‘SPIN-OFF’ DEL PRIMO OTTIMISMO:  IL VICEPRESIDENTE È SULLE SPINE   [Writers e Tarantasio – 5;  RACCONTO  (FAVOLA);  Comuni:  MILANO,  LODI,  BERGAMO,  CREMONA]

‘SPIN-OFF’ DEL PRIMO OTTIMISMO:  IL VICEPRESIDENTE È SULLE SPINE   [Writers e Tarantasio – 5;  RACCONTO  (FAVOLA);  Comuni:  MILANO,  LODI,  BERGAMO,  CREMONA]

‘SPIN-OFF’ DEL PRIMO OTTIMISMO:  IL VICEPRESIDENTE È SULLE SPINE   [Writers e Tarantasio – 5;  RACCONTO  (FAVOLA);  Comuni:  MILANO,  LODI,  BERGAMO,  CREMONA]

DI WALTER GALASSO

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   Il dottor Obiettivo è raffinato e salomonico, imparziale e saggiamente illuminato nell’esercizio delle sue importanti funzioni, sempre lungi da finzioni di comodo, balle demagogiche, promesse da marinaio-ammiraglio, che finiscano, con l’emersione della mendacia, nell’emergenza di drammatiche bolle di sapone.
   Del resto -per mostrare, oltreché dire, il suo valore-, egli è un tizio che si emoziona davanti al “Cinghiale di Sulawesi”: questa sensibilità la dice lunga sullo spessore artistico della sua anima, fortunatamente non alterata, nel corso del tempo, dal potenziamento della sua carriera. Egli interpreta la sua poltrona come uno strumento per aiutare la comunità di cui è degno amministratore. Meno male che, nelle reviviscenza e recrudescenza del ‘problema Tarantasio’, siano nelle sue mani le redini regionali delle urgenti decisioni da prendere per fronteggiare il mostro.
   Ipse dixit:  se lui ha suggerito di chiedere aiuto ai writers, sulla base di un input partito da un esperto, il popolo può essere certo che questo sia il migliore fra i metodi possibili, almeno tendenzialmente. È chiaro che nel passaggio dalla teoria alla pratica bisogna aspettare, nel rispetto d’una mentalità empirica, che tutto fili liscio. Alla prova dei fatti qualcosa può andare storto, e lui, un pragmatico con i piedi per terra lombarda, lo sa, tant’è che a un suo amico e collaboratore, in un pourparler in camera caritatis, sta comunicando che ospita, sì, un pensiero positivo in merito alla previsione di come questa vicenda possa evolversi -e mentre comunica questo colore rosa gli sovviene, in un flashback involontario, “Penso positivo”, tormentone di Jovanotti e Saturnino Celani-, ma il suo cuore e la sua mente emanano un ottimismo con caveat, anche perché, a parte i risultati che gli street artists possano attingere se scendano in campo contro Tarantasio, bisogna innanzitutto verificare se essi accettino l’incarico.
   Anzi, a dirla proprio tutta, “innanziinnanzitutto, caro Max, devo riuscire a contattarli”. Il politico sa bene che potrà interagire con loro solo se loro vorranno, se si faranno contattare. Da spiriti liberi possono pure negarsi, anche perché è plausibile, pensa Mirco, che non siano affatto attirati dalla prospettiva di fungere da epici salvatori della patria -in questo caso della Regione-, avendo un temperamento tutt’altro che ambizioso e retorico.
   Giova aggiungere che in questo equilibrato amministratore serpeggia altresì una prudenza dovuta al fatto che, ammesso e non concesso che ottenere la loro disponibilità sia un pro forma, il loro eventuale ‘Sì’ deve essere seguito da una fase nella quale, in mezzo al loro eterogeneo gruppo -un composito arcipelago di tante crews, e pure qualche artista sciolto-, bisogna poi procedere con l’individuazione di tot ‘writers scelti’ -selezionati soprattutto sulla base di quello che essi stessi dicano-, campioni che meglio e più di altri possano assolvere all’incarico. Mirco teme che qualcuno in mezzo a loro segnali, come ideali oppositori del drago, dei compagni che in questo momento, per un motivo o per l’altro, non siano di fatto disponibili. “Rambo, amico mio, esiste solo nella Decima Musa. Lì, lassù, in quella forma di bella e facile fantasia, quell’eroe ha combattuto sempre e comunque, come un marziano immune da qualsiasi nostra debolezza. Ma quaggiù, nella dura realtà, bisogna fare i conti con la possibilità di mille imprevisti. E se -e mentre parla ogni tanto lancia uno sguardo en passant al suo orologio da polso- molti fra i writers più idonei a osteggiare Tarantasio sono in questo momento impossibilitati, poniamo perché a letto con la febbre dell’influenza? Può pure darsi, per fare un diverso esempio, che stasera non siano né a Milano e neppure in un altro punto della Lombardia. Se la buona sorte non ci assiste, i migliori avversari del drago possono essersi fidanzati con ragazze di un’altra Regione e adesso essere fra le loro braccia, a tanti chilometri da qui”.
   L’interlocutore ignora che, pur credendo -ovviamente, data la sua serietà- a ciò che sta dicendo, concetti vagamente affini al pessimismo in cui il protagonista di un noto proverbio mette il carro davanti ai buoi, l’oratore sta parlando così, cioè paventando che non tutto sia rose e fiori nel progetto in corso, anche per il motivo dei suoi sguardi all’orario. Il Vicepresidente, infatti, dopo l’iniziale ottimismo ora sta sulle spine, come uno scrittore che dopo il suo esordio, un best seller, pubblichi un secondo romanzo, spin-off del precedente, e per molti giorni non venda neppure una copia. Il motivo della sua ansia? Presto scritto:  anche se a Max non ha detto niente, egli ha già affidato, un paio di ore fa, a un suo stretto e fidato aiutante, il bravo Amro Lampugnani, il compito di entrare in contatto con dei writers, possibilmente con tanti, “mi raccomando, chiamami non appena hai notizie da darmi”, e ‘sta benedetta telefonata tarda ad arrivare.
   Possibile che il solerte, alacre, scafato signor Lampugnani, che in numerosi casi è stato bravo come un mandrake nel togliergli le castagne dal fuoco, stasera stia facendo cilecca? Tarda, e non è da lui. ‘Eppure lo sa che in questa storia non possiamo prendercela comoda…’, pensa, con un pizzico di mezza delusione e tripla stizza, mentre, la sua bocca tacendo, la sua mano destra si avvicina alla testa, che s’inclina (come se i crucci della sua nebbia pensierosa siano chili che la facciano pendere in avanti), e, il gomito sulla scrivania, il pollice va sul sopracciglio destro, l’indice su quello sinistro e le due dita, quasi istintivamente, tentano di avvicinare i due gruppi di peli.
   Il dottor Obiettivo è inquieto, il pavimento scotta sotto le suole delle sue scarpe, la sua mente, che non riesce a capire almeno un magro perché del silenzio del suo collaboratore, ospita larvata tribolazione nell’orchestra cerebrale delle sue sinapsi. Il tempo, che in genere e ovunque, pure sull’anecumene, è danè, stasera può essere anche un valore ben più importante del denaro: l’incolumità delle persone che risiedono non lontano dal lago Gerundo. Prima si sconfigge quel dinosauro meglio è.
   Suona lo smartphone -la suoneria è un mitico riff, da “Whole Lotta Love”, by Led Zeppelin-, e un braccio di Mirco scatta con la stessa velocità di un micidiale colpo di karate. Nei pensieri alla fonte del gesto un mix di speranza che sia la volta buona ed esigenza di sapere qualcosa, per riempire una molesta ignoranza come un tipo apprensivo turi con un sorriso, falso, un ansiogeno buco dentro una rosea garanzia di serenità. Egli auspica che sia Amro, latore di notizie possibilmente buone, e invece no. Questo glaciale no -due lettere, due trilioni di sfumature- significa comunque l’arrivo di dati importanti.
   È il questore di Milano, e gli comunica, anche a nome dei colleghi di Lodi, Bergamo e Cremona, che lo specchio lacustre è stato discretamente circondato da un lungo cordone di forze dell’ordine. Per il momento dall’acqua non proviene alcun pericolo, comunque la zona, anche se non sotto controllo, è monitorata. In quella parte di Lombardia, pur non adottando un ufficiale coprifuoco, i sindaci hanno già ufficialmente suggerito alla popolazione di non uscire di casa, se non per motivi d’impellente necessità.
   Mirco Obiettivo chiude la call soddisfatto, moderatamente, al trenta per cento del suo stato d’animo. Al settanta è contrariato, perché ancora gli manca un’interfaccia con gli Urban Artists.

Walter Galasso