.
Il sentimento di inadeguatezza, di mediocrità e di inferiorità mi muoveva negli ultimi mesi scolastici. Mi sentivo un nulla, ma sapevo che potevo fare molto di più, dovevo semplicemente correre, prendere ogni occasione possibile e non stancarmi mai; purtroppo quest’ultimo punto in particolare non è realizzabile e l’ho capito a mie spese. Sentivo come un costante affanno dentro, come se qualcosa mi rincorresse, ma ero io a perseguitarmi col desiderio di primeggiare in qualsiasi cosa, di dimostrare di cosa ero capace. Angelica mi ha aiutato molto in questo da quando l’ho conosciuta: fu la prima a dirmi apertamente che in questo costante tentativo di mettermi in gioco, avevo perso la rotta e non sapevo più chi fossi.
Oggi senza di lei non avrei tutta questa serenità. Sento ancora una certa “fretta” in me nello sfruttare tutto il mio potenziale, ma lo voglio fare per me stesso, non per soddisfare gli altri, perché ho imparato a conoscere (per ora) i miei limiti e fin dove posso spingermi, voglio dare il massimo in quello che amo.
Gabriele Boccia
Ciò che non pote’ alcuno riuscì ad Angelica
Già prof, ho trovato una persona splendida
sei speciale e farai grandi cose, ti amo❤️❤️
Sei speciale e farai grandi cose… Ti amo❤️